Emme Rossa |
Dai ricordi di Bruno Zucchini
* Anni Cinquanta | * Anni sessanta |
* Anni settanta | * Anni ottanta |
* Anni Novanta | * Anni Duemila |
* Immagini del periodo | |
Nel
capitolo “Rossi e Neri”, nella prima parte dedicata alla “Mia” Modena,
ho raccontato del primo incontro avvenuto nei primi mesi dell’anno 1949,
alla Trattoria del Bersagliere, con gli ex fascisti e i neo fascisti modenesi
di quegli anni.
Avendo
trascorso, tutto il periodo del Movimento Sociale Italiano, sino alla sua
trasformazione in Alleanza Nazionale e pur non essendo, da quel momento,
rimasto legato né alla “Cosa di Fiuggi” né ai piccoli Partiti
dell’area dell’estrema destra, sono pur sempre rimasto vicino, idealmente,
al mio trascorso in quel variegato e, contraddittorio mondo, della
“impropriamente chiamata” destra, del nostro territorio.
Non
è mai stato trattato un bilancio storico di un periodo che va dal dopoguerra
ad oggi, di quella, se si vuole, piccola fetta della società modenese legata
idealmente al discusso, vituperato, incensato, periodo storico che prende la
storia d’Italia dal 1921 al 1945, pur sempre attraverso tutte le
contraddizioni, le polemiche, le conflittualità portate sino all’eccesso,
nelle diversificate componenti ideologiche da sempre trovatesi
all’’interno di quel minuscolo partito, almeno per quanto riguarda
l’area territoriale modenese.
Già
al tempo del Fascismo, sia dentro al Partito che nel Regime, convivevano
fianco a fianco italiani che si dicevano ugualmente fascisti, avevano la
stessa tessera e lo stesso distintivo, ma ragionavano, nel loro intimo, in
modo completamente diverso in funzione di una diversa origine e preparazione
politica. Quello che vi era nel suo fondo sostanziale nel fenomeno fascista, e
certo non mi permetto osservazioni nuove, aveva la sua origine nelle due
componenti nazionalista e socialista, tendendo a risolvere in una sintesi, il
problema della società italiana uscita da una guerra, la prima guerra
mondiale, vittoriosa sul piano militare ma sconfitta sul piano economico e
politico. Non vi fu improvvisazione ma una precipitazione, sottoposta dalla
confluenza di quelle correnti, sino a quel momento separate, del nazionalismo
esasperato e dal sindacalismo socialista. Furono poi esercitate, in modo
confuso, varie influenze da parte di tanti movimenti culturali quali,
l’estetica dannunziana, l’esasperazione nietzchiana, la componente
tradizionalista, quella futurista, le tendenze oligarchice, la gerarchia, le
interferenze ecclesiastiche, quelle massoniche, quelle monarchiche e
conservatrici. Malgrado tutto questo, la linea più forte, quella nazionale e
sociale, servì come fattore di coesione attraverso la presenza dell’uomo
Mussolini che coagulò attorno a sé le varie istanze dell’animo comune.
Ma
sotto sotto e malgrado l’apparente conformismo, vi era dentro al fascismo la
conflittualità tra le stesse categorie culturali e sociali, gentiliani e
antigentiliani, artisti che si ispiravano al novecento avevano contro gli
antinovicentisti, vi erano sindacalisti che volevano a tutti i costi la
socializzazione e vi erano i conservatori reazionari e autoritari, anche la
mistica fascista, rivoluzionaria e intransigente, si scontrava con le
gerarchie imborghesite, vi erano repubblicani e monarchici, militaristi e
pacifisti, i filo inglesi e quelli che sostenevano un fronte mondiale delle
nazioni proletarie, quali l’Italia, la Russia, la Germania e il Giappone. Al
termine del conflitto gli uomini sconfitti dispersero le varie correnti, che
un uomo solo era riuscito ad unire, nelle diverse e disparate direzioni, a
volte opposte.
In
questo racconto, che cerca di ricordare brani di storia locale, sino ad oggi
mai presi in considerazione, vorrei che un briciolo di memoria storica fosse
dedicato a tutti quegli uomini, che, pur provenendo da diverse culture e da
diverse impostazioni spirituali, sociali e comportamentali, ben sapendo in
quale posizione sociale si andavano a collocare cioè di emarginazione e di
allontanamento dai vertici societari, si sono pur sempre battuti ed esposti
per dare un senso a quella che è stata la nostra tradizione, a quello che era
stato il nostro recente passato, che non può essere cancellato dalla
protervia dei padroni del potere locale provenienti tutti da una cultura che
ha sconvolto il mondo e che è rimasta totalmente sconfitta nella terra dove
era cresciuta.
