Emme Rossa |
Marzo e Aprile del 1945
Spilamberto: uccisione del Tenente Roli Bruno
GIOVEDI
1 MARZO 1945
A
Spilamberto i partigiani uccidono brutalmente il Tenente della Brigata Nera di
trentanove anni:
ROLI
BRUNO(1)
era
Commissario Prefettizio di quel Comune: il vecchio genitore sarà ucciso il
giorno della "liberazione". Dalla storiografia partigiana si apprende
dell'esecuzione di questo fascista nel solito modo:
Cavezzo: uccisione della giovane Nivet Maria Grazia
PAOLI
WALTER(11),
è
ucciso dai partigiani a Maranello.
Nella
bassa modenese continuano, quotidianamente, gli agguati e le incursioni
partigiane: a Carpi è ucciso:
LOSI
ARGIMIRO(12).
A
Soliera due persone perdono la vita:
MATTIOLI
GIUSEPPE(13),
TRIDENTI
AUGUSTO.(14)
NIVET
MARIA GRAZIA.(15)
16 Marzo varie "esecuzioni" in Provincia - Bocchi a Modena
VENERDI
16 MARZO 1945
PORTA
CARLO(48),
mentre
il suo giovane figlio di diciassette anni verrà ucciso, sempre dai partigiani,
il 18 Aprile.
Un
altro operaio viene ucciso dai partigiani a San Vito, sempre in Comune di
Spilamberto, sulla riva destra del fiume Guerro: si trattava del quarantottenne:
FRONTINI
ARTEMIO:(49)
A
Modena veniva ucciso il militare:
DI
LORENZO FRANCESCO.(50)
Mentre
nella zona di Carpi venivano fucilati tre partigiani.(51)
Sempre
a Modena, in un criminale attentato, vengono barbaramente trucidati:
FRANCESCO
BOCCHI(52)
BOCCHI
MARISI ITALINA(53),
RANIERI
ROBERTO.(54)
Era
l'ora del crepuscolo e il Dott. Francesco Bocchi, Vice Commissario Federale di
Modena e Direttore di "Valanga Repubblicana", se ne ritornava alla sua
abitazione posta alla periferia della città, insieme con il suo vecchio
Professore, Ranieri Roberto. Si soffermarono all'angolo della via e la mamma di
Francesco, sempre trepidante per quel suo figliolo, gli mosse incontro. Da una
siepe vicina crepitarono raffiche di mitra sui tre. La madre allargò le braccia
come per raccogliere ancora una volta il figlio nel suo grembo. Il loro sangue
fu un tutt'uno. Tre cadaveri giacevano sulla nuda terra e vi rimasero
abbandonati sino al mattino.
In
occasione del trigesimo della sua scomparsa il Federale di Modena così ne
scrisse:
- L'olocausto della Camicia Nera: - Divampò nell'ardor de la mia nera fiamma la vita che in beltà si estinse."(55)
Poesia di Francesco Bocchi
Riportiamo
una delle poesie scritte dal Dott. Bocchi e conservate in detto Archivio.
ESORTAZIONE
sia
da la rabbia del nemico insulto,
ogni
tuo grido alle ferite inferte
dai
tuoi figli a la carne di lor carne,
patria,
m'è strazio e dilaniante doglia,
quasi
sia la mia vita a mè divelta.
Oh,
si faccia barriera all'invasore
con
la virtù che già fù nostra, e spenta
non
ancora è nei cuori; con la fede,
nostro
antico alimento, che guatammo
nè
dubitanti giorni: or combattiamo!
A
un lavacro di sangue ti rinnovi,
patria
e t'adergi verso il tuo futuro,
colma
di fato, di promessa colma.
Oh,
dei tuoi figli a la certezza irrompi,
sii
per noi l'alta forma in cui sperammo,
come
ostensorio da 'l dolor raggiante!
Chi
ci disse che tu spenta saresti
a
l'amor nostro? oh, tu sarai per sempre,
ritroveremo
in te, vergine intatta, integra
al
fondo de la nostra angoscia,
che
disperatamente a te s'avvinghia!
chè
senza te, con te gettata a l'onta
orrenda
parve, e fù, la vita, in forse
se
valesse il respiro onde s'avviva;
se
da tè avulsi, dal tuo grande spiro,
a
te, madre, profonda anima nostra,
ancor
la vita un palpito serbasse:
or
combattiamo, or combattiam per essa!
Vagheggieremo
allora la rifatta
patria
del sogno, quale intravedemmo
ne
la bufera in serenante lume;
la
patria in cui s'affiocchi ogni rancura
ogni
rissa s'oblii, posi l'affanno,
si
ritrovino i cuori alfin placati;
la
patria cui rifà degna il lavoro
redento
alfine, alfin pacificato,
sonante
nell'immane ansito intenso;
la
patria che si fà nova pe l'novo
amore
che l'investe e la solleva
da
dove eterna in sua vittoria stia;
or
combattiamo, or combattiam per essa!
SABATO
17 MARZO 1945
Lo
scontro ha inizio dopo che reparti tedeschi e fascisti avevano superato il ponte
Pioppa e qui furono presi d'infilata dalle formazioni partigiane che si erano
attestate in attesa del loro arrivo: vi fu una reazione violenta e si accese un
combattimento di una certa consistenza, che però non raggiunse quelle
dimensioni di battaglia campale che si vuol far credere nella storiografia
partigiana. La "battaglia di Rovereto"(56) o il "giorno più
lungo" nella storia della guerriglia partigiana nella zona,(57) non è
altro che un breve combattimento e, le perdite nazifasciste, come si racconta
sono, come al solito, esagerate e fuori dalla realtà.
