Emme Rossa

Marzo e Aprile del 1945

Verso la fine: Marzo e Aprile 1945

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Spilamberto: uccisione del Tenente Roli Bruno Primi giorni di aprile: inizia la mattanza
Cavezzo: uccisione della giovane Nivet Maria Grazia Marzaglia, Villa Freto., Ravarino:luoghi del sacrificio
16 Marzo varie "esecuzioni" in Provincia - Bocchi a Modena Uccisione del giovane  Gasparini Casari Arrigo
La "Battaglia" di Rovereto Cavezzo: madre e figlia brutalmente assassinate
Quotidiane esecuzioni in tutti i centri della Provincia I fratelli Morselli brutalmente uccisi a Cavezzo
Castelnuovo Rangone: intere famiglie sterminate 15 Aprile - uccisioni a Marano, Spilamberto
Esecuzione di fascisti a Civago 18 Aprile - ultimo bombardamento su Modena
31 Marzo - Gombola - esecuzioni a Ravarino, Carpi, Campogalliano "esecuzioni" a San Matteo, Torre Maina, Spilamberto
La studentessa Bacchi Anna Maria  bombardamenti su Vignola e Formigine

 

Spilamberto: uccisione del Tenente Roli Bruno 

GIOVEDI 1 MARZO 1945

  La lotta fratricida stà raggiungendo vette mai toccate nelle nostre zone. Nessuna delle due parti in lotta vuole essere inferiore all'altra nel commettere violenze e soprusi. Se i partigiani uccidono spietatamente in agguati ed imboscate, fascisti e tedeschi, questi ultimi non sono da meno, attraverso rappresaglie su partigiani incarcerati e a volte su cittadini innocenti.

A Spilamberto i partigiani uccidono brutalmente il Tenente della Brigata Nera di trentanove anni:

ROLI BRUNO(1)

era Commissario Prefettizio di quel Comune: il vecchio genitore sarà ucciso il giorno della "liberazione". Dalla storiografia partigiana si apprende dell'esecuzione di questo fascista nel solito modo:

  "....un elemento informatore dà le informazioni per poter attaccare in ottima posizione un forte contingente tedesco che si prepara ad attuare un rastrellamento. Causa un errore di tempo solo i Gap della 65° brigata vengono a contatto con i nazisti e nella lotta uccidono il criminale Bruno Roli  comandante delle brigate nere"(2)

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Cavezzo: uccisione della giovane Nivet Maria Grazia

  Il Brigadiere della GNR di trentaquattro anni:

PAOLI WALTER(11),

è ucciso dai partigiani a Maranello.

Nella bassa modenese continuano, quotidianamente, gli agguati e le incursioni partigiane: a Carpi è ucciso:

LOSI ARGIMIRO(12).

A Soliera due persone perdono la vita:

MATTIOLI GIUSEPPE(13),

TRIDENTI AUGUSTO.(14)

  LUNEDI 5 MARZO 1945

  Per i terroristi rossi è sufficiente essere semplicemente imparentati con chi è contrario all'ideologia comunista per entrare nella logica della rappresaglia. A Cavezzo, la figlia di un fascista, una giovane di diciotto anni che non si era mai interessata di politica, è prelevata e brutalmente assassinata dai partigiani, si trattava di:

NIVET MARIA GRAZIA.(15)

  "Viene prelevata, e scompare, la figlia diciottenne del Legionario fiumano Armando Nivet....si dice, per punire il padre. Vi era già stato un tentativo di prendere l'uomo, ma aveva fatto resistenza ed essendo tornato armato sparò senza colpire nessuno. Evidentemente la figlia era più facile preda. In quella occasione poco mancò che non subissero la stessa sorte tutti e tre i figli del Nivet. La ragazza fu violentata, seviziata e ferocemente strozzata.(16)"

  Dopo la "liberazione", il doppiogiochista Germal Geminiani, podestà di Cavezzo durante tutto il periodo della RSI e contemporaneamente legato ai partigiani, trovandosi nella casa dell'estensore della testimonianza soprariportata, assieme ad altri partigiani per estorcere del denaro, raccontò che la figlia del Nivet venne uccisa dai partigiani, ed uno di questi presente al colloquio, così precisò il fatto:

  "L'avevamo presa, ma l'automobilista che doveva portarla in campo di concentramento in montagna era già partito; non sapevamo che fare....allora l'abbiamo uccisa."(17)

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16 Marzo varie "esecuzioni" in Provincia - Bocchi a Modena

 VENERDI 16 MARZO 1945

  Nelle zone del Vignolese, come in altre parti della Provincia di Modena, la lotta tra partigiani e fascisti è stata particolarmente dura ed accanita. Attentati, imboscate e rappresaglie hanno avvelenato gli animi delle popolazioni di quelle contrade e la guerra civile si è scatenata ai massimi livelli. In questo giorno a Spilamberto veniva assassinato dai partigiani, l'operaio di quaranta anni:

PORTA CARLO(48),

mentre il suo giovane figlio di diciassette anni verrà ucciso, sempre dai partigiani, il 18 Aprile.

Un altro operaio viene ucciso dai partigiani a San Vito, sempre in Comune di Spilamberto, sulla riva destra del fiume Guerro: si trattava del quarantottenne:

FRONTINI ARTEMIO:(49)

A Modena veniva ucciso il militare:

DI LORENZO FRANCESCO.(50)

Mentre nella zona di Carpi venivano fucilati tre partigiani.(51)

Sempre a Modena, in un criminale attentato, vengono barbaramente trucidati:

FRANCESCO BOCCHI(52)

BOCCHI MARISI ITALINA(53),  (vedi fotografia)

RANIERI ROBERTO.(54)

Era l'ora del crepuscolo e il Dott. Francesco Bocchi, Vice Commissario Federale di Modena e Direttore di "Valanga Repubblicana", se ne ritornava alla sua abitazione posta alla periferia della città, insieme con il suo vecchio Professore, Ranieri Roberto. Si soffermarono all'angolo della via e la mamma di Francesco, sempre trepidante per quel suo figliolo, gli mosse incontro. Da una siepe vicina crepitarono raffiche di mitra sui tre. La madre allargò le braccia come per raccogliere ancora una volta il figlio nel suo grembo. Il loro sangue fu un tutt'uno. Tre cadaveri giacevano sulla nuda terra e vi rimasero abbandonati sino al mattino.

In occasione del trigesimo della sua scomparsa il Federale di Modena così ne scrisse:

  " Come la sinfonia in si minore opera 9 di Schubert è l'opera di Bocchi. Incompiuta. Troncata nel punto di maggiore ascesa....A diciassette anni era ardentissimo squadrista e creava le sue prime opere poetiche il lingua italiana e latina. Lavorava e studiava ma non era divenuto nel suo grande sopralavoro un vinto dei libri. Sapeva essere armonioso in tutte le sue manifestazioni ma sempre ardito come nella penna così nello spirito attivo.....(omissis)...Bocchi era il puro, era il buono: tutto aveva dato alla Patria e nulla aveva chiesto. Viveva di infiniti stenti.....Portato dal suo lavoro di Direttore Didattico, viveva con la sposa e la piccola Bianca Maria nella Rocca di Montefiorino. Ma Montefiorino era la sede del comando partigiano ed Egli, Segretario del Fascio Repubblicano si trovò nel campo di battaglia più infido e più minato, dove gli agguati partigiani provocarono le più cruente e devastatrici rappresaglie tedesche. Ed egli un giorno dovette scendere a Modena potendo portare con sè una sola cosa: la fede. Cominciò a vivere di stenti ma, con addosso la camicia nera, si consegnò subito al servizio del partito. Colgo dal suo libro "Niche" un suo epitaffio:

- L'olocausto della Camicia Nera: - Divampò nell'ardor de la mia nera fiamma la vita che in beltà si estinse."(55)

 Poesia di Francesco Bocchi

 Riportiamo una delle poesie scritte dal Dott. Bocchi e conservate in detto Archivio.