Lo
scrivente, pur non essendo uno scrittore, né uno storico, né un politico di
professione, ha pur sempre militato, seppure con fasi esistenziali alterne, in
quel partito dal 1949, ritengo pertanto di poter tracciare una sintesi di
questi sessanta anni, che si cerca di far dimenticare, come il periodo
precedente. Non sono in possesso di documenti storiografici tali da poter dare
un taglio scientifico a questo mio racconto; cercherò ugualmente, facendo
riferimento alla “mia memoria” che ancor oggi mi supporta, di mettere in
luce personaggi, fatti e avvenimenti con riferimenti cronologici
sufficientemente esaurienti.
Il
Movimento Sociale Italiano nasce a Roma il 29 Dicembre 1946 nello studio di
Arturo Michelini, (futuro Segretario), alla presenza di: Pino Romualdi,
Giorgio Almirante, Giorgio Bacchi, Giovanni Tondelli, Cesco Giulio Baghino,
Mario Cassiano e Biagio Pace.
Al
momento della fondazione di quel raggruppamento politico esistevano una
molteplicità di gruppi e gruppuscoli di orientamento neofascista, oltre a
partiti costituiti, come il Fronte dell’Uomo Qualunque (UQ), monarchici e
liberali che pescavano nel mondo “nostalgico” che si presentarono alle
prime consultazioni elettorali del 1946 per la Costituente e alle
amministrative dell’anno dopo, e che ottennero un certo successo.
La
comparsa sulla scena politica nazionale del MSI fece sì che formazioni come
l’UQ e tanti gruppuscoli si sciogliessero per confluire, in buona parte, in
quella struttura che già al suo primo apparire sembrava molto più omogenea e
convincente per un suo reale inserimento politico nel paese, a quei tempi.
A
Modena le prime elezioni amministrative si svolsero il 31 Marzo 1946; si
presentarono i partiti del CLN. Su di un totale di 62.676 voti validi, il PCI
ne ottenne 30.162 pari al 48,1%, il PSIUP, 11.991 voti pari al 19,1% e il PdA
(Partito d’Azione) lo 0,9%. Questo era lo schieramento di sinistra che
conquistò il potere locale sommando un totale pari al 68,1%. I comunisti
erano già potentemente organizzati e sulla base di forti pressioni, violenze
postbelliche che non si erano ancora concluse, riuscirono a far presa
sull’opinione pubblica conquistando quel potere che ancor oggi mantengono,
ininterrottamente, da quegli anni. Dalla parte opposta si presentarono: la DC,
che ottenne 17.417 voti pari al 27,8%, il PRI 592 voti con lo 0,9% e il PLI
1.991 voti con il 3,2%. Venne eletto Sindaco, il partigiano comunista, Alfeo
Corassori.
Subito dopo, il
2 Giugno, con il Referendum su Repubblica o Monarchia, si votò anche per la
Costituente, dove l’area di destra era rappresentata dall’UQ che ottenne
2497 voti pari al 3,8%e l’UDN 1396 voti con il 2,1%. A sinistra il PCI ebbe
un netto calo, il 6% in meno a vantaggio dl PSIUP e sia l’area di sinistra
che quella di centro non subirono sostanziali modifiche rispetto alle
amministrative.
In
città, le prime riunioni degli sconfitti avvennero principalmente in due
case: in quella del Rag. Giorgo Fabbri, assicuratore, e in quella del
“proletario” Otello Rovatti in Rua Muro. Erano riunioni “carbonare”,
girava ancora per la città la cosiddetta “Volante Rossa”, la polizia
partigiana che, per un certo periodo, con una parvenza d’autorità
concessale dal CLN, fermava, arrestava, fucilava, commetteva soprusi di ogni
sorta ma che, dopo il ripristino di una certa legalità e con la
ricostituzione quasi immediata dell’arma dei Carabinieri, fu esautorata,
operando però in una specie di semi-clandestinità, continuava ad esercitare
una certa pressione sulla cittadinanza, di conseguenza per i fascisti, per
quelli rimasti tali o per quelli presunti, era estremamente pericoloso
circolare per la città, specialmente di sera.
In
quella casa venne anche ospitato, per un certo periodo, colui che diventò il
capo indiscusso del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, il quale,
dopo il crollo della RSI trovò rifugio nella nostra città svolgendo
un’attività di copertura, il rappresentante di commercio, ed iniziò così
a reinserirsi nella vita sociale del paese.