In
verità lo scontro, che pur ebbe una certa violenza, vide poche perdite dall'una
e dall'altra parte. Vi persero la vita: il Tenente Colonnello della Brigata Nera
"Pappalardo":
WENDER
ARMANDO(59),
che
era già stato Comandante della BB.NN. "G. Ferrari" di Reggio Emilia
ed il giovane milite di quel reparto, il diciassettenne:
GELLI
BENITO.(60)
Queste
le perdite fasciste, oltre ad alcuni militari tedeschi. E non fu una vittoria
partigiana, come da tante parti proclamato, poiché mentre il combattimento si
spostava in varie direzioni, con il sopraggiungere di rinforzi tedeschi,
comprese due autoblinde, i sappisti non ebbero altra scelta che il
"ripiegamento"(61)
Nonostante
le giustificazioni e le precisazioni che la lotta partigiana, specie nelle zone
di pianura non poteva sempre basarsi sulla conquista o la perdita di una
posizione, i partigiani dovettero ritirarsi.(62)
Mentre
a Rovereto e dintorni si svolgeva questo scontro, altri attentati si
verificavano in altre zone della Provincia.
A
Pavullo veniva ucciso il milite della G.N.R. stradale:
LINARI
CARLO.(63)
A
Modena perdeva la vita il militare:
DI
BARTOLO FRANCESCO(64)).
Quotidiane esecuzioni in tutti i centri della Provincia
LUNEDI
19 MARZO 1945
Al
Ponte di S. Ambrogio, durante un mitragliamento aereo, perdono la vita: il
giovane studente e caporal maggiore:
BOSCHI
BRUNO(68)
oltre
al milite:
FONTANA
GIAN FRANCO(68BIS).
Ennesima
imboscata partigiana nella zona di Ravarino: mentre stava ritornando alla sua
abitazione, dopo aver portato il cambio della biancheria al marito in
Federazione, veniva uccisa vicino al Ponte Fossa, sulla via per Nonantola, la
casalinga:
BENATTI
FORTUNA(69),
aveva
quarantadue anni e venne uccisa assieme al contadino, fascista:
SERAFINI
ORESTE(70).
Nel
capoluogo, nove partigiani venivano fucilati in svariati punti della città.(71)
IMBUTI
GIOVANNI.(72)
Due
partigiani vengono fucilati, in questo giorno a Fiorano e nella frazione
Settecani.(73)
RONDELLI
ALFONSO.(74)
All'Ospedale
Militare di Modena decedeva la camicia nera:
BARONTINI
ISIDORO(75),
era
stato gravemente ferito in un agguato avvenuto nei pressi di Formigine.
A
Castelnuovo Rangone veniva ucciso dai partigiani l'ufficiale postale di quel
centro, di anni trentasei:
MANDUCA
FILIPPO.(76)
A
Savignano sul Panaro restano uccise due persone:
GASPARINI
LEO(77),
IGNOTO(78).
Così
racconta la storiografia partigiana di questo episodio emblematico, poiché
anche a guerra finita numerosissime donne, solo per il fatto di essere fidanzate
o mogli di fascisti, dovettero subire trattamenti bestiali il più semplice dei
quali era il taglio dei capelli.
A
Maranello, in un agguato partigiano, viene ucciso il Capitano della 1°
Compagnia minatori del Genio:
BARACCHI
ALESSANDRO.(81)
A
Vignola viene assassinato dai partigiani il pollivendolo di quarantadue anni,
ritenuto un fascista:
RUBBIANESI
GIUSEPPE.(82)
I
partigiani, nelle loro operazioni di "prelevamento notturno" non
risparmiano le giovani donne e in particolare se portano una divisa.
CORRADI
DEFAIS(83),
ausiliaria
della RSI, è vittima di una di queste operazioni "eroiche" della
partigianeria locale; la sua salma verrà recuperata a Soliera, in una fossa, il
13 Marzo 1946, assieme a quella di uno sconosciuto.
Due
partigiani restano uccisi in un rastrellamento.(84)
Castelnuovo Rangone: intere famiglie sterminate
SABATO
24 MARZO 1945
GUERZONI
FIORAVANTE(85),
REGGIANI
PRIMO(86).
A
Castelnuovo Rangone i partigiani prelevano una intera famiglia di Milano,
sfollata in quella località e la fanno letteralmente sparire: le loro salme
verranno poi recuperate a Spilamberto il 21 febbraio 1946, si trattava della
famiglia di:
MARTINENGHI
MARCO(87),
MARTINENGHI
BORGHI BIANCA(88),
MARTINENGHI
ISABELLA(89).
Un
altra coppia di coniugi viene fatta scomparire in quelle zone: sempre a
Castelnuovo Rangone ,
BERTOLI
ALDO(90),
BERTOLI
CASOLI CIPRIANA(91),
vengono,
come di solito sono abituati ad operare i partigiani, prelevati dalla loro
abitazione e fatti scomparire. Anche in questo caso le salme verranno recuperate
nella zona di Spilamberto il 26 Febbraio 1946.
A
Limidi di Soliera, gruppi di partigiani attaccano all'improvviso un reparto
tedesco causando morti e feriti.
A
Cognento, vicino a Modena veniva ucciso il Tenente della GNR, insegnante a
Levizzano, di cui non si conosce il nome:
Esecuzione di fascisti a Civago
LUNEDI
26 MARZO 1945
RICCHETTI
GINO,
DOSUALDO
ANTONIO,
UGOLINI
GIUSEPPE,
FERRARI
GIACINTO,
ORSINI
SECONDO.
Il
capo partigiano indirizzò anche una lettera di protesta ai comandi partigiani
per i commenti fatti dal Dott. De Toffoli dove tra l'altro si diceva:
BOCCACCINI
DINO(101),
mentre
nella zona di Carpi veniva ucciso tale :
TEDESCHI
CARLO.(102)
IGNOTO(103).