            ESORTAZIONE

  Ogni tuo lembo, o Patria, che strappato

sia da la rabbia del nemico insulto,

ogni tuo grido alle ferite inferte

dai tuoi figli a la carne di lor carne,

patria, m'è strazio e dilaniante doglia,

quasi sia la mia vita a mè divelta.

Oh, si faccia barriera all'invasore

con la virtù che già fù nostra, e spenta

non ancora è nei cuori; con la fede,

nostro antico alimento, che guatammo

nè dubitanti giorni: or combattiamo!

A un lavacro di sangue ti rinnovi,

patria e t'adergi verso il tuo futuro,

colma di fato, di promessa colma.

Oh, dei tuoi figli a la certezza irrompi,

sii per noi l'alta forma in cui sperammo,

come ostensorio da 'l dolor raggiante!

Chi ci disse che tu spenta saresti

a l'amor nostro? oh, tu sarai per sempre,

ritroveremo in te, vergine intatta, integra

al fondo de la nostra angoscia,

che disperatamente a te s'avvinghia!

chè senza te, con te gettata a l'onta

orrenda parve, e fù, la vita, in forse

se valesse il respiro onde s'avviva;

se da tè avulsi, dal tuo grande spiro,

a te, madre, profonda anima nostra,

ancor la vita un palpito serbasse:

or combattiamo, or combattiam per essa!

Vagheggieremo allora la rifatta

patria del sogno, quale intravedemmo

ne la bufera in serenante lume;

la patria in cui s'affiocchi ogni rancura

ogni rissa s'oblii, posi l'affanno,

si ritrovino i cuori alfin placati;

la patria cui rifà degna il lavoro

redento alfine, alfin pacificato,

sonante nell'immane ansito intenso;

la patria che si fà nova pe l'novo

amore che l'investe e la solleva

da dove eterna in sua vittoria stia;

or combattiamo, or combattiam per essa!

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La "Battaglia" di Rovereto

SABATO 17 MARZO 1945

  Forze tedesche e contingenti della Brigata Nera "Pappalardo" di stanza a Concordia, conducono un vasto rastrellamento nella zona della bassa modenese, con epicentro a Rovereto, dove avviene uno scontro con forze partigiane. Le truppe tedesche e fasciste, provenienti da Carpi e da Mirandola, setacciano la zona alla ricerca dei nuclei partigiani che negli ultimi giorni si erano fatti sempre più audaci.

Lo scontro ha inizio dopo che reparti tedeschi e fascisti avevano superato il ponte Pioppa e qui furono presi d'infilata dalle formazioni partigiane che si erano attestate in attesa del loro arrivo: vi fu una reazione violenta e si accese un combattimento di una certa consistenza, che però non raggiunse quelle dimensioni di battaglia campale che si vuol far credere nella storiografia partigiana. La "battaglia di Rovereto"(56) o il "giorno più lungo" nella storia della guerriglia partigiana nella zona,(57) non è altro che un breve combattimento e, le perdite nazifasciste, come si racconta sono, come al solito, esagerate e fuori dalla realtà.

  "Durante le operazioni rimasero uccisi settanta tra tedeschi e fascisti, tra cui un colonnello della Wermacht. Dei nostri ne caddero cinque."(58)

  Era comprensibile che, nei momenti più critici della guerra civile, a fini propagandistici, si potessero ampliare ed  esagerare gli avvenimenti, ma che, a distanza di tanto tempo, poiché si tratta di ricerche e testimonianze avvenute da venti a quaranta anni di distanza, si mistifichino i fatti successi, non è più cosa seria.

In verità lo scontro, che pur ebbe una certa violenza, vide poche perdite dall'una e dall'altra parte. Vi persero la vita: il Tenente Colonnello della Brigata Nera "Pappalardo":

WENDER ARMANDO(59),

che era già stato Comandante della BB.NN. "G. Ferrari" di Reggio Emilia ed il giovane milite di quel reparto, il diciassettenne:

GELLI BENITO.(60)

Queste le perdite fasciste, oltre ad alcuni militari tedeschi. E non fu una vittoria partigiana, come da tante parti proclamato, poiché mentre il combattimento si spostava in varie direzioni, con il sopraggiungere di rinforzi tedeschi, comprese due autoblinde, i sappisti non ebbero altra scelta che il "ripiegamento"(61)

Nonostante le giustificazioni e le precisazioni che la lotta partigiana, specie nelle zone di pianura non poteva sempre basarsi sulla conquista o la perdita di una posizione, i partigiani dovettero ritirarsi.(62)

Mentre a Rovereto e dintorni si svolgeva questo scontro, altri attentati si verificavano in altre zone della Provincia.

A Pavullo veniva ucciso il milite della G.N.R. stradale:

LINARI CARLO.(63)

A Modena perdeva la vita il militare:

DI BARTOLO FRANCESCO(64)).

Due partigiani vengono fucilati, in località imprecisata

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Quotidiane esecuzioni in tutti i centri della Provincia

LUNEDI 19 MARZO 1945

  Sull'appennino, in uno dei soliti bombardamenti degli anglo-americani viene particolarmente colpito il piccolo centro di Roncoscaglia, dove si dovettero lamentare alcuni morti e parecchie case distrutte.(67)

Al Ponte di S. Ambrogio, durante un mitragliamento aereo, perdono la vita: il giovane studente e caporal maggiore:

BOSCHI BRUNO(68)

oltre al milite:

FONTANA GIAN FRANCO(68BIS).

Ennesima imboscata partigiana nella zona di Ravarino: mentre stava ritornando alla sua abitazione, dopo aver portato il cambio della biancheria al marito in Federazione, veniva uccisa vicino al Ponte Fossa, sulla via per Nonantola, la casalinga:

BENATTI FORTUNA(69),

aveva quarantadue anni e venne uccisa assieme al contadino, fascista:

SERAFINI ORESTE(70).

Nel capoluogo, nove partigiani venivano fucilati in svariati punti della città.(71)

  MARTEDI 20 MARZO 1945

  Nella tormentata zona di Mirandola viene ucciso il maresciallo della G.N.R.:

IMBUTI GIOVANNI.(72)

Due partigiani vengono fucilati, in questo giorno a Fiorano e nella frazione Settecani.(73)

  MERCOLEDI 21 MARZO 1945

  A Modena, in seguito a ferite multiple riportate per lo scoppio di una bomba, muore il maresciallo di carriera di cinquantaquattro anni:

RONDELLI ALFONSO.(74)

All'Ospedale Militare di Modena decedeva la camicia nera:

BARONTINI ISIDORO(75),

era stato gravemente ferito in un agguato avvenuto nei pressi di Formigine.