Nel
1947 venne scelto il simbolo del partito, la “Fiamma Tricolore” che era
stato l’emblema degli arditi della prima guerra mondiale.
In
quei primi anni, i gruppuscoli di area neofascista come i FAR (Fasci di Azione
Rivoluzionaria) e altri si andarono via via dissolvendo per entrare nella
legalità del nuovo Movimento Sociale Italiano; presero forma una serie di
periodici di area che ebbero una certa rilevanza e diedero la possibilità,
anche in provincia, di conoscere ciò che avveniva e “bolliva in pentola”
nella Capitale. A Modena arrivavano queste pubblicazioni e, alcune edicole,
quali la “Rosina” in pieno centro, l’edicola Panini in Corso Duomo o
quella di “Palmino” in Via Saragozza, erano il punto di riferimento per
tanti giovani che desideravano essere “informati”. Molti erano i
settimanali e i quindicinali che fornirono una tribuna molto importante, alle
diverse anime del neofascismo che si stava impegnando per una ripresa politica
“democratica”.
Ricordo
il “Meridiano d’Italia” diretto da Franco De Agazio, “Il Pensiero
Nazionale” di Stanis Ruinas, “Rivolta Ideale” diretto da Giovanni
Tonelli, e che nei primi anni risultò essere uno dei più seguiti; “Il
Merlo Giallo” diretto da Alberto Giannini, il “Rosso e Nero”, “Senso
Nuovo” diretto da Achille Cruciani, “Noi” del Direttore Bruno
Spampanato, “ Asso di Bastoni”, chiamato anche: “Settimanale satirico
anticanagliesco” uno dei più seguiti, e che raggiunse anche le centomila
copie vendute settimanalmente, diretto inizialmente da Ferdinando Marchiotto,
poi da Pietro Caporilli; il settimanale di Leo Longanesi “Il Borghese” e
il notissimo “Candido” di Giovanni Guareschi. La lettura di questa stampa
dava ai giovani la possibilità di “iniziare” una “cultura di destra”,
ma non la forgiava completamente, e non la rendeva “pregnante”.
Alle
elezioni politiche del 18 Aprile 1948, si presenta anche la lista del
Movimento Sociale Italiano, che su una parte limitata del territorio nazionale
riesce a portare in Parlamento sei deputati e un senatore con 583.000 voti
pari allo 0,8%. Vi fu, in quella tornata elettorale, una dura sconfitta del
“Fronte Popolare” delle sinistre a favore della vittoria della Democrazia
Cristiana, a Modena vinsero le sinistre con 38.160 voti pari al 52,2% contro i
25.646 voti della DC pari al 35,1%.
Subito
dopo il Movimento Sociale celebra a Napoli, dal 27 al 29 Giugno 1948, il suo
Primo Congresso. Le varie anime del Partito si confrontarono su posizioni non
esasperate, con la visione di un certo compromesso: risultò vincente la
componente di sinistra che mantenne il controllo del Partito con Giorgio
Almirante alla Segreteria e con Vice Segretari Gianni Roberti, Arturo
Michelini e Massi.
La
sintesi tra i fautori ad oltranza della “Socializzazione” e quella dei
sostenitori del “Corporativismo” venne costruita da Augusto De Marsanich
che, in riferimento al Fascismo, trova, nella formula “Non rinnegare, non
restaurare”, l’accettazione dei congressisti, attraverso l’invito alla
pacificazione tra le generazioni che il dramma della guerra civile ha diviso.
La posizione
dei sei deputati missini in Parlamento suscitò perplessità e polemiche che
vennero messe a tacere dalla Dirigenza del Partito che, sulla “Rivolta
Ideale”, precisò che “essendo l’estrema sinistra occupata dagli uomini
di Togliatti, per logica coerenza, gli uomini del Movimento Sociale non
potevano, se non collocarsi all’opposto di questi”.
Nella
mattinata del 14 luglio Palmiro Togliatti viene colpito da tre colpi di
pistola, sparati a distanza ravvicinata mentre esce da Montecitorio
in compagnia di Nilde Iotti. L'autore dell'attentato a Togliatti
è un giovane simpatizzante di estrema destra, iscritto al Partito Liberale, Antonio Pallante. I
proiettili, sparati da una pistola calibro 38, colpiscono il leader del PCI
alla nuca e alla schiena, mentre una terza pallottola sfiora la testa di
Togliatti. Nelle ore in cui si attende l'esito dell'intervento si diffondono
le più diverse voci sullo stato di salute del Segretario del PCI: circola
addirittura la notizia della sua morte. Il clima politico del paese è
caldissimo. Poche ore dopo l'attentato si verificano incidenti a Roma e morti a Napoli, Genova, Livorno
e Taranto
nel corso di violentissime manifestazioni di protesta. Il Paese sembra
sull'orlo della guerra civile.