Sul
fronte dell'Abetone resta ucciso il Tenente della Divisione "San
Marco":
GAMMACCHIO
GIUSEPPE.(104)
31 Marzo - Gombola - esecuzioni a Ravarino, Carpi, Campogalliano
SABATO
31 MARZO 1945
MAIANI
GIORGIO(115)
In
montagna, una pattuglia tedesca giunge a Gombola
proveniente dal Comando del Moncerrato e viene attaccata da formazioni
partigiane: i militi tedeschi sono costretti a rifugiarsi nella canonica; uno
viene ucciso, cinque vengono fatti prigionieri e mandati a Farneta, mentre gli
altri riescono a fuggire dal retro della canonica.
Lo
stesso Cappellano, Don Giuseppe Guicciardi(116) si recò al Comando germanico
per cercare di placare le ire dei tedeschi i quali volevano a tutti i costi i
cinque prigionieri. Il prete si recò pertanto a Farneta dove gli dissero che ai
prigionieri era stato fatto attraversare il fronte. Di questi non si ebbe più
notizia. Di conseguenza dovette recarsi a Modena per implorare il Comando
tedesco, e qui il suo intervento ebbe esito favorevole e nessuna rappresaglia
venne effettuata.
Un
episodio analogo avviene nel Comune di Castelfranco; in una imboscata, i
partigiani uccidono due ufficiali tedeschi: il Comando di quel centro decide
immediatamente una rappresaglia; quattordici ostaggi di Castelfranco dovranno
essere fucilati.
L'Arciprete
di Recovato, Mons. Giuseppe Cavazzuti, si reca al Comando dove vi rimane,
secondo la sua testimonianza, per ben cinque giorni ad implorare clemenza; vi
riesce e al sesto giorno viene rimandato a casa assieme ai 14 ostaggi, evitando
così una spietata rappresaglia.
Lo
stesso Mons. Cavazzuti, in una intervista, così raccontava l'episodio:
A
Ravarino vennero uccisi:
MORISI
ARTURO(119),
CALVI
GIUSEPPE.(120).
A
Carpi resta ucciso:
BARTOLI
ALDO.(121)
A
Campogalliano viene ucciso l'agente di PS
LOSCHI
ILDEBRANDO(122)
assieme
a questo resta uccisa la giovane :
BOTTI
CARMEN.(123)
Questo
fatto viene narrato in un giornale dell'immediato dopoguerra in un articolo così
titolato:
Per
questo episodio sono state arrestate quattro persone fra cui il segretario dell'Anpi
di Campogalliano. Il cadavere della Botti è stato recentemente riesumato in un
campo dietro indicazione degli stessi uccisori. Nella medesima fossa c'erano i
resti di uno sconosciuto. La polizia ha stabilito che si trattava di un
mendicante.
Mentre
gli uccisori della Botti scavavano la fossa in un campo, passò lungo la
carreggiata un mendicante ignaro, che augurò la buona sera. Gli uccisori
temendo che il vagabondo avesse visto il cadavere della donna riverso sulla
scolina, lo rincorsero, gli spararono due colpi nella schiena e quindi
trascinarono anche lui nella fossa.(124)
Primi giorni di aprile: inizia la mattanza
E’ il giorno di Pasqua: ma la resurrezione di Cristo non porta pace
agli uomini che, in questa giornata, continuano a scannarsi con inaudita
ferocia.
A Vignola i partigiani prelevano dalla sua abitazione, il nativo di
Guiglia:
BRAGLIA GIACOMO(1),
per poi ucciderlo in località imprecisata. A Castelnuovo Rangone, i
partigiani prelevano il giovane milite della Brigata Nera:
LEVONI ORLANDO(2),
della sua sorte, nulla si è più saputo per lungo tempo poi, dopo molti
mesi, attraverso indicazioni, la sua salma fu ritrovata.
A Farneta di Montefiorino, in località Giunzione, sono uccisi dai
partigiani tre persone, mentre erano accompagnate a Civago per passare le linee.(3)
Si trattava di:
RIVASI UMBERTO,
EGIDIO REA,
TAZZIOLI ETTORE,
Quest'ultimo, prelevato dalla sua abitazione in Barigazzo aveva
ventisette anni.(4)
Un partigiano democristiano svolse un’inchiesta ed appurò che i tre
uccisi non avevano per niente cercato di fuggire, contrariamente a quanto disse
l'esecutore materiale, ma furono "eliminati" per ordine di un certo
"Patrizio", comunista, dopo essere stati bastonati a sangue. La
dichiarazione del responsabile materiale non lascia alcun dubbio:
"Son partito da Farneta con
l'ordine verbale, datomi da Patrizio di fucilare i tre prigionieri lungo la via,
adducendo a motivo di giustificazione che si trattava di spie pericolose. Dissi
che i tre prigionieri erano da riportare al Comando per non impressionare i
civili e gli altri prigionieri. Feci legare le mani ai prigionieri appunto perché
rimanevo solo a giustiziarli. Io non percossi i prigionieri. Furono invece
percossi a sangue dal gruppo di partigiani, forse reggiani, nel quale ci
imbattemmo. Non ho altro da aggiungere sul Comando centrale di Polizia. L'ordine
mi fù dato da Patrizio non presente Rino. Ho seppellito i cadaveri dei fucilati
unitamente ad un contadino del posto al quale avevo richiesto aiuto per la
bisogna. A detta del contadino la buca era fonda a sufficienza: io stimo sia
stata fonda un metro e cinquanta cm. Ho seppellito i morti uno sopra l'altro.
Ritornai a Farneta il mattino dopo, dopo aver dormito a Giunzione.
F.to William a.d.r. "I prigionieri non avevano tentato di fuggire,
fui io a fermarli in seguito all'ordine ricevuto da Patrizio" F.to
William".(5)
Intanto, nella zona di Prignano, a Santa Giulia, reparti tedeschi
conducono uno degli ultimi rastrellamenti della zona, di una certa consistenza:
dopo breve scaramuccia con i partigiani, si ritirano senza aver avuto un
contatto violento.(6)
LUNEDI 2 APRILE 1945
Bombardamento aereo su Faidello e nei pressi di Fiumalbo ad opera di
quattro cacciabombardieri angloamericani, che provoca parecchi danni e due morti
tra la popolazione civile.
