Emme Rossa |
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* Il primo dopoguerra a Modena e l'anno 1919
Al
termine della prima guerra mondiale (conclusasi il 4 Novembre 1918)
l’Italia e la Provincia
di Modena in particolare si vengono a trovare in una situazione che
definire precaria ci pare eufemistico. 630.00 morti di cui oltre 6.000
modenesi e oltre un milione di feriti
sono il bilancio di quel tremendo conflitto. Oltre ad un debito
per spese belliche di 65 miliardi di lire-oro. L’economia modenese
era a rotoli, migliaia e migliaia di disoccupati, gli ex combattenti
umiliati e avviliti, il rincaro dei prezzi che era arrivato sino a
valori del 625%, chiusura massiccia di laboratori, botteghe
artigianali e piccole industrie avevano creato nell’opinione
pubblica uno stato di frustrazione e di incertezza per il futuro che,
malgrado la guerra vinta, non promettevano nulla di buono. Oltre a
tutto questo vi fù la pesantissima epidemia di influenza chiamata “spagnola” che provocò
numerosissime vittime. La gioia
della vittoria fu un'ebbrezza forte e fugace L'Italia era divisa in
due settori: uno fiducioso, l'altro scettico. Quello fiducioso
comprendeva soprattutto la gioventù e, quindi, l'enorme maggioranza
del Paese. Il terribile sforzo della guerra aveva costretto anche
l'Italia alla mobilitazione totale di tutte le sue risorse, materiali
e morali.. Si era compresa la necessità dell'ottimismo la necessità
di mantenere segrete le notizie deprimenti, di dare di tutti gli
avvenimenti e le interpretazioni più favorevoli. Nacque così la
nozione di "disfattismo".
Finita la guerra, il bolscevismo russo, che voleva
creare a sé uno sbocco nell'Europa occidentale e quindi anche in
Italia, favorì con danaro e con ogni mezzo il sovversivismo nostrano
che, sfruttando le tristi condizioni economiche del periodo del
dopoguerra, tentava in qualche modo di impadronirsi dello Stato. "Basteranno due o tre disfatte militari,
alcune insurrezioni contadine simultanee in due tre province e un
insurrezione aperta nelle città, in tempo di pace, perché il governo
rimanga completamente isolato e abbandonato da tutti. Mille
rivoluzionari decisi a tutto, e la rivoluzione è fatta"(P.N.
Tkacev, Socineija, II, p. 277). II
partito maggioritario a Modena, in quegli anni, era il Partito
Socialista Italiano con le sue due anime, riformista e rivoluzionaria.
Gli esponenti più in vista erano Gregorio Agnini, Alfredo Bertesi di
Carpi, l’avvocato Cesare Marverti, il Segretario della CGIL Enrico
Ferrari, l’avvocato Pio Donati sempre nell’area di sinistra
esistevano altri piccoli partiti quali i socialisti libertari, gli
anarchici, i radicali. Erano
i partiti della classe operaia, degli anticlericali e delle classi più deboli in generale: all’inizio del 1919
venne costituito il Partito Popolare Italiano PPI , i cattolici, che
si erano fondamentalmente astenuti dalle lotte di inizio secolo,
entrano nella lotta politica. A Modena i maggiori esponenti di questa
formazione politica erano : l’avvocato Francesco
Luigi Ferrari, il professore Claudio Nava, l’avvocato
Alessandro Coppi, l’avvocato Giuseppe Casoli, il professore Giovanni
Rizzati e altri, nella maggioranza appartenenti alla classe borghese e
dominante: anche i cattolici presentavano al loro interno due anime, i
progressisti e i conservatori. Al centro dunque i cattolici, a destra
i liberali che non avevano, almeno a Modena un partito ben definito ed
erano raccolti in associazioni, clubs, circoli di vario tipo, ma che
si unirono in vista delle elezioni in una lista chiamata “Unione di
Rinnovamento”. I maggiori rappresentanti di questo raggruppamento
erano a Modena: l’avvocato
Ottorino Nava, il Sindaco Giuseppe Gambigliani Zoccoli, il
giornalista–scrittore Giovanni Borelli, il capitano Mario
Pellegrini, medaglia d’oro della prima guerra mondiale. Sempre