Anche
a Modena vi furono momenti di tensione notevole. Le strade della città erano
percorse, in un clima surreale, da pattuglie della polizia e dai gruppi
dell’estrema sinistra. La maggioranza delle persone restava chiusa nelle
proprie case. L'operazione a Togliatti andò a buon fine e, si dice che, il
dirigente del Partito Comunista Italiano, impose ai suoi luogotenenti, Secchia
e Longo,
che diressero il Partito in quei drammatici momenti, di fermare la rivolta.
L'insurrezione di massa delle organizzazioni militanti e militari comuniste si
arresta, ma tutti sono convinti che abbiano contribuito a moderare gli animi e
superare quella crisi, le imprese di Gino
Bartali, al Tour
de France.
L’anno
1949 mi vedeva, all’inizio, ancora impegnato con la congregazione dei Frati
Cappuccini di Via Ganaceto e con la partecipazione alle varie manifestazioni
condotte dai “Terziari Francescani”. Partecipai difatti, come delegato
modenese, assieme al Dott. Carlo Luppi, al Congresso Nazionale che si tenne a
Maggio al convento dei Francescani di Frascati.
Gradualmente
mi avvicinai, come raccontato nel capitolo “Rossi o Neri”, al
raggruppamento Giovanile chiamato “Giovane Italia” del Movimento Sociale
Italiano, dove mi iscrissi nel Novembre di quell’anno.
Nel
frattempo, dal 28 Giugno al 1° Luglio, si era tenuto a Roma il 2° Congresso
del MSI, che vide rinnovarsi il confronto tra le posizioni di sinistra che
tendevano ad orientare il Partito in senso più sociale e le posizioni
moderate. Le due fratture sostanziali, all’interno del MSI si evidenziarono
nella posizione dei “moderati”, Arturo Michelini, Augusto De Marsanich,
Nino Tripodi che desideravano l’unione delle forze nazionali in funzione
anticomunista; anche i “traditori monarchici e badogliani” potevano
tornare utili nella lotta al comunismo, così come sul tema dell’Alleanza
Atlantica (NATO) questo schieramento era decisamente favorevole; a sinistra,
Giorgio Almirante, Giorgio Pini, Concetto Pettinato, Domenico Leccisi e altri
dichiararono che coloro che rimasero fedeli a sé stessi durante la RSI, non
erano, e non sono, gente di destra e quelli che concepiscono il partito in
esclusiva funzione anticomunista, conservatrice e reazionaria non fanno parte
della famiglia del MSI, così come schierarsi a favore del Patto Atlantico non
può essere accettato dato che, non è possibile essere “alleati e vinti”
nello stesso tempo.
Queste
due anime del partito saranno sempre presenti nella storia del Msi seppure con
alcune varianti e in molte zone, Modena compresa, con grosse conflittualità.
Ma
il successo del Movimento Sociale Italiano arrivò, sia a Modena che in tutta
Italia, con la grandissima partecipazione giovanile. I giovani che non avevano
fatto la guerra diedero un’entusiastica adesione alle organizzazioni del
RGSL (Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori) fondato a Roma il 12
Marzo 1949 dall’esuberante deputato, ex combattente di “Bir El Gobi”,
Roberto Mieville.
L’anno
successivo, il 21 Maggio 1950, si diede corpo all’organizzazione degli
studenti Universitari con la costituzione del FUAN (Fronte Universitario di
Azione Nazionale), mentre, due mesi prima il 24 Marzo, si era costituita la
CISNAL (Confederazione Italiana Sindacato Nazionale Lavoratori) guidata
dall’On. Gianni Roberti.
Si
andavano così delineando, sul territorio nazionale, tutte le strutture che
costituivano l’ossatura portante del Partito. La Cisnal a Modena ebbe sede,
inizialmente in Via Cesare Battisti, in seguito in Via Canalino con alla
guida, il sindacalista Cesare Piccinini poi, Giuseppe Grasso.
Dei
personaggi modenesi incontrati in quei lontani anni ne ricordo alcuni e mi
spiace se non riesco a ricordare tutti.