A Modena "scompare" il milite della GNR, di ventidue anni:
CAMPARI CARLO(8):
di lui nulla più si seppe.
Ad Albareto, in Comune di Modena, i partigiani assalgono nella loro casa
e li crivellano di colpi di mitragliatore, zio e nipote: il primo, squadrista
della Brigata Nera, impiegato alla Federazione Provinciale dei Fasci
Repubblicani aveva quarantasei anni, il nipote ne aveva ventidue:
CARBONI FAUSTO(9),
CARBONI IVO.(10)
A San Prospero è barbaramente ucciso il super-invalido di guerra di
ventiquattro anni:
MARCHI WAINER.(11)
Così viene ricordato in una testimonianza dell'immediato dopoguerra:
"Il giovane Wainer Marchi,
super invalido di guerra (era un povero tronco senza gambe) è scomparso. Il suo
accompagnatore, pagato dallo stato, fu quello che lo tradì portandolo al
macello, comunica alla madre che il figlio era stato fatto prigioniero e che
stava benissimo.....Crivellato di colpi era già stato sotterrato in poca terra.
Venne rovesciato dalla sua carrozzella dentro ad un porcile di una casa colonica
e lì lasciato dalle 12 alle 22, venne poi portato in campagna e trucidato.
Venne sepolto con i moncherini affioranti. Tempo dopo, la madre, visto
l'assassino, da lei ben conosciuto, ma naturalmente a piede libero, gli gettava
addosso l'acqua del secchio che stava portando; il vigliacco, fermatosi, la
schiaffeggiò."(12)
MARTEDI 3 APRILE 1945
A Querciagrossa di Pavullo viene ucciso, dopo essere stato prelevato dai
partigiani dalla sua abitazione di Maranello, l'iscritto al PFR:
VANDELLI MARIO.(13)
Un attacco tedesco a formazioni partigiane nella zona di Torre Maina,
riesce a scompaginarle al punto tale che si sbandarono sino a perdere per strada
o a seppellire le armi, tanto da far dire, in una relazione di un partigiano,
che:
"sarebbe necessario eliminare
tutti coloro che sono indegni di appartenere alle organizzazioni patriottiche,
cioè tutti coloro che al momento decisivo sotterrano le armi e fuggono
vigliaccamente abbandonando i loro compagni.”(14)
Ma parte della storiografia partigiana, contrariamente a quanto di reale
è stato appurato e senza preoccuparsi della verità storica, insiste a
rappresentare ogni piccolo fatto d'armi, come un grande successo della
partigianeria. Difatti anche in questa occasione possiamo leggere:
"Altro grande combattimento
al quale parteciparono questi (si riferisce ai partigiani prima citati.n.d.r.),
fù quello di Torre Maina, ove fu
respinto il più pesante attacco nazifascista alla riconquistata zona libera di
Montefiorino"(15)
A Concordia, in vari punti del paese vengono fucilati nove partigiani.(16)
MERCOLEDI 4 APRILE 1945
A Soliera viene ucciso dai partigiani il fascista:
RAPPA GIROLAMO(17).
A Campogalliano viene ucciso tale:
ROSSI RIZIERO.(18)
Continuano ancora gli attacchi tedeschi ai partigiani, che cercano di
proteggersi per la prossima ritirata verso il nord: nella zona di Boccasuolo,
prende parte al rastrellamento, la 5°
compagnia Alpenjager di stanza a S. Anna Pelago che, secondo i bollettini della
Divisione partigiana "Modena", perse parecchi uomini ma, in realtà,
visto e considerato i tremendi abbagli presi da questi bollettini, non possono
essere presi in considerazione con assoluta certezza.
"Particolare degno di
rilievo: mentre si svolgeva l'attacco si celebrava nella Chiesa di Boccasuolo,
il matrimonio di una signorina di Pievepelago, Gianna Biondi, con un militare
tedesco, il dentista Pietro Kahlhammer, fuggito fra i partigiani nel gennaio
scorso. La sposa dopo il rito si rifuggiva a Frassinoro in mezzo a un fitto
grandinare di proiettili."(19)
Nella storiografia partigiana si accenna, per questo giorno, ad un
attacco ad un presidio fascista della Brigata Nera nella zona di Spilamberto,
con l'uccisione di "sei criminali".(20) Non ci sono notizie più
particolareggiate di questo episodio, né da parte fascista e tanto meno nelle
altre storie della resistenza, pertanto anche questa appartiene a quei fatti o
inventati od esageratamente ampliati della storiografia resistenziale.
DOMENICA 5 APRILE 1945
Si stanno avvicinando i giorni conclusivi della spietata lotta civile nel
nostro territorio e i partigiani si dimostrano sempre più attivi nelle loro
imboscate e nei loro prelevamenti dei "feroci" fascisti. A Modena
viene ucciso il Brigadiere della GNR, di trentasette anni:
NASUTO RENATO.(21)
A Marzaglia viene brutalmente assassinato il giovane di diciannove anni:
OTTANI FILIPPO.(22)
A Dogana di Fiumalbo rimane vittima della violenza il milite della
Divisione San Marco:
WALLINI BRUNO.(23)
A Ravarino viene uccisa tale:
MONTANARI ADA.(24)
A Villa Freto, un altra donna, presunta fascista, viene fatta scomparire:
CATELLANI GINA(25)
Le cronache dell'immediato dopoguerra così descrivevano il rinvenimento
del cadavere di questa poveretta:
"In un fondo denominato San
Carlo. sito nella zona di San Geminiano durante lavori di sterro sono venuti
alla luce resti di un cadavere, successivamente identificato per quello della
quarantasettenne Gina Catellani già residente a Modena in Via Emilia Ovest 529.