A Castelnuovo Rangone veniva ucciso dai partigiani l'ufficiale postale di quel centro, di anni trentasei:

MANDUCA FILIPPO.(76)

A Savignano sul Panaro restano uccise due persone:

GASPARINI LEO(77),

IGNOTO(78).

  GIOVEDI 22 MARZO 1945

  A Formigine, i partigiani "prelevano" una ragazza di ventitré anni, tale M.R., giudicata di facili costumi e ritenuta una spia.

Così racconta la storiografia partigiana di questo episodio emblematico, poiché anche a guerra finita numerosissime donne, solo per il fatto di essere fidanzate o mogli di fascisti, dovettero subire trattamenti bestiali il più semplice dei quali era il taglio dei capelli.

  "....La giovane donna è però sorvegliata strettamente e quando il giorno 22 viene in visita alla famiglia trova i partigiani ad accoglierla. Viene arrestata e, siccome ha confessato è rapata a zero ed invitata al Comando polizia della divisione "Modena Montagna"."(79)

  A Modena in Via Buon Pastore, si verifica uno scontro a fuoco tra alcuni partigiani ed una pattuglia fascista; nello scontro due partigiani perdono la vita.(80)

  VENERDI 23 MARZO 1945

A Maranello, in un agguato partigiano, viene ucciso il Capitano della 1° Compagnia minatori del Genio:

BARACCHI ALESSANDRO.(81)

A Vignola viene assassinato dai partigiani il pollivendolo di quarantadue anni, ritenuto un fascista:

RUBBIANESI GIUSEPPE.(82)

I partigiani, nelle loro operazioni di "prelevamento notturno" non risparmiano le giovani donne e in particolare se portano una divisa.

CORRADI DEFAIS(83),

ausiliaria della RSI, è vittima di una di queste operazioni "eroiche" della partigianeria locale; la sua salma verrà recuperata a Soliera, in una fossa, il 13 Marzo 1946, assieme a quella di uno sconosciuto.

Due partigiani restano uccisi in un rastrellamento.(84)

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Castelnuovo Rangone: intere famiglie sterminate

SABATO 24 MARZO 1945

  A Nonantola, due civili vengono prelevati ed uccisi da elementi partigiani, avevano rispettivamente cinquantaquattro e quarantanove anni:

GUERZONI FIORAVANTE(85),

REGGIANI PRIMO(86).

A Castelnuovo Rangone i partigiani prelevano una intera famiglia di Milano, sfollata in quella località e la fanno letteralmente sparire: le loro salme verranno poi recuperate a Spilamberto il 21 febbraio 1946, si trattava della famiglia di:

MARTINENGHI MARCO(87),

MARTINENGHI BORGHI BIANCA(88),

MARTINENGHI ISABELLA(89).

Un altra coppia di coniugi viene fatta scomparire in quelle zone: sempre a Castelnuovo Rangone ,

BERTOLI ALDO(90),

BERTOLI CASOLI CIPRIANA(91),

vengono, come di solito sono abituati ad operare i partigiani, prelevati dalla loro abitazione e fatti scomparire. Anche in questo caso le salme verranno recuperate nella zona di Spilamberto il 26 Febbraio 1946.

A Limidi di Soliera, gruppi di partigiani attaccano all'improvviso un reparto tedesco causando morti e feriti.

A Cognento, vicino a Modena veniva ucciso il Tenente della GNR, insegnante a Levizzano, di cui non si conosce il nome:

REGGIANINI (92)

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Esecuzione di fascisti a Civago

LUNEDI 26 MARZO 1945

  In montagna, il medico partigiano Dott. De Toffoli, che come abbiamo visto nella cronaca faceva parte di un gruppo di fascisti fananesi catturati e poi uccisi dai partigiani, lui escluso in quanto passò con i suoi carcerieri, si trova in questi giorni nella zona di Civago; denuncia al Comando della polizia partigiana, che lungo la strada tra Civago e Gazzano si trovano dei cadaveri di persone uccise da elementi partigiani, gettati nel burrone e coperti malamente con pietre. Il comandante di questa polizia, un certo "Rino", rispose che i cadaveri appartenevano a prigionieri uccisi perché tentavano di fuggire: si trattava di cinque italiani e di un militare tedesco: i fascisti uccisi erano:

RICCHETTI GINO,

DOSUALDO ANTONIO,

UGOLINI GIUSEPPE,

FERRARI GIACINTO,

ORSINI SECONDO.

Il capo partigiano indirizzò anche una lettera di protesta ai comandi partigiani per i commenti fatti dal Dott. De Toffoli dove tra l'altro si diceva:

  "...sarebbe assurdo indignarsi per la morte di carogne fasciste e spie come i fucilati"(100)

  A Maranello veniva ucciso il milite della GNR di trentuno anni:

BOCCACCINI DINO(101),

mentre nella zona di Carpi veniva ucciso tale :

TEDESCHI CARLO.(102)

  MARTEDI 27 MARZO 1945

  A Romanoro, nei pressi della Chiesa viene ucciso dai partigiani un altro milite repubblicano, sembra nativo di Riolunato, rimasto:

IGNOTO(103).

Sul fronte dell'Abetone resta ucciso il Tenente della Divisione "San Marco":

GAMMACCHIO GIUSEPPE.(104)

  MERCOLEDI 28 MARZO 1945

  Una staffetta partigiana democristiana, della Brigata Italia, viene uccisa dai partigiani comunisti nella zona di Pigneto. Si trattava del contadino Saturno Gagliardelli, che faceva la staffetta da Montebaranzone a Gusciola. Anni dopo, per questo fatto, vi fu anche un processo, ma gli imputati vennero assolti per insufficienza di prove.(105)

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31 Marzo - Gombola - esecuzioni a Ravarino, Carpi, Campogalliano

SABATO 31 MARZO 1945

  A Campogalliano viene prelevato dalla propria abitazione e poi ucciso, tale:

MAIANI GIORGIO(115)

In montagna, una pattuglia tedesca giunge a Gombola proveniente dal Comando del Moncerrato e viene attaccata da formazioni partigiane: i militi tedeschi sono costretti a rifugiarsi nella canonica; uno viene ucciso, cinque vengono fatti prigionieri e mandati a Farneta, mentre gli altri riescono a fuggire dal retro della canonica.

Lo stesso Cappellano, Don Giuseppe Guicciardi(116) si recò al Comando germanico per cercare di placare le ire dei tedeschi i quali volevano a tutti i costi i cinque prigionieri. Il prete si recò pertanto a Farneta dove gli dissero che ai prigionieri era stato fatto attraversare il fronte. Di questi non si ebbe più notizia. Di conseguenza dovette recarsi a Modena per implorare il Comando tedesco, e qui il suo intervento ebbe esito favorevole e nessuna rappresaglia venne effettuata.

Un episodio analogo avviene nel Comune di Castelfranco; in una imboscata, i partigiani uccidono due ufficiali tedeschi: il Comando di quel centro decide immediatamente una rappresaglia; quattordici ostaggi di Castelfranco dovranno essere fucilati.