Uno
dei fondatori e dirigente del Msi è stato il Rag. Giorgio Fabbri,
Segretario del Partito per un certo tempo e collaboratore del quotidiano “Il
Secolo d’Italia”, noto assicuratore, ha sempre dato, anche negli anni a
seguire, la partecipazione attiva al Partito assieme alla grande esperienza
sempre unita alla sua proverbiale bontà d’animo.
Il
Prof. Amerigo Ansaloni è stato Segretario del Partito nei primi anni
cinquanta lasciando un ricordo indimenticabile della sua personalità; il
Professor Ansaloni divideva la sua passione per la politica con l’attività
professionale: aveva in centro storico, precisamente in Via Università un
negozio di arte dove si confezionavano cornici di pregio e commerciava oggetti
d’arte di valore.
Uomo
dotato di un carattere aperto e bonario, lo trovavi sempre disponibile, in
modo particolare quando i giovani avevano bisogno di consigli e aiuti
che venivano dettati da una “umanità” e conoscenza dei problemi della
vita, non indifferenti.
Il
Prof. Francesco Zambrano, insegnante di lettere all’Istituto
Magistrale Sigonio, grande dantista e latinista, uomo di fede dotato di
notevole senso di responsabilità anche nei momenti difficili della vita del
Partito, sapeva sempre creare attorno a sé unanimità d’intenti che
portavano a stemperare anche scontri accesi e apparentemente insanabili.
Nino
Saverio Basaglia
si può dire sia stato un “faro” per molti giovani modenesi. Uomo di fede
adamantina, con il suo “pizzetto” e la sua figura “carismatica”,
sapeva cogliere le istanze giovanili in modo lucido e razionale. Sindacalista
pieno di “verve”, dotato di vasta cultura, scrittore, giornalista,
combattente in Albania sul Monte Kosica con le Camicie Nere modenesi, aveva
attraversato tutti i momenti pù difficili del periodo della Rsi, riusciva
sempre ad instaurare un rapporto di vero “cameratismo” specialmente con i
giovani, dando loro quella “sicurezza” necessaria anche nei momenti più
difficili.
L’Avv.
Gino Mori,
primo Consigliere Comunale del MSI della nostra città, per la signorilità,
compostezza, rettitudine che lo distinguevano, seppe conquistare le simpatie e
il rispetto anche degli avversari, in quella difficile arena nella quale venne
a trovarsi. I suoi interventi in consiglio comunale furono sempre apprezzati
per il suo senso di moderazione e di civiltà.
L’Ing.
Bruno Rivaroli,
uomo partito: vivacissimo, piccolo e minuto ma carico di energia, i suoi
interventi nelle riunioni in sede, nei tantissimi anni
di sua militanza (si è spento alcuni anni or
sono quando ne aveva compiuti novanta), avevano sempre un aspetto e un
contenuto significativo per tutti i presenti. Aveva avuto un ruolo importante
in quel di Pavullo durante il periodo dei “Seicento Giorni”,
contraddistinto anche da polemiche, durante e dopo, sia con gli avversari
politici che all’interno dello stesso MSI. Fu per lunghi anni Consigliere
Provinciale, dove si confrontò sempre ad armi pari con la “marea” di
comunisti, socialisti e democristiani, che doveva affrontare in memorabili
battaglie.
La
Sig.na Lina Grandi, responsabile del settore femminile del MSI ebbe un
ruolo rilevante nei direttivi dei primi anni del partito a Modena. Ha curato
con competenza e sacrificio la ricostruzione degli schedari dei Caduti della
RSI in territorio modenese, dirigendo la sezione dell’Associazione Nazionale
Caduti e Dispersi della RSI, curando inoltre la sistemazione, al cimitero di
San Cataldo, del piccolo sacrario dei Caduti.
Assieme
a Lei ha seguito, con particolare competenza e partecipazione quel settore, il
Rag. Fabio Rebucci, fratello di un caduto Repubblicano, ucciso dai
partigiani di Moranino, nell’efferato eccidio delle carceri di Novara
nell’immediato dopoguerra.
Dei
primi anni di vita del Movimento Sociale Italiano a Modena ricordo ancora il
Dott. Vincenzo Marino e l’Ing. Gianfranco Bacchi, fratello di Annamaria,
uccisa dai partigiani pochi giorni prima della fine della guerra, di molti
altri si avrà modo di ricordarli man mano che procede il racconto.
Erano
anni di difficoltà e conflittualità interne al partito, di non poco conto.
Ci fu un momento in cui non si riusciva ad eleggere il Segretario Provinciale
e da Roma fu inviato un Commissario Straordinario, che resse la Federazione
per circa un anno, Franco Dragoni. Era, come si suol dire, un
“fegataccio”, non aveva difficoltà ad esporsi in prima persona, anche
perché proveniva da esperienze romane di quelle “toste”.