La Catellani nella prima decade dell'aprile del 1945 era stata prelevata
nottetempo da alcuni partigiani e trasportata con un automezzo nel podere San
Carlo. La stessa Catellani veniva quindi uccisa con un colpo di rivoltella alla
nuca ed infine seppellita perché indiziata di appartenere al Fascio
Repubblicano. Sul luogo del ritrovamento dei pietosi resti si sono recati i
Carabinieri della Stazione di Villa Freto ed il sostituto procuratore.
Quest’ultimo al termine della constatazione di legge ha ordinato la rimozione
del cadavere ed il definitivo seppellimento in luogo consacrato.”(26)
La studentessa Bacchi Anna Maria
VENERDI
6 APRILE 1945
A Fiumalbo resta ucciso in questo giorno il marò della Divisione San Marco di ventuno anni: BAVAIERA ALFONSO.(27)
A Modena, una bella e giovane ragazza, la laureanda in medicina di ventisei anni:
BACCHI ANNA MARIA(28),
viene
avvicinata da tre individui che la informano che il fratello Gianfranco,
Ufficiale della G.N.R. è rimasto gravemente ferito in uno scontro con i
partigiani e, degente all'Ospedale di Modena avrebbe voluto parlarle. Era una
trappola ma la ragazza non dubitò un attimo e seguì i tre. Da quel momento
scomparve. Da notare che la ragazza non aveva mai avuto particolari interessi
per la politica. Il suo cadavere venne trovato solamente due anni dopo in un
campo di Villa Freto. Le indagini svolte nel dopoguerra portarono alla
scoperta degli assassini: si trattava di partigiani comunisti che al processo
si difesero dicendo di aver ricevuto l'ordine dal loro Comandante, il
partigiano "Luigi", il quale si scagionò sostenendo anch'esso di
aver ricevuto l'ordine da altri suoi capi.
Marzaglia, Villa Freto., Ravarino: luoghi del sacrificio
DOMENICA 5 APRILE 1945
Si stanno avvicinando i giorni conclusivi della spietata lotta civile nel
nostro territorio e i partigiani si dimostrano sempre più attivi nelle loro
imboscate e nei loro prelevamenti dei "feroci" fascisti. A Modena
viene ucciso il Brigadiere della GNR, di trentasette anni:
NASUTO RENATO.(21)
A Marzaglia viene brutalmente assassinato il giovane di diciannove anni:
OTTANI FILIPPO.(22)
A Dogana di Fiumalbo rimane vittima della violenza il milite della
Divisione San Marco:
WALLINI BRUNO.(23)
A Ravarino viene uccisa tale:
MONTANARI ADA.(24)
A Villa Freto, un altra donna, presunta fascista, viene fatta scomparire:
CATELLANI GINA(25)
Le cronache dell'immediato dopoguerra così descrivevano il rinvenimento
del cadavere di questa poveretta:
"In un fondo denominato San
Carlo. sito nella zona di San Geminiano durante lavori di sterro sono venuti
alla luce resti di un cadavere, successivamente identificato per quello della
quarantasettenne Gina Catellani già residente a Modena in Via Emilia Ovest 529.
La Catellani nella prima decade dell'aprile del 1945 era stata prelevata
nottetempo da alcuni partigiani e trasportata con un automezzo nel podere San
Carlo. La stessa Catellani veniva quindi uccisa con un colpo di rivoltella alla
nuca ed infine seppellita perché indiziata di appartenere al Fascio
Repubblicano. Sul luogo del ritrovamento dei pietosi resti si sono recati i
Carabinieri della Stazione di Villa Freto ed il sostituto procuratore.
Quest’ultimo al termine della constatazione di legge ha ordinato la rimozione
del cadavere ed il definitivo seppellimento in luogo consacrato.”(26)
Uccisione del giovane modenese Gasparini Casari Arrigo
DOMENICA
8 APRILE 1945
A Casotto di Val D'Astico, (Vicenza) viene ucciso da elementi partigiani,
con un colpo alla nuca, il modenese di ventitré anni:
GASPARINI CASARI ARRIGO.(31)
Era nato a Covington (Usa) e mentre il padre prestava servizio militare
come maggiore di artiglieria, poi nella G.N.R., si arruolava nel Corso Allievi
Ufficiali dell’Aeronautica. Venne deportato in Germania dopo l'armistizio.