L'Arciprete di Recovato, Mons. Giuseppe Cavazzuti, si reca al Comando dove vi rimane, secondo la sua testimonianza, per ben cinque giorni ad implorare clemenza; vi riesce e al sesto giorno viene rimandato a casa assieme ai 14 ostaggi, evitando così una spietata rappresaglia.

Lo stesso Mons. Cavazzuti, in una intervista, così raccontava l'episodio:

  " Fù una cosa terribile. Lei capisce, donne e bambini che piangevano si raccomandavano...la cosa era grave, due ufficiali uccisi. E.. io ma, non so nemmeno oggi se riuscirei. Ad ogni modo corsi al Comando. C'era un ufficiale alto secco, che mi intrattenne per ben cinque giorni per un interrogatorio interminabile e indimenticabile. Poi finalmente al sesto giorno mi mandarono a casa e quello che più mi premeva avevano liberato i miei 14 parrocchiani. Perchè ? Come fu ? Non lo so, indubbiamente chi abbia vissuto quei tempi deve ammettere che la cosa ebbe del miracoloso..."(117)

  Delle varie uccisioni compiute dai partigiani nella zona di Castelnuovo Rangone se ne ha una implicita testimonianza dalla stessa storiografia partigiana, anche se le notizie sono imprecise e come al solito infarcite della solita retorica.

  "Anche la sezione di Polizia della Brigata non resta inattiva. In questo mese riesce a scoprire una organizzazione spionistica che agisce nei pressi di Castelnuovo Rangone. Interviene immediatamente e cattura e giustizia cinque pericolose spie tutte confesse prima della fucilazione."(118)

  Durante il mese di Marzo altri fascisti o presunti tali, vennero uccisi dai partigiani e per molti di essi non si è riusciti a conoscere la data esatta del decesso. Li citiamo al termine della cronaca di questo mese.

A Ravarino vennero uccisi:

MORISI ARTURO(119),

CALVI GIUSEPPE.(120).

A Carpi resta ucciso:

BARTOLI ALDO.(121)

A Campogalliano viene ucciso l'agente di PS

LOSCHI ILDEBRANDO(122)

assieme a questo resta uccisa la giovane :

BOTTI CARMEN.(123)

Questo fatto viene narrato in un giornale dell'immediato dopoguerra in un articolo così titolato:

  "Atroci violenze a donne innocenti nei piccoli paesi della bassa modenese".

  Riportiamo la parte relativa alla uccisione della giovane ragazza sopracitata:

  " La signorina Carmen Botti aveva 22 anni. Passeggiava un pomeriggio del Marzo 1945 lungo un sentiero campestre di Campogalliano, dove era sfollata, in compagnia di un giovanotto che le faceva la corte . Il giovane era un agente di PS. La coppia fu fermata da alcuni individui armati. L'agente fu ucciso subito. La ragazza fu portata in una casa colonica, chiusa in una stanza, tenuta prigioniera per più di una settimana. Durante quel periodo moltissimi partigiani dislocati in quella zona si recarono a turno nella casa colonica e sempre con la minaccia delle armi approfittarono della ragazza. A lungo andare però la situazione divenne insostenibile e un pomeriggio la Botti fu uccisa.

Per questo episodio sono state arrestate quattro persone fra cui il segretario dell'Anpi di Campogalliano. Il cadavere della Botti è stato recentemente riesumato in un campo dietro indicazione degli stessi uccisori. Nella medesima fossa c'erano i resti di uno sconosciuto. La polizia ha stabilito che si trattava di un mendicante.

Mentre gli uccisori della Botti scavavano la fossa in un campo, passò lungo la carreggiata un mendicante ignaro, che augurò la buona sera. Gli uccisori temendo che il vagabondo avesse visto il cadavere della donna riverso sulla scolina, lo rincorsero, gli spararono due colpi nella schiena e quindi trascinarono anche lui nella fossa.(124)

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Primi giorni di aprile: inizia la mattanza

  E’ il giorno di Pasqua: ma la resurrezione di Cristo non porta pace agli uomini che, in questa giornata, continuano a scannarsi con inaudita ferocia.

  A Vignola i partigiani prelevano dalla sua abitazione, il nativo di Guiglia:

  BRAGLIA GIACOMO(1),

  per poi ucciderlo in località imprecisata. A Castelnuovo Rangone, i partigiani prelevano il giovane milite della Brigata Nera:

  LEVONI ORLANDO(2),  (vedi fotografia)

  della sua sorte, nulla si è più saputo per lungo tempo poi, dopo molti mesi, attraverso indicazioni, la sua salma fu ritrovata.

  A Farneta di Montefiorino, in località Giunzione, sono uccisi dai partigiani tre persone, mentre erano accompagnate a Civago per passare le linee.(3) Si trattava di:

  RIVASI UMBERTO,

  EGIDIO REA,

  TAZZIOLI ETTORE,

  Quest'ultimo, prelevato dalla sua abitazione in Barigazzo aveva ventisette anni.(4)

  Un partigiano democristiano svolse un’inchiesta ed appurò che i tre uccisi non avevano per niente cercato di fuggire, contrariamente a quanto disse l'esecutore materiale, ma furono "eliminati" per ordine di un certo "Patrizio", comunista, dopo essere stati bastonati a sangue. La dichiarazione del responsabile materiale non lascia alcun dubbio:

    "Son partito da Farneta con l'ordine verbale, datomi da Patrizio di fucilare i tre prigionieri lungo la via, adducendo a motivo di giustificazione che si trattava di spie pericolose. Dissi che i tre prigionieri erano da riportare al Comando per non impressionare i civili e gli altri prigionieri. Feci legare le mani ai prigionieri appunto perché rimanevo solo a giustiziarli. Io non percossi i prigionieri. Furono invece percossi a sangue dal gruppo di partigiani, forse reggiani, nel quale ci imbattemmo. Non ho altro da aggiungere sul Comando centrale di Polizia. L'ordine mi fù dato da Patrizio non presente Rino. Ho seppellito i cadaveri dei fucilati unitamente ad un contadino del posto al quale avevo richiesto aiuto per la bisogna. A detta del contadino la buca era fonda a sufficienza: io stimo sia stata fonda un metro e cinquanta cm. Ho seppellito i morti uno sopra l'altro.

  Ritornai a Farneta il mattino dopo, dopo aver dormito a Giunzione.

  F.to William a.d.r. "I prigionieri non avevano tentato di fuggire, fui io a fermarli in seguito all'ordine ricevuto da Patrizio" F.to William".(5)

    Intanto, nella zona di Prignano, a Santa Giulia, reparti tedeschi conducono uno degli ultimi rastrellamenti della zona, di una certa consistenza: dopo breve scaramuccia con i partigiani, si ritirano senza aver avuto un contatto violento.(6)

    LUNEDI 2 APRILE 1945

    Bombardamento aereo su Faidello e nei pressi di Fiumalbo ad opera di quattro cacciabombardieri angloamericani, che provoca parecchi danni e due morti tra la popolazione civile.

  A Modena "scompare" il milite della GNR, di ventidue anni:

  CAMPARI CARLO(8):

  di lui nulla più si seppe.