nell’area di destra si trovava l’Associazione Combattenti guidata
dall’avvocato Vittorio Arangio Ruiz. Nel
Marzo 1919, il giorno 23, a Milano Benito Mussolini
fonda i Fasci di Combattimento che in brevissimo tempo
passeranno da un piccolo gruppo a grossa formazione politica. A
proposito della situazione in Italia così scriveva lo storico Attilio
Tamaro: “in
quel momento la fiumana rossa ingrossava, la vita nazionale sembrava
doversi spartire tra le camere del lavoro e le sagrestie e il valore
della vittoria perdersi nelle bestemmie degli uni o nell’ipocrisia
degli altri, Mussolini pensò di fondare un organizzazione che si
opponesse a tanto sconquasso. Era colmo di energia esplosiva, credeva
nel suo destino e pensava sé
stesso nell’avvenire.. Nel gennaio 1919 appoggio (dato che si
trovava ancora su di una linea socialista) l’agitazione dei
metallurgici, nel febbraio dei fonditori, nel marzo lo sciopero
agrario novarese. Si precipitò a Dal mine per inneggiare, con un
discorso diventato celebre, agli operai di una fabbrica ,che, guidati
da sindacalisti, l’avevano occupata e vi avevano alzato il
tricolore. Il 27
Maggio il sottotenente degli arditi
Cesare Cerati nella sala San Vincenzo di Corso
Canalgrande ( dove ora ha sede il Tribunale) tiene il primo comizio
fascista alla presenza di ex combattenti e studenti, in sala erano
presenti anche alcuni socialisti che intonarono l’inno dei
lavoratori scatenando un putiferio tale che dovette intervenire la
forza pubblica e il comizio fù sciolto. Dopo pochi giorni Gabriele
D’Annunzio partì per l’impresa Fiumana
alla quale si aggregarono alcune decine di giovani modenesi. Il 15
Novembre si svolsero le prime elezioni politiche del dopoguerra che
diedero a Modena i seguenti risultati: Partito Socialista Italiano
36.976 voti, Partito Popolare Italiano 10.939 voti, Liberali 6.844
voti, Fascio d’Avanguardia 5.426 voti, Combattenti 1383 voti.
Vennero eletti deputati quattro socialisti e un popolare.
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Si è
parlato tanto di violenza fascista e
sempre in termini di accusa al fascismo. Ma la violenza di
quegli anni non nasce dai fascisti. Finita la guerra furono i
socialisti, gli anarchici, ed anche i repubblicani ad usare la
violenza fisica contro gli avversari. Assalivano i reduci di guerra
distruggevano vetrine e picchiavano cittadini inermi mettendo bombe
assassine, scioperando selvaggiamente oltraggiando la forza pubblica.
La violenza nasce “rossa” e così è rimasta durante tutto il
biennio che gli storici hanno definito “rosso” cioè dal 1919 al
1921. Il modello era la rivoluzione russa che avrebbe dovuto sfociare
nel sistema dei “soviet”. (non
si dimentichi che già in
quegli anni gli emissari dei Soviet sovietici distribuivano in Europa
e in particolare in Italia somme considerevoli per la propaganda e lo
sviluppo dei programmi e delle idee bolsceviche). A
questa violenza sovversiva, durissima
e sanguinosa, prima individualmente, poi in forma di squadre
organizzate, si opposero cittadini di ogni condizione sociale. Cosi
in tutta Italia ed ovviamente anche in una Provincia, come quella
modenese, dove la presenza dell’apparato socialista e poi comunista,
era ben radicato. In
quel 1920 gli scioperi e le dimostrazioni erano all’ordine del
giorno e la conflittualità tra popolari e socialisti era costante ,
comizi interrotti , oratori aggrediti
e lotte in continuazione. A Mortizzuolo di Mirandola ci fù il
tentativo di accoltellamento di un giovane cattolico; a Polinago un
altro cattolico venne pugnalato mentre usciva dalla chiesa; idem a
Contese con rivoltellate ad un popolare. I
cattolici reagivano, in modo particolare sull’appennino dove a Lama
Mocogno, a Polinago a Montecreto, vennero bastonati propagandisti
socialisti; gravi incidenti avvennero a Ospitale di Fanano dove