Come tanti altri giovani in quel periodo, che intercorre alla costituzione della
RSI, si adatta a rivestire una divisa che è straniera, ma che non rinnega il
sangue versato dagli italiani in tre anni di guerra. Si arruola nella Divisione
SS Italiane, e nelle sue lettere vi è la testimonianza di quella situazione così
tragica che legittimava la scelta fatta in buona fede e senza secondi fini. Ecco
come scriveva ai suoi familiari, questo italiano oggi criminalizzato:
"4 Agosto 1943 - Babbo
carissimo, non ho ancora messo il naso fuori dall’Aeroporto. Saprai che la
libera uscita è stata soppressa. Speriamo che ci sia ridata presto, perché
sento il bisogno di svagarmi un poco: il mio stato d'animo non è molto allegro
a causa degli avvenimenti; tu sai quanto male mi possa fare il vedere il nostro
paese ridotto in una situazione simile. Fuori i giornali ed il popolo inneggiano
alla libertà riconquistata; e pensare che abbiamo il nemico in casa! Chi sa mai
che cosa essi intendono per libertà. Io però, per la mia dignità personale,
sono pronto a fare qualsiasi cosa per il mio paese. Arrigo"(32)
In un altra lettera scritta qualche mese più avanti, questo giovane così
esprimeva al fratello i suoi purissimi sentimenti:
"11 Gennaio 1944 - Caro fratello Benito, sono di ritorno in camerata dopo aver assistito ad una lezione di tedesco e prima di coricarmi ti voglio scrivere perché il 26 di questo mese è il giorno del tuo compleanno.....Come vi ho già scritto, mi sono arruolato nelle SS. Tu avrai conoscenza intorno a questo Corpo specialistico delle Forze Armate Germaniche. L'istruzione militare in Germania, specialmente in questo corpo, è molto curata e quindi capirai che è abbastanza dura, ma a me piace. Sappiate che sono contento di essermi arruolato nelle SS e che non vedo l'ora di potere dare il mio contributo tangibile alla causa della Nuova Europa: l'unica speranza che può avere l'Europa di vita e di benessere domani. Caro Benito, in occasione del tuo compleanno ti faccio i miei più sentiti auguri. Che la provvidenza divina ti protegga assieme al babbo e alla mamma.Arrigo
Cavezzo: madre e figlia brutalmente assassinate
A Cavezzo, zona dove si sono verificate una serie di atrocità
incredibili, vengono uccise due donne, madre e figlia; di trentotto anni la
prima, di diciotto anni la seconda:
CATTABRIGA STEFANINI PRIMA,(34)
CATTABRIGA PAOLINA.(35)
Presumibilmente è la stessa banda di partigiani che due giorni dopo
uccideranno i fratelli Morselli. Si recarono dunque a Motta di Cavezzo per
prelevare la giovane ragazza, ma la madre si mise ad urlare e ad implorare perchè
non le portassero via la figlia; prelevarono anche la madre. Furono entrambe
trascinate sull'argine del Secchia, spogliate completamente e, una accanto
all'altra, violentate, poi uccise e sepolte in un qualche modo. Le vittime erano
di umili condizioni e non si erano mai interessate di politica.(36)
I fratelli Morselli brutalmente uccisi a Cavezzo
MARTEDI 10 APRILE 1945
Siamo a Motta di Cavezzo, dove il giorno otto erano già state uccise due
donne. Otto persone, sette uomini ed una donna, penetrano nottetempo nella casa
di due fratelli possidenti e la svaligiano di tutto quello che capita loro tra
le mani. Compiuta la razzia, il gruppo di individui ordinarono alla donna:
MORSELLI LATINA,(38)
di quarantadue anni, di uscire con loro. Il fratello:
MORSELLI ALBERTO(39),
di quarantotto anni si oppose ed anch'esso venne prelevato. Vennero
portati in un campo a circa due chilometri da casa, gli uomini usarono violenza
alla Morselli davanti al fratello. Al termine, uno di questi domandò: "c'è
più nessuno?", quindi portò la canna del mitra contro il grembo della
povera donna e sparò una raffica. Subito dopo fu ucciso il fratello ed i due
cadaveri vennero sepolti in un
unica fossa. Dopo molti anni venne trovata la tomba dei fratelli Morselli: i
cadaveri affioravano dagli arenili del fiume Secchia. Lo scheletro della donna
intatto, di sopra a quello del fratello, ma questi aveva il teschio tra i
femori, segno evidente che il disgraziato venne gettato là dentro con la testa
spiccata dal tronco.(40)
A Spilamberto viene ucciso il milite della Guardia Nazionale
Repubblicana:
BRAGGIO GIACOMO.(41)
In montagna i partigiani, sull'onda delle avvisaglie degli attacchi
anglo-americani sulla linea gotica e che prevedono a breve scadenza lo
sfondamento della stessa, cercano in un qualche modo, di contribuire, attraverso
combattimenti diretti, e non più con il solito sistema delle imboscate e degli
agguati, alla lotta contro il nemico nazi-fascista. In uno di questi scontri
perderà la vita il Comandante partigiano , Mario Allegretti, decorato poi di
medaglia d'oro.(42)
"Le operazioni del 10 Aprile,
che costituirono l'attacco di più vaste proporzioni sferrato simultaneamente da
tutte le formazioni partigiane, non diede i risultati sperati: nessuno dei
presidi nemici lungo la Via Giardini venne eliminato. La ragione fondamentale
sta’ nel fatto che la mancata offensiva alleata fra il Monte Cimone e l'
Abetone non fu effettuata. Perciò le truppe germaniche del settore furono
libere di fronteggiare l'azione dei partigiani; non solo; ma in diverse zone
l'attacco di questi ultimi si scontrò con analoghe iniziative dei tedeschi.
Sicché si accesero ovunque aspri combattimenti che ottennero il risultato di
impegnare rilevanti forze nemiche senza per altro sloggiarle dalle loro
posizioni."(43)
Se ne deduce che senza l'intervento delle truppe anglo-americane non
sarebbe stato possibile liberare la Provincia di Modena dall'odiato tedesco. Ma
tutto questo contrasta in modo inequivocabile con la maggioranza delle
pubblicazioni della storiografia apologetica resistenziale e con tutte le
celebrazioni ufficiali ad essa connesse, dove si dà per certa la
"liberazione" della Provincia di Modena da parte delle formazioni
partigiane e che, quando arrivarono le truppe "alleate", trovarono le
zone sgombre per il fattivo lavoro compiuto da queste formazioni.
Ma non sarebbe più serio e anche storiograficamente più veritiero,
ammettere che le formazioni partigiane entrarono nei paesi e nelle città dopo
che queste vennero abbandonate dalle truppe tedesche e fasciste in seguito al
decisivo attacco sferrato dall'ormai incontenibile macchina bellica americana?
Un altro episodio, non ben definito nei suoi margini è quello avvenuto a
Vignola, dove, secondo le narrazioni partigiane, un gruppo di fascisti della
B.N. "Mirko Pistoni", si arrese ai partigiani della brigata
"Italia", non comunista e sarebbe partita con loro con parte delle
armi in dotazione.
"Ciò che poi
accadde, ossia il fatto che dalla montagna il gruppo di fascisti non fece più
ritorno, è cosa difficilmente indagabile. Tuttora oggetto di diverse
supposizioni."(44)
Vennero
dunque eliminati dai partigiani democristiani oppure si aggregarono al
loro gruppo suscitando le ire comuniste che forse avrebbero voluto usare
la "loro" giustizia e non vi riuscirono? Da parte fascista non sono
apparse testimonianze tali da poter eliminare questo punto interrogativo.