  Ad Albareto, in Comune di Modena, i partigiani assalgono nella loro casa e li crivellano di colpi di mitragliatore, zio e nipote: il primo, squadrista della Brigata Nera, impiegato alla Federazione Provinciale dei Fasci Repubblicani aveva quarantasei anni, il nipote ne aveva ventidue:

  CARBONI FAUSTO(9),

  CARBONI IVO.(10)

  A San Prospero è barbaramente ucciso il super-invalido di guerra di ventiquattro anni:

  MARCHI WAINER.(11)

  Così viene ricordato in una testimonianza dell'immediato dopoguerra:

    "Il giovane Wainer Marchi, super invalido di guerra (era un povero tronco senza gambe) è scomparso. Il suo accompagnatore, pagato dallo stato, fu quello che lo tradì portandolo al macello, comunica alla madre che il figlio era stato fatto prigioniero e che stava benissimo.....Crivellato di colpi era già stato sotterrato in poca terra. Venne rovesciato dalla sua carrozzella dentro ad un porcile di una casa colonica e lì lasciato dalle 12 alle 22, venne poi portato in campagna e trucidato. Venne sepolto con i moncherini affioranti. Tempo dopo, la madre, visto l'assassino, da lei ben conosciuto, ma naturalmente a piede libero, gli gettava addosso l'acqua del secchio che stava portando; il vigliacco, fermatosi, la schiaffeggiò."(12)

    MARTEDI 3 APRILE 1945

    A Querciagrossa di Pavullo viene ucciso, dopo essere stato prelevato dai partigiani dalla sua abitazione di Maranello, l'iscritto al PFR:

  VANDELLI MARIO.(13)

  Un attacco tedesco a formazioni partigiane nella zona di Torre Maina, riesce a scompaginarle al punto tale che si sbandarono sino a perdere per strada o a seppellire le armi, tanto da far dire, in una relazione di un partigiano, che:

    "sarebbe necessario eliminare tutti coloro che sono indegni di appartenere alle organizzazioni patriottiche, cioè tutti coloro che al momento decisivo sotterrano le armi e fuggono vigliaccamente abbandonando i loro compagni.”(14)

    Ma parte della storiografia partigiana, contrariamente a quanto di reale è stato appurato e senza preoccuparsi della verità storica, insiste a rappresentare ogni piccolo fatto d'armi, come un grande successo della partigianeria. Difatti anche in questa occasione possiamo leggere:

    "Altro grande combattimento al quale parteciparono questi (si riferisce ai partigiani prima citati.n.d.r.), fù quello di Torre  Maina, ove fu respinto il più pesante attacco nazifascista alla riconquistata zona libera di Montefiorino"(15)

    A Concordia, in vari punti del paese vengono fucilati nove partigiani.(16)

    MERCOLEDI 4 APRILE 1945

    A Soliera viene ucciso dai partigiani il fascista:

  RAPPA GIROLAMO(17).

  A Campogalliano viene ucciso tale:

  ROSSI RIZIERO.(18)

  Continuano ancora gli attacchi tedeschi ai partigiani, che cercano di proteggersi per la prossima ritirata verso il nord: nella zona di Boccasuolo, prende parte al rastrellamento, la 5° compagnia Alpenjager di stanza a S. Anna Pelago che, secondo i bollettini della Divisione partigiana "Modena", perse parecchi uomini ma, in realtà, visto e considerato i tremendi abbagli presi da questi bollettini, non possono essere presi in considerazione con assoluta certezza.

    "Particolare degno di rilievo: mentre si svolgeva l'attacco si celebrava nella Chiesa di Boccasuolo, il matrimonio di una signorina di Pievepelago, Gianna Biondi, con un militare tedesco, il dentista Pietro Kahlhammer, fuggito fra i partigiani nel gennaio scorso. La sposa dopo il rito si rifuggiva a Frassinoro in mezzo a un fitto grandinare di proiettili."(19)

    Nella storiografia partigiana si accenna, per questo giorno, ad un attacco ad un presidio fascista della Brigata Nera nella zona di Spilamberto, con l'uccisione di "sei criminali".(20) Non ci sono notizie più particolareggiate di questo episodio, né da parte fascista e tanto meno nelle altre storie della resistenza, pertanto anche questa appartiene a quei fatti o inventati od esageratamente ampliati della storiografia resistenziale.

    DOMENICA 5 APRILE 1945

    Si stanno avvicinando i giorni conclusivi della spietata lotta civile nel nostro territorio e i partigiani si dimostrano sempre più attivi nelle loro imboscate e nei loro prelevamenti dei "feroci" fascisti. A Modena viene ucciso il Brigadiere della GNR, di trentasette anni:

  NASUTO RENATO.(21)

  A Marzaglia viene brutalmente assassinato il giovane di diciannove anni:

  OTTANI FILIPPO.(22)

  A Dogana di Fiumalbo rimane vittima della violenza il milite della Divisione San Marco:

  WALLINI BRUNO.(23)

  A Ravarino viene uccisa tale:

  MONTANARI ADA.(24)

  A Villa Freto, un altra donna, presunta fascista, viene fatta scomparire:

  CATELLANI GINA(25)

  Le cronache dell'immediato dopoguerra così descrivevano il rinvenimento del cadavere di questa poveretta:

    "In un fondo denominato San Carlo. sito nella zona di San Geminiano durante lavori di sterro sono venuti alla luce resti di un cadavere, successivamente identificato per quello della quarantasettenne Gina Catellani già residente a Modena in Via Emilia Ovest 529. La Catellani nella prima decade dell'aprile del 1945 era stata prelevata nottetempo da alcuni partigiani e trasportata con un automezzo nel podere San Carlo. La stessa Catellani veniva quindi uccisa con un colpo di rivoltella alla nuca ed infine seppellita perché indiziata di appartenere al Fascio Repubblicano. Sul luogo del ritrovamento dei pietosi resti si sono recati i Carabinieri della Stazione di Villa Freto ed il sostituto procuratore. Quest’ultimo al termine della constatazione di legge ha ordinato la rimozione del cadavere ed il definitivo seppellimento in luogo consacrato.”(26)

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La  studentessa Bacchi Anna Maria

VENERDI 6 APRILE 1945

 A Fiumalbo resta ucciso in questo giorno il marò della Divisione San Marco di ventuno anni: BAVAIERA ALFONSO.(27) 

 A Modena, una bella e giovane ragazza, la laureanda in medicina di ventisei anni: 

 BACCHI ANNA MARIA(28), 

 viene avvicinata da tre individui che la informano che il fratello Gianfranco, Ufficiale della G.N.R. è rimasto gravemente ferito in uno scontro con i partigiani e, degente all'Ospedale di Modena avrebbe voluto parlarle. Era una trappola ma la ragazza non dubitò un attimo e seguì i tre. Da quel momento scomparve. Da notare che la ragazza non aveva mai avuto particolari interessi per la politica. Il suo cadavere venne trovato solamente due anni dopo in un campo di Villa Freto. Le indagini svolte nel dopoguerra portarono alla scoperta degli assassini: si trattava di partigiani comunisti che al processo si difesero dicendo di aver ricevuto l'ordine dal loro Comandante, il partigiano "Luigi", il quale si scagionò sostenendo anch'esso di aver ricevuto l'ordine da altri suoi capi.