Gli inizi degli anni ’50 furono, per il Raggruppanto Giovanile del MSI pieni di attività. Le manifestazioni studentesche per Trieste Italiana, erano sempre seguitissime. I numerosi e “vivaci” cortei; per il centro di Modena, guidati dagli Universitari del Fuan e dagli studenti medi della “Giovane Italia”, riuscivano a portare migliaia di studenti dell’Università e delle scuole medie superiori, al canto di inni nazionali e con lo sventolio di innumerevoli bandiere tricolori, a percorrere quelle strade del centro storico che, negli anni settanta videro invece sfilare gli studenti modenesi al seguito delle “bandiere rosse” e vietnamite.
Ricordo
che ad una di quelle manifestazioni del 1951, il corteo degli studenti venne
bloccato dalla polizia e dirottato per strade diverse da quelle programmate;
di solito si percorreva la Via Emilia per concludere la sfilata al Monumento
dei Caduti sui viali del parco cittadino. Quel giorno i gruppi si dispersero
per Via Università e nelle strade adiacenti, per ricompattarsi di nuovo sotto
i portici del Collegio. Proprio in pieno centro, tra il bar Molinari e
l’edicola della “Rosina”, si venne a trovare il questore (uomo di
piccola statura e grassottello) contornato da numerosi agenti di polizia.
All’improvviso, dal gruppo degli studenti, si alzò un coro: “Lo sai che i
papaveri sono alti alti alti e tu sei piccolino e tu sei piccolino….” (era
l’anno della canzone di Nilla Pizzi al Festival di San Remo): La “presa in
giro” degli studenti non piacque al questore che ordino una carica
violentissima sotto al Portico del Collegio, con le camionette della
“Celere” che facevano evoluzioni “pazzesche” tra le colonne dei
portici e la Via Emilia, con i tavolini e le sedie del bar Nazionale che
volavano da tutte le parti e con gli studenti che o si rifugiavano nelle
stradine laterali dentro ai portoni o si “aggrappavano” alle colonne e ai
“fittoni” del Portico ove solitamente si era soliti passeggiare per lo
“struscio”. I manganelli e
gli “sfollagente” dei poliziotti, roteavano sulle schiene e sulle teste
dei giovani che avevano “osato” schernire l’autorità costituita.
Lo
scrivente di queste note organizzava le manifestazioni all’interno
dell’Istituto Barozzi, nella maggior parte quegli scioperi partivano proprio
da quella scuola, poi ci si recava davanti al Liceo Scientifico “Tassoni”,
al Liceo Classico “Muratori”, all’Istituto Magistrale, all’Istituto
Corni e al Liceo d’Arte “Venturi” a cercare di far uscire dalle aule
quelle scolaresche. In alcune circostanze mi capitò di “prelevare”
dall’ufficio di Presidenza, la bandiera tricolore, con il Preside, Prof.
Mario Negri, che mi rincorreva per i corridoi del vecchio convento di Corso
Cavour dove si trovava allora il “Barozzi”, in quanto non gradiva quel
primo tipo di “esproprio”. Era ovvio che al termine della manifestazione
il tricolore ritornava al suo posto, magari attraverso la consegna ai bidelli
e non al Capo d’Istituto, per ragioni comprensibili.
Noi
avevamo la soddisfazione, mentre sfilavamo per le strade della città di
ricevere il plauso e il saluto di tanti cittadini che, al passaggio del
tricolore, si sentivano in dovere di segnalare il loro gradimento partecipando
in quel modo al nostro entusiasmo.
Il
10 e 11 Giugno di quell’anno, partecipai al raduno dei Bersaglieri a
Gorizia; andai con un gruppo di reduci, cercando di rappresentare e onorare il
“piumetto” di mio fratello che, Ufficiale del 3° Reggimento Bersaglieri,
non era tornato dai campi di concentramento sovietici. Fu una giornata di
vibrante italianità e mi resi conto del dramma che stavano vivendo quelle
popolazioni. Gorizia era divisa a metà, una parte italiana, l’altra
jugoslava. Entrai in una casa dove sui pavimenti, segnato da una grossa
striscia rossa, vi era il confine, se valicavi quella linea ti trovavi in
territorio Yugoslavo con tutte le conseguenze che potevi correre. Era un clima
allucinante e assurdo.