15 Aprile - uccisioni a Marano, Spilamberto
DOMENICA 15 APRILE 1945
Violente incursioni aeree su tutto il territorio della Provincia
modenese; vengono particolarmente presi di mira dai bombardieri anglo-americani
i centri di: Guiglia, Spilamberto, San Vito, Formigine, Casinalbo, Baggiovara,
Sassuolo e Vignola. A Festà, mentre la gente usciva dalla Chiesa al termine
della messa, arrivarono all'improvviso alcuni aerei in picchiata sganciando
bombe e mitragliando. Provocarono una vera strage. I morti furono 42 e la Chiesa
venne completamente distrutta.
Mentre la morte arrivava dal cielo su tanti paesi, i partigiani
continuavano la loro opera con agguati, attentati e prelievi nei confronti dei
fascisti o dei presunti tali, che ormai sentivano che il crollo finale era
imminente e non riuscivano più a contrastare la mattanza organizzata dalle
bande partigiane comuniste.
A Spilamberto, in uno di questi attentati rimangono vittime due militi
della GNR:
ZANARINI
ALVARO,(62)
MARINO ANDREA.(63)
A Marano sul Panaro, vengono brutalmente assassinati tre fascisti: con il
classico colpo alla nuca dei partigiani comunisti, viene ucciso il fuochista di
trentasette anni:
VECCHI BRUNO,(64)
mentre in un castagneto viene ucciso l'impiegato, di trentuno anni:
CAVALLINI CORRADO,(65)
ed ancora con un colpo alla nuca viene assassinato il milite della
Brigata Nera di venti anni:
MARTINELLI ETTORE.(66)
La violenza, la cattiveria e la rabbia, da entrambe le parti in lotta,
regnano ormai sovrane; la guerra civile raggiunge limiti parossistici, i
fratelli si scannano vicendevolmente, impera la legge dell'occhio per occhio,
dente per dente. A Modena i militi della Brigata Nera fucilano un giovane
partigiano.(66bis)
18 Aprile - ultimo bombardamento su Modena
MERCOLEDI'
18 APRILE 1945
Formazioni aeree anglo-americane continuano, attraverso micidiali, quanto
inutili bombardamenti, a seminare lutti in tutta la Provincia di Modena.
Vengono particolarmente presi di mira i centri di: Monteorsello, Pavullo,
Formigine e Modena.
Gravissime distruzioni vengono inferte al centro più importante del
Frignano; il paese di Formigine venne quasi completamente distrutto e venti
civili rimasero sotto le macerie, tra essi il noto scienziato, conte Prof. Tito
Bentivoglio.
Modena, nel primo pomeriggio, venne centrata dai bombardieri per la sesta
volta. Venne particolarmente presa di mira la zona di Rua Muro ove era , a
Palazzo Margherita la Caserma della Brigata Nera, rimasta, sino a pochi anni
fa’, l'unica testimonianza visibile di quel tragico periodo.
La caserma venne centrata in pieno e parecchi militi rimasero sotto le
macerie; il comandante della Brigata Nera mobile, Franz Pagliani, in quei giorni
ancora a Modena per organizzare la
ritirata delle truppe fasciste al di là del Po, rimase fortunatamente illeso
essendosi venuto a trovare nell'ala non crollata del fabbricato. Persero la vita
in quella incursione: il maggiore della GNR di cinquantatré anni:
MALAGUTI ETTORE,(70)
il milite della GNR di diciannove anni:
ESPOSITO ALBERTO,(71)
il milite della Brigata Nera di sedici anni:
SANTONI ARMANDO,(72)
e tre militi della Brigata nera modenese, estratti dai rottami e non
riconosciuti e pertanto rimasti:
IGNOTI.(73)
"esecuzioni" a San Matteo, Torre Maina, Spilamberto, e bombardamenti su Vignola e Formigine
Violente
incursioni aeree su tutto il territorio della Provincia modenese; vengono
particolarmente presi di mira dai bombardieri anglo-americani i centri di:
Guiglia, Spilamberto, San Vito, Formigine, Casinalbo, Baggiovara, Sassuolo e
Vignola. A Festà, mentre la gente usciva dalla Chiesa al termine della messa,
arrivarono all'improvviso alcuni aerei in picchiata sganciando bombe e
mitragliando. Provocarono una vera strage. I morti furono 42 e la Chiesa venne
completamente distrutta.
Mentre la morte arrivava dal cielo su tanti paesi, i partigiani
continuavano la loro opera con agguati, attentati e prelievi nei confronti dei
fascisti o dei presunti tali, che ormai sentivano che il crollo finale era
imminente e non riuscivano più a contrastare la mattanza organizzata dalle
bande partigiane comuniste.
A Spilamberto, in uno di questi attentati rimangono vittime due militi
della GNR:
ZANARINI ALVARO,(62)
MARINO ANDREA.(63)
A Marano sul Panaro, vengono brutalmente assassinati tre fascisti: con il
classico colpo alla nuca dei partigiani comunisti, viene ucciso il fuochista di
trentasette anni:
VECCHI BRUNO,(64)
mentre in un castagneto viene ucciso l'impiegato, di trentuno anni:
CAVALLINI CORRADO,(65)
ed ancora con un colpo alla nuca viene assassinato il milite della
Brigata Nera di venti anni:
MARTINELLI ETTORE.(66)
La violenza, la cattiveria e la rabbia, da entrambe le parti in lotta, regnano ormai sovrane; la guerra civile raggiunge limiti parossistici, i fratelli si scannano vicendevolmente, impera la legge dell'occhio per occhio, dente per dente. A Modena i militi della Brigata Nera fucilano un giovane partigiano.(66bis)
LUNEDI 16 APRILE 1945
In Comune di Modena, a San Matteo, viene ucciso sulla pubblica via il
milite della G.N.R., di ventitré anni:
FORGHIERI GIORGIO.(67)
A Torre Maina resta ucciso l'impiegato di trentacinque anni:
TRENTI GIOVANNI RENATO.(68)
MARTEDI 17 APRILE 1945
VIII°
Armata Americana, travolge, appoggiata da un massiccio intervento
dell'aviazione, la disperata resistenza tedesca nella zona di Argenta,
avvicinandosi così a Ferrara, creando la minaccia di un aggiramento di Bologna,
che era già particolarmente pressata da sud da altre forze americane e da est
dalle divisioni britanniche. La ritirata tedesca, da questo momento, andrà
assumendo sempre più l'aspetto di una fuga precipitosa e disordinata.