 

Marzaglia, Villa Freto., Ravarino: luoghi del sacrificio

  DOMENICA 5 APRILE 1945

    Si stanno avvicinando i giorni conclusivi della spietata lotta civile nel nostro territorio e i partigiani si dimostrano sempre più attivi nelle loro imboscate e nei loro prelevamenti dei "feroci" fascisti. A Modena viene ucciso il Brigadiere della GNR, di trentasette anni:

  NASUTO RENATO.(21)

  A Marzaglia viene brutalmente assassinato il giovane di diciannove anni:

  OTTANI FILIPPO.(22)

  A Dogana di Fiumalbo rimane vittima della violenza il milite della Divisione San Marco:

  WALLINI BRUNO.(23)

  A Ravarino viene uccisa tale:

  MONTANARI ADA.(24)

  A Villa Freto, un altra donna, presunta fascista, viene fatta scomparire:

  CATELLANI GINA(25)

  Le cronache dell'immediato dopoguerra così descrivevano il rinvenimento del cadavere di questa poveretta:

    "In un fondo denominato San Carlo. sito nella zona di San Geminiano durante lavori di sterro sono venuti alla luce resti di un cadavere, successivamente identificato per quello della quarantasettenne Gina Catellani già residente a Modena in Via Emilia Ovest 529. La Catellani nella prima decade dell'aprile del 1945 era stata prelevata nottetempo da alcuni partigiani e trasportata con un automezzo nel podere San Carlo. La stessa Catellani veniva quindi uccisa con un colpo di rivoltella alla nuca ed infine seppellita perché indiziata di appartenere al Fascio Repubblicano. Sul luogo del ritrovamento dei pietosi resti si sono recati i Carabinieri della Stazione di Villa Freto ed il sostituto procuratore. Quest’ultimo al termine della constatazione di legge ha ordinato la rimozione del cadavere ed il definitivo seppellimento in luogo consacrato.”(26)

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Uccisione del giovane modenese Gasparini Casari Arrigo

DOMENICA 8 APRILE 1945

    A Casotto di Val D'Astico, (Vicenza) viene ucciso da elementi partigiani, con un colpo alla nuca, il modenese di ventitré anni:

  GASPARINI CASARI ARRIGO.(31)

  Era nato a Covington (Usa) e mentre il padre prestava servizio militare come maggiore di artiglieria, poi nella G.N.R., si arruolava nel Corso Allievi Ufficiali dell’Aeronautica. Venne deportato in Germania dopo l'armistizio. Come tanti altri giovani in quel periodo, che intercorre alla costituzione della RSI, si adatta a rivestire una divisa che è straniera, ma che non rinnega il sangue versato dagli italiani in tre anni di guerra. Si arruola nella Divisione SS Italiane, e nelle sue lettere vi è la testimonianza di quella situazione così tragica che legittimava la scelta fatta in buona fede e senza secondi fini. Ecco come scriveva ai suoi familiari, questo italiano oggi criminalizzato:

    "4 Agosto 1943 - Babbo carissimo, non ho ancora messo il naso fuori dall’Aeroporto. Saprai che la libera uscita è stata soppressa. Speriamo che ci sia ridata presto, perché sento il bisogno di svagarmi un poco: il mio stato d'animo non è molto allegro a causa degli avvenimenti; tu sai quanto male mi possa fare il vedere il nostro paese ridotto in una situazione simile. Fuori i giornali ed il popolo inneggiano alla libertà riconquistata; e pensare che abbiamo il nemico in casa! Chi sa mai che cosa essi intendono per libertà. Io però, per la mia dignità personale, sono pronto a fare qualsiasi cosa per il mio paese. Arrigo"(32)

    In un altra lettera scritta qualche mese più avanti, questo giovane così esprimeva al fratello i suoi purissimi sentimenti:

    "11 Gennaio 1944 - Caro fratello Benito, sono di ritorno in camerata dopo aver assistito ad una lezione di tedesco e prima di coricarmi ti voglio scrivere perché il 26 di questo mese è il giorno del tuo compleanno.....Come vi ho già scritto, mi sono arruolato nelle SS. Tu avrai conoscenza intorno a questo Corpo specialistico delle Forze Armate Germaniche. L'istruzione militare in Germania, specialmente in questo corpo, è molto curata e quindi capirai che è abbastanza dura, ma a me piace. Sappiate che sono contento di essermi arruolato nelle SS e che non vedo l'ora di potere dare il mio contributo tangibile alla causa della Nuova Europa: l'unica speranza che può avere l'Europa di vita e di benessere domani. Caro Benito, in occasione del tuo compleanno ti faccio i miei più sentiti auguri. Che la provvidenza divina ti protegga assieme al babbo e alla mamma.Arrigo

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Cavezzo: madre e figlia brutalmente assassinate

   A Cavezzo, zona dove si sono verificate una serie di atrocità incredibili, vengono uccise due donne, madre e figlia; di trentotto anni la prima, di diciotto anni la seconda:

  CATTABRIGA STEFANINI PRIMA,(34)

  CATTABRIGA PAOLINA.(35)

  Presumibilmente è la stessa banda di partigiani che due giorni dopo uccideranno i fratelli Morselli. Si recarono dunque a Motta di Cavezzo per prelevare la giovane ragazza, ma la madre si mise ad urlare e ad implorare perchè non le portassero via la figlia; prelevarono anche la madre. Furono entrambe trascinate sull'argine del Secchia, spogliate completamente e, una accanto all'altra, violentate, poi uccise e sepolte in un qualche modo. Le vittime erano di umili condizioni e non si erano mai interessate di politica.(36)

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I fratelli Morselli brutalmente uccisi a Cavezzo

  MARTEDI 10 APRILE 1945

    Siamo a Motta di Cavezzo, dove il giorno otto erano già state uccise due donne. Otto persone, sette uomini ed una donna, penetrano nottetempo nella casa di due fratelli possidenti e la svaligiano di tutto quello che capita loro tra le mani. Compiuta la razzia, il gruppo di individui ordinarono alla donna:

  MORSELLI LATINA,(38)

  di quarantadue anni, di uscire con loro. Il fratello:

  MORSELLI ALBERTO(39),

  di quarantotto anni si oppose ed anch'esso venne prelevato. Vennero portati in un campo a circa due chilometri da casa, gli uomini usarono violenza alla Morselli davanti al fratello. Al termine, uno di questi domandò: "c'è più nessuno?", quindi portò la canna del mitra contro il grembo della povera donna e sparò una raffica. Subito dopo fu ucciso il fratello ed i due cadaveri vennero sepolti in  un unica fossa. Dopo molti anni venne trovata la tomba dei fratelli Morselli: i cadaveri affioravano dagli arenili del fiume Secchia. Lo scheletro della donna intatto, di sopra a quello del fratello, ma questi aveva il teschio tra i femori, segno evidente che il disgraziato venne gettato là dentro con la testa spiccata dal tronco.(40)

  A Spilamberto viene ucciso il milite della Guardia Nazionale Repubblicana:

  BRAGGIO GIACOMO.(41)