Si
andava, in quei primi mesi del 1951, in giro frequentemente per comizi e ad
”attaccare” manifesti elettorali sui muri della città; frequentemente ci
si “scontrava”, più spesso a parole, ma qualche volta anche con brevi
tafferugli, in modo particolare con i “rossi”. Era normale che si
facessero le “ore piccole”, logicamente la mia attività sportiva e le mie
lezioni scolastiche subivano pesanti “contraccolpi”.
Il
10 Giugno ci furono, sul nostro territorio, le elezioni amministrative alle
quali partecipò, per la prima volta, anche il Movimento Sociale che ottenne
un buon successo conquistando, con 2.153 voti, il 3% ed eleggendo il primo
Consigliere Comunale nella figura dell’Avv. Gino Mori. Gli altri partiti si
attestarono sui seguenti valori: Area di sinistra: PCI 32.427 voti con il
44,6%, il PSI il 7,8% l’IS il 2,1%. L’area di centro vide la DC al 30,8%,
il PSULI lo 7,8%, il PLI il 2,7% e il PRI lo 0,7%. Si presentò anche il PNM
(Partito Nazionale Monarchico) che ottenne lo 0,5%.
Partecipai,
sempre in quell’anno, al campeggio organizzato dalla Giovane Italia al Parco
Nazionale d’Abruzzo, nelle vicinanze di Villetta Barrea, splendida località
inserita in una natura bellissima, tra il Monte Meta e la “Camosciara”,
con l’orso marsicano sempre nelle nostre vicinanze, ci fece visita notturna
alcune volte, ripulendo i pentoloni con i resti della nostra cena. Erano con mè
altri modenesi, Carlo Luppi, Libero Todaro, Franco Casolari, Carlo Poppi e
Libero Lolli. Furono quindici giorni splendidi, anche perché quelle furono le
prime “vere vacanze” che riuscivo a fare. Quando lessi, a distanza di
tempo, che il Msi organizzava, in terra d’Abruzzo, campeggi paramilitari,
restai esterrefatto. Ma dove? Ma quando? La mia esperienza con i
“camerati” romani fu di tutt’altro tipo. Si cantavano sì, canzoni
nostalgiche assieme agli struggenti cori alpini, la sera attorno ai fuochi, si
discuteva anche di politica, ma la nostra vita quotidiana trascorreva, tra
escursioni agli splendidi monti che ci circondavano con camminate che duravano
ore e ore, e la preparazione del cibo: occorrevano circa due ore di cammino
per raggiungere il paesino di Villetta Barrea e fare i nostri rifornimenti.
Mai, dico mai, ho avuto il sentore della presenza di armi e nemmeno di
proposte a compiere esercitazioni paramilitari. La nostra era una dimensione
puramente cameratesca e sportiva.
Il
6 Novembre vi fu l’inaugurazione della sede del Msi in Via Cesare Battisti,
finalmente locali abbastanza ampi. A quei tempi, la sede era frequentata da
tantissimi giovani, studenti e lavoratori e, in quell’ambiente, ebbi la
possibilità di crearmi delle buone amicizie, non solo sul piano politico, ma
fondamentalmente su quello umano. Cito coloro che mi vengono alla memoria: di
tanti avrò modo di parlarne in questo mio ricordo della vita del movimento
sociale dei primi tempi: il Prof. Franco Bartolamasi, il Dott. Gianpaolo
Manzini, il Prof. Pietro Cerullo, il Dott. Gianni Calabrese, l’Avv. Adriano
Sciascia, Sergio Bacchi, Nino Gualtieri, l’Avv. Leopoldo Parigini, Giancarlo
Monducci, Arturo Messerotti, Sergio Franchini, Enzo Cavazza di Carpi, Trentini
Rodolfo di Pievepelago, Dino e Rosanna Orsi di Carpi, Manfredo Garuti,
Vittorio Ledi di Carpi, Otello Rovatti, Dino Corradi, l’Ing. Turno Sbrozzi e
Alfredo “Dino” Ferrari, nato il mio stesso anno, il 1932, e che, di tanto
in tanto, nonostante la sua già evidente “distrofia muscolare”,
frequentava la nostra sede ma che, per evidenti ragioni, non era molto
presente alle nostre azioni più “dinamiche”. Una sola volta gli chiesi:
“Ma cosa ne pensa tuo padre di questa tua frequenza nel nostro ambiente?”
mi rispose “che gli andava bene”. Quando ne parlai con mia madre, che era
stata amica della moglie di Enzo Ferrari, ne uscì anche un piccolo
“gossip” che allora non mi interessava più di tanto.