In Provincia di Modena, in località imprecisata, perde la vita il milite
della GNR:
BIONDI ORLANDO.(69)
A Maranello, i partigiani fucilano il giovanissimo operaio di diciassette
anni:
PORTA LODOVICO(75);
il padre di questo ragazzo era stato assassinato, sempre dai partigiani,
un mese prima, a Spilamberto.
A San Martino in Spino, in uno scontro con i partigiani restano uccisi
tre giovani sottufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana:
MORETTI CARLO LEO,(76)
TAVONI WALTER,(77)
MUGNAINI FERNANDO.(78)
Quest'ultimo aveva diciannove anni. Proponiamo una sua lettera, scritta
alla mamma ed emblematica del pensiero dei giovani fascisti, che in quegli
ultimi giorni, continuarono a battersi con tutte le loro forze, pur sapendo che
il crollo era ormai certo:
" Cara mamma, ho ricevuto
ieri la tua lettera del 9...L'epicentro della tempesta si approssima. Tutto il
mondo, col peso del suo marcio sta’ per rovinarci addosso. Irrigidiamoci!
Disumaniamoci! Dimentichiamo affetti, sentimenti, tutto ciò che riguarda noi
stessi. Facciamoci un cuore di sasso; imponiamoci una coscienza spartana.
Induriamoci nella rinuncia. Le mascelle serrate, tiriamo diritto sino in fondo,
a qualunque costo. Tutto, tutto perisca! Uomini, cose, città di ieri e di oggi.
Muoia tutto un passato e tutto un presente. L'idea sola resti grande per la
vittoria e nella vittoria. Tutto perdiamo! Amici, parenti. congiunti, gioie.
Restiamo nudi! L'anima sola di noi resti! Ma che il nemico scavalcando i nostri
cadaveri, senta su di sè la condanna del sangue che lo schiaccia; l'alito
invincibile di una fede che ha smosso le montagne e sconvolto cieli e oceani.
Non sò perché ti scriva così. Sono un carattere difficile, lo sai; non amo
confessare a nessuno e tanto meno a tè quello che ho dentro; ma dal momento che
lo vuoi, oggi faccio un eccezione, anche sapendo di esprimermi, come al solito,
con una crudezza che non ti farà bene.....Adesso per la prima e forse ultima
volta, ho una fede che mi fa’ sentire la bellezza della vita e della lotta che
la giustifica, che rende degni di amarla e di viverla. Questa parentesi di vita
e di luce che una immane tragedia di popoli mi offre come un imperativo nel
rischio della disperata missione, finalmente mi fa’ pensare con serenità e
spirito di coscienza. Adesso capirai perché in questa parentesi, per me
inestimabile, io getti affetti, speranze, energie, l'anima intera a consumarsi;
vivendo nel tumulto tutta la sua giovinezza. A Dio chiedo solo che io possa al
momento del collaudo restare coerente a mè stesso, ch'io non retroceda, nè
esiti, nè mi smarrisca, quando apocalittica infurierà la lotta sui campi
d'Europa e la vittoria vorrà significare credere fino ai limiti dell'assurdo e
oltre.
Fernando Mugnaini."(79)
In questo giorno le prime truppe "alleate" entrano nella
Provincia di Modena e precisamente in territorio di Monteombraro nei pressi di
Zocca.(80)
GIOVEDI 19 APRILE 1945
La resistenza italo-tedesca, su tutto il fronte italiano, comincia
vistosamente a cedere e sulle strade della nostra Provincia interminabili
colonne di militari, su ogni mezzo disponibile sono in ritirata per cercare di
raggiungere i guadi del Po, in
maniera tale da non trovarsi imbottigliati dall'azione a tenaglia delle forze
alleate che ormai irrompono ovunque su di un fronte in completo sfaldamento,
anche se, in molte zone la resistenza tedesca è accanita. Le formazioni
partigiane si limitano a seguire alla distanza questa ritirata e solamente in
rarissimi casi si scontrano con il grosso delle truppe; più frequenti saranno
invece gli attacchi a militari isolati, tedeschi o fascisti e alle piccole
pattuglie che, o per mancanza di informazioni, o perché lontane dalle grandi
vie di comunicazione, troveranno notevole difficoltà a congiungersi con il
grosso dei reparti.
Si prefigura invece l'opera di mattanza nei confronti dei fascisti o
presunti tali, da parte delle formazioni partigiane che raggiungerà il vertice
massimo nei giorni e nelle settimane immediatamente successive alla
"liberazione".
A Spilamberto cinque fascisti vengono uccisi da reparti partigiani: due
fratelli giovanissimi, il primo di quindici anni ed il secondo di ventuno anni:
RICCO' ANGELO(81),
RICCO' GIUSEPPE(82);
oltre a :
PELLI PIETRO,(83)
VEZZALI ERNESTO,(84)
MONTICELLI PIERO.(85)
Vignola, che in queste ultime giornate di guerra, venne quasi
quotidianamente colpita e quasi completamente distrutta, subisce l'ultimo
bombardamento. In pieno centro parecchi edifici saltano in aria e centrata venne
anche la mensa Ufficiali dell'Artiglieria contraerea.