  In montagna i partigiani, sull'onda delle avvisaglie degli attacchi anglo-americani sulla linea gotica e che prevedono a breve scadenza lo sfondamento della stessa, cercano in un qualche modo, di contribuire, attraverso combattimenti diretti, e non più con il solito sistema delle imboscate e degli agguati, alla lotta contro il nemico nazi-fascista. In uno di questi scontri perderà la vita il Comandante partigiano , Mario Allegretti, decorato poi di medaglia d'oro.(42)

    "Le operazioni del 10 Aprile, che costituirono l'attacco di più vaste proporzioni sferrato simultaneamente da tutte le formazioni partigiane, non diede i risultati sperati: nessuno dei presidi nemici lungo la Via Giardini venne eliminato. La ragione fondamentale sta’ nel fatto che la mancata offensiva alleata fra il Monte Cimone e l' Abetone non fu effettuata. Perciò le truppe germaniche del settore furono libere di fronteggiare l'azione dei partigiani; non solo; ma in diverse zone l'attacco di questi ultimi si scontrò con analoghe iniziative dei tedeschi. Sicché si accesero ovunque aspri combattimenti che ottennero il risultato di impegnare rilevanti forze nemiche senza per altro sloggiarle dalle loro posizioni."(43)

    Se ne deduce che senza l'intervento delle truppe anglo-americane non sarebbe stato possibile liberare la Provincia di Modena dall'odiato tedesco. Ma tutto questo contrasta in modo inequivocabile con la maggioranza delle pubblicazioni della storiografia apologetica resistenziale e con tutte le celebrazioni ufficiali ad essa connesse, dove si dà per certa la "liberazione" della Provincia di Modena da parte delle formazioni partigiane e che, quando arrivarono le truppe "alleate", trovarono le zone sgombre per il fattivo lavoro compiuto da queste formazioni.

  Ma non sarebbe più serio e anche storiograficamente più veritiero, ammettere che le formazioni partigiane entrarono nei paesi e nelle città dopo che queste vennero abbandonate dalle truppe tedesche e fasciste in seguito al decisivo attacco sferrato dall'ormai incontenibile macchina bellica americana?

  Un altro episodio, non ben definito nei suoi margini è quello avvenuto a Vignola, dove, secondo le narrazioni partigiane, un gruppo di fascisti della B.N. "Mirko Pistoni", si arrese ai partigiani della brigata "Italia", non comunista e sarebbe partita con loro con parte delle armi in dotazione.

    "Ciò che poi accadde, ossia il fatto che dalla montagna il gruppo di fascisti non fece più ritorno, è cosa difficilmente indagabile. Tuttora oggetto di diverse supposizioni."(44)

    Vennero dunque eliminati dai partigiani democristiani oppure si aggregarono al  loro gruppo suscitando le ire comuniste che forse avrebbero voluto usare la "loro" giustizia e non vi riuscirono? Da parte fascista non sono apparse testimonianze tali da poter eliminare questo punto interrogativo.

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15 Aprile - uccisioni a Marano, Spilamberto

  DOMENICA 15 APRILE 1945

    Violente incursioni aeree su tutto il territorio della Provincia modenese; vengono particolarmente presi di mira dai bombardieri anglo-americani i centri di: Guiglia, Spilamberto, San Vito, Formigine, Casinalbo, Baggiovara, Sassuolo e Vignola. A Festà, mentre la gente usciva dalla Chiesa al termine della messa, arrivarono all'improvviso alcuni aerei in picchiata sganciando bombe e mitragliando. Provocarono una vera strage. I morti furono 42 e la Chiesa venne completamente distrutta.

  Mentre la morte arrivava dal cielo su tanti paesi, i partigiani continuavano la loro opera con agguati, attentati e prelievi nei confronti dei fascisti o dei presunti tali, che ormai sentivano che il crollo finale era imminente e non riuscivano più a contrastare la mattanza organizzata dalle bande partigiane comuniste.

  A Spilamberto, in uno di questi attentati rimangono vittime due militi della GNR:

  ZANARINI ALVARO,(62) (vedi fotografia)

  MARINO ANDREA.(63)

  A Marano sul Panaro, vengono brutalmente assassinati tre fascisti: con il classico colpo alla nuca dei partigiani comunisti, viene ucciso il fuochista di trentasette anni:

  VECCHI BRUNO,(64)

  mentre in un castagneto viene ucciso l'impiegato, di trentuno anni:

  CAVALLINI CORRADO,(65)

  ed ancora con un colpo alla nuca viene assassinato il milite della  Brigata Nera di venti anni:

  MARTINELLI ETTORE.(66)

  La violenza, la cattiveria e la rabbia, da entrambe le parti in lotta, regnano ormai sovrane; la guerra civile raggiunge limiti parossistici, i fratelli si scannano vicendevolmente, impera la legge dell'occhio per occhio, dente per dente. A Modena i militi della Brigata Nera fucilano un giovane partigiano.(66bis)

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18 Aprile - ultimo bombardamento su Modena

MERCOLEDI' 18 APRILE 1945

    Formazioni aeree anglo-americane continuano, attraverso micidiali, quanto inutili bombardamenti, a seminare lutti in tutta la Provincia di Modena.

  Vengono particolarmente presi di mira i centri di: Monteorsello, Pavullo, Formigine e Modena.

  Gravissime distruzioni vengono inferte al centro più importante del Frignano; il paese di Formigine venne quasi completamente distrutto e venti civili rimasero sotto le macerie, tra essi il noto scienziato, conte Prof. Tito Bentivoglio.

  Modena, nel primo pomeriggio, venne centrata dai bombardieri per la sesta volta. Venne particolarmente presa di mira la zona di Rua Muro ove era , a Palazzo Margherita la Caserma della Brigata Nera, rimasta, sino a pochi anni fa’, l'unica testimonianza visibile di quel tragico periodo.

  La caserma venne centrata in pieno e parecchi militi rimasero sotto le macerie; il comandante della Brigata Nera mobile, Franz Pagliani, in quei giorni ancora a Modena per  organizzare la ritirata delle truppe fasciste al di là del Po, rimase fortunatamente illeso essendosi venuto a trovare nell'ala non crollata del fabbricato. Persero la vita in quella incursione: il maggiore della GNR di cinquantatré anni:

  MALAGUTI ETTORE,(70)

  il milite della GNR di diciannove anni:

  ESPOSITO ALBERTO,(71)

  il milite della Brigata Nera di sedici anni:

  SANTONI ARMANDO,(72)

  e tre militi della Brigata nera modenese, estratti dai rottami e non riconosciuti e pertanto rimasti:

  IGNOTI.(73)

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"esecuzioni" a San Matteo, Torre Maina, Spilamberto, e bombardamenti su Vignola e Formigine

Violente incursioni aeree su tutto il territorio della Provincia modenese; vengono particolarmente presi di mira dai bombardieri anglo-americani i centri di: Guiglia, Spilamberto, San Vito, Formigine, Casinalbo, Baggiovara, Sassuolo e Vignola. A Festà, mentre la gente usciva dalla Chiesa al termine della messa, arrivarono all'improvviso alcuni aerei in picchiata sganciando bombe e mitragliando. Provocarono una vera strage. I morti furono 42 e la Chiesa venne completamente distrutta.