rimasero uccisi, in seguito agli incidenti tra popolari e socialisti,
dai colpi dei carabinieri, due socialisti oltre a numerosi feriti e
molti arresti vennero effettuati dalle forze dell’ordine. Il 31
Ottobre ci furono le elezioni amministrative che videro la conquista
di quasi tutti i Comuni della bassa da parte dei socialisti e ai
popolari quasi tutti i Comuni dell’Appennino e Sindaco di Modena
diventò il socialista Rag. Feroccio Teglio. Il
movimento fascista non si era ancora organizzato e partecipava alla
vita politica locale in modo disorganizzato e sporadico. Ma la
situazione era, nella nostra Provincia come nel resto dell’Italia, a
dir poco drammatica e così anche nel modenese il desiderio di
ritornare ad una situazione di tranquillità fece si che tante
componenti della società civile si riunissero per cercare di mettere un freno alla sovversione
rossa. Il 16
Novembre in casa Cuoghi in Via Sant’Agata a Modena venne eletto il
Direttorio del Fascio di
Combattimento modenese che
risultò cosi composto: Renato Bussadori, impiegato della
Manifattura Tabacchi; Ing. Antonio Rizzi industriale; Enzo
Roncati, maestro elementare; Mario Aminta Ughi studente di
Legge; Fausto Randelli, assicuratore; Alberto Vellani,
ex Ufficiale degli Arditi; Carlo Zuccoli agricoltore e
possidente; Mario Vellani Marchi pittore; segretario venne
nominato Enzo Ponzi, laureando in Legge ex Ufficiale degli
Arditi e giornalista della “Gazzetta dell’Emilia”. Cosi
nei giorni successivi si costituivano altri Fasci locali come quello
di Carpi, costituito in casa Pellicciari, dove veniva nominato
Segretario Bruno Melloni. Pochi
giorni dopo a Bologna si verificarono i tragici fatti di Palazzo
d’Accursio, con nove morti e molti feriti. A Modena e a Carpi così
come in tutta Italia si svolsero imponenti manifestazioni di protesta
, in città sfilarono centinaia di fascisti e a Carpi venne presa
d’assalto la Camera del lavoro.
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* 1921 Elezioni Politiche - I fatti del 26 Settembre a Modena
Elezioni Politiche
I fatti del 26 Settembre
Bosi Ezio |
Carpigiani Umberto |
Gallini Gioacchino |
Era il Segretario politico del Fascio di San Cesario s.P.. Aveva combattuto della grande guerra ed aveva ventidue anni. Faceva parte del Consiglio Provinciale dei sindacati economici. | Era iscritto al Partito Fascista di Modena: non aveva ancora compiuto i diciotto anni. | Ex Tenente degli alpini era Segretario politico del Fascio di Mirandola: Fù tra i primi assertori del Fascismo nelle zone della bassa. Aveva ventiquattro anni. |
Garuti Tullio |
Micheli Giovanni |
Sanley Aurelio |
Era uno studente di venti anni iscritto al Fascio modenese. Morì alcuni giorni dopo i fatti del 26 Settembre. | Ufficiale di Artiglieria era iscritto al Fascio di San Cesario sul Panaro. Era un fascista attivo ed appassionato e dedicò tutta la sua vita alla famiglia ed alla Patria. | Era il Segretario politico del Fascio di Vignola, aveva vent,anni e apparteneva ad una nota famiglia vignolese. notevole era il suo ascendente tra i fascisti della zona. |
Sinigaglia Duilio |
Zulato Attilio |
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Aveva ventisei anni e apparteneva al Fascio modenese e comandante delle squadre d'azione. Ex Tenente degli Arditi ed ex legionario fiumano. | Apparteneva al Fascio di Modena, studente era un ragazzo buono e dedicava al partito tutte le ore libere dallo studio. Morì con sulle labbra le parole" Italia e mamma" |
* 1922 - Ancora tensioni - 28 Ottobre Marcia su Roma
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Disegni scolastici
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* 1923 - 1924 - I primi anni dell'Era Fascista a Modena
* Gli anni del consolidamento 1925 - 1926
* La crescita della città e dell'economia modenese
E mail: civileguerra@virgilio.it