  Mentre la morte arrivava dal cielo su tanti paesi, i partigiani continuavano la loro opera con agguati, attentati e prelievi nei confronti dei fascisti o dei presunti tali, che ormai sentivano che il crollo finale era imminente e non riuscivano più a contrastare la mattanza organizzata dalle bande partigiane comuniste.

  A Spilamberto, in uno di questi attentati rimangono vittime due militi della GNR:

  ZANARINI ALVARO,(62) (vedi fotografia)

  MARINO ANDREA.(63)

  A Marano sul Panaro, vengono brutalmente assassinati tre fascisti: con il classico colpo alla nuca dei partigiani comunisti, viene ucciso il fuochista di trentasette anni:

  VECCHI BRUNO,(64)

  mentre in un castagneto viene ucciso l'impiegato, di trentuno anni:

  CAVALLINI CORRADO,(65)

  ed ancora con un colpo alla nuca viene assassinato il milite della  Brigata Nera di venti anni:

  MARTINELLI ETTORE.(66)

  La violenza, la cattiveria e la rabbia, da entrambe le parti in lotta, regnano ormai sovrane; la guerra civile raggiunge limiti parossistici, i fratelli si scannano vicendevolmente, impera la legge dell'occhio per occhio, dente per dente. A Modena i militi della Brigata Nera fucilano un giovane partigiano.(66bis)

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  LUNEDI 16 APRILE 1945

    In Comune di Modena, a San Matteo, viene ucciso sulla pubblica via il milite della G.N.R., di ventitré anni:

  FORGHIERI GIORGIO.(67)

  A Torre Maina resta ucciso l'impiegato di trentacinque anni:

  TRENTI GIOVANNI RENATO.(68)

    MARTEDI 17 APRILE 1945

    VIII° Armata Americana, travolge, appoggiata da un massiccio intervento dell'aviazione, la disperata resistenza tedesca nella zona di Argenta, avvicinandosi così a Ferrara, creando la minaccia di un aggiramento di Bologna, che era già particolarmente pressata da sud da altre forze americane e da est dalle divisioni britanniche. La ritirata tedesca, da questo momento, andrà assumendo sempre più l'aspetto di una fuga precipitosa e disordinata.

  In Provincia di Modena, in località imprecisata, perde la vita il milite della GNR:

  BIONDI ORLANDO.(69)

  A Maranello, i partigiani fucilano il giovanissimo operaio di diciassette anni:

  PORTA LODOVICO(75);

  il padre di questo ragazzo era stato assassinato, sempre dai partigiani, un mese prima, a Spilamberto.

  A San Martino in Spino, in uno scontro con i partigiani restano uccisi tre giovani sottufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana:

  MORETTI CARLO LEO,(76)

  TAVONI WALTER,(77)

  MUGNAINI FERNANDO.(78) (vedi fotografia)

  Quest'ultimo aveva diciannove anni. Proponiamo una sua lettera, scritta alla mamma ed emblematica del pensiero dei giovani fascisti, che in quegli ultimi giorni, continuarono a battersi con tutte le loro forze, pur sapendo che il crollo era ormai certo:

    " Cara mamma, ho ricevuto ieri la tua lettera del 9...L'epicentro della tempesta si approssima. Tutto il mondo, col peso del suo marcio sta’ per rovinarci addosso. Irrigidiamoci! Disumaniamoci! Dimentichiamo affetti, sentimenti, tutto ciò che riguarda noi stessi. Facciamoci un cuore di sasso; imponiamoci una coscienza spartana. Induriamoci nella rinuncia. Le mascelle serrate, tiriamo diritto sino in fondo, a qualunque costo. Tutto, tutto perisca! Uomini, cose, città di ieri e di oggi. Muoia tutto un passato e tutto un presente. L'idea sola resti grande per la vittoria e nella vittoria. Tutto perdiamo! Amici, parenti. congiunti, gioie. Restiamo nudi! L'anima sola di noi resti! Ma che il nemico scavalcando i nostri cadaveri, senta su di sè la condanna del sangue che lo schiaccia; l'alito invincibile di una fede che ha smosso le montagne e sconvolto cieli e oceani. Non sò perché ti scriva così. Sono un carattere difficile, lo sai; non amo confessare a nessuno e tanto meno a tè quello che ho dentro; ma dal momento che lo vuoi, oggi faccio un eccezione, anche sapendo di esprimermi, come al solito, con una crudezza che non ti farà bene.....Adesso per la prima e forse ultima volta, ho una fede che mi fa’ sentire la bellezza della vita e della lotta che la giustifica, che rende degni di amarla e di viverla. Questa parentesi di vita e di luce che una immane tragedia di popoli mi offre come un imperativo nel rischio della disperata missione, finalmente mi fa’ pensare con serenità e spirito di coscienza. Adesso capirai perché in questa parentesi, per me inestimabile, io getti affetti, speranze, energie, l'anima intera a consumarsi; vivendo nel tumulto tutta la sua giovinezza. A Dio chiedo solo che io possa al momento del collaudo restare coerente a mè stesso, ch'io non retroceda, nè esiti, nè mi smarrisca, quando apocalittica infurierà la lotta sui campi d'Europa e la vittoria vorrà significare credere fino ai limiti dell'assurdo e oltre.

  Fernando Mugnaini."(79)

    In questo giorno le prime truppe "alleate" entrano nella Provincia di Modena e precisamente in territorio di Monteombraro nei pressi di Zocca.(80)

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   GIOVEDI 19 APRILE 1945

    La resistenza italo-tedesca, su tutto il fronte italiano, comincia vistosamente a cedere e sulle strade della nostra Provincia interminabili colonne di militari, su ogni mezzo disponibile sono in ritirata per cercare di raggiungere i guadi del Po,  in maniera tale da non trovarsi imbottigliati dall'azione a tenaglia delle forze alleate che ormai irrompono ovunque su di un fronte in completo sfaldamento, anche se, in molte zone la resistenza tedesca è accanita. Le formazioni partigiane si limitano a seguire alla distanza questa ritirata e solamente in rarissimi casi si scontrano con il grosso delle truppe; più frequenti saranno invece gli attacchi a militari isolati, tedeschi o fascisti e alle piccole pattuglie che, o per mancanza di informazioni, o perché lontane dalle grandi vie di comunicazione, troveranno notevole difficoltà a congiungersi con il grosso dei reparti.

  Si prefigura invece l'opera di mattanza nei confronti dei fascisti o presunti tali, da parte delle formazioni partigiane che raggiungerà il vertice massimo nei giorni e nelle settimane immediatamente successive alla "liberazione".

  A Spilamberto cinque fascisti vengono uccisi da reparti partigiani: due fratelli giovanissimi, il primo di quindici anni ed il secondo di ventuno anni:

  RICCO' ANGELO(81),

  RICCO' GIUSEPPE(82);

  oltre a :

  PELLI PIETRO,(83)

  VEZZALI ERNESTO,(84)

  MONTICELLI PIERO.(85)

  Vignola, che in queste ultime giornate di guerra, venne quasi quotidianamente colpita e quasi completamente distrutta, subisce l'ultimo bombardamento. In pieno centro parecchi edifici saltano in aria e centrata venne anche la mensa Ufficiali dell'Artiglieria contraerea.

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