Il
17 novembre 1951 il principe Junio Valerio Borghese aderisce al Msi, che
dirama in proposito un comunicato con il quale saluta "con senso commosso
di orgoglio" l’ingresso di Borghese nel partito, affermando:
"L’atto del Comandante probabilmente altro non fa che dare crisma di
ufficialità a quella comunione di fede e di intenti che ha sempre legato il
Partito all’Eroe; ma non è per questo meno importante ed indicativo agli
effetti politici e morali…L’atto ufficiale di Valerio Borghese consacra
quindi il Msi come l’unico centro attivo di attrazione per il quale gli
italiani veramente sentono di dovere e di potere ancora servire la Patria
nella battaglia morale e politica che conducono per la resurrezione. E non è
senza significato che Valerio Borghese abbia chiesto l’iscrizione al Msi nei
giorni stessi in cui Mario Scelba istigava il Senato a violare la Costituzione
con la legge repressiva contro il fantomatico neofascismo. L'Eroe di tutte le
battaglie del mare; il violatore di Malta, di Gibilterra e di Alessandria; il
condottiero impavido delle legioni di veterani e di giovanissimi della X Mas
che nell’ora della tragedia seppero offrire la vita per salvare l’onore
d’Italia, ha saputo e voluto fare la propria scelta nell’ora del pericolo.
L’uomo che, animando della propria fede e della propria perizia degni
gregari, seppe infliggere colpi mortali e definitivi alla potenza e al
prestigio britannico sui mari, entra nella lotta politica levando alta la
bandiera del proprio passato, che è quella dell’Italia eroica della grande
tradizione. Mentre l’Antitalia sta giocando le sue ultime carte contro
l’Italia dell’onore e della rinascita, Valerio Borghese ha ripreso
impavido ed indomito il proprio posto di combattimento nelle file del Msi. Per
questo il Msi lo saluta con commosso e riconoscente orgoglio"
La
vita al partito andava avanti, per il sottoscritto, con alterne vicende poiché
avevo frequenze attive in altre compagnie, di conseguenza la mia presenza non
era costante. Sempre nel 1951, agli inizi di Settembre vi fu uno scontro con i
comunisti. Uscivamo da una serata a casa dell’Avv. Araldi, non ricordo se in
Via G. Guarini o in Via Saragozza e, dopo cena, ci incamminammo per i viali
cittadini in un bel gruppetto, per una salutare passeggiata “digestiva”
dopo la “mangiata” di gnocco e salumi annaffiata da buon lambrusco:
certamente vi furono anche una serie di canti “nostalgici”, quando
arrivammo in Viale Berengario all’altezza circa di Via Voltone e di Via
della Cerca, sbucò all’improvviso un gruppo di comunisti armati di catene e
spranghe. Ci fronteggiammo in “cagnesco”, qualche spintone un po’
violento e qualche cazzotto ci furono prima che arrivassero le camionette
della polizia, probabilmente avvertita da qualche cittadino, che misero
termine alla “vivace discussione” con alcuni fermi da entrambe le parti.
Il giorno seguente, sul quotidiano comunista, venne pubblicato un lungo
articolo che deprecava “la bravata notturna” dei soliti fascisti, con
argomentazioni che niente avevano a che vedere con la realtà di
quell’episodio.
Nel
1952, a L’Aquila, dal 26 al 28 Luglio si svolse il terzo Congresso del MSI
con la guida del Segretario Nazionale Augusto De Marsanich, che aveva
sostituito Giorgio Almirante.
Già
prima, all’interno del vertice del partito, si era creata notevole tensione
per il rifiuto della corrente di sinistra ad accettare l’intensificarsi dei
contatti con la destra monarchica e democristiana; vi fu anche una piccola
scissione dei quadri piemontesi con la costituzione di un Gruppo Autonomo
Repubblicano. Il grosso successo del Partito alle elezioni amministrative
diede la possibilità di contenere gli scontri tra “falchi e colombe” e la
sinistra, pur avendo avuto al Congresso, una vittoria sostanziale, si vide
costretta ad accettare e ad abbozzare le posizioni “filo-atlantiche” dei
moderati.
Il
1953 fu l’anno del consolidamento su tutto il territorio nazionale del
Movimento Sociale Italiano che ottenne, alle elezioni del 7 Giugno un notevole
successo elettorale; alla Camera 1.582.567 voti pari al 5,8% portando in
parlamento 29 Deputati , e a1.473596 voti pari al 6,0% al Senato dove
entrarono 9 Senatori. A Modena la battaglia elettorale fu accesissima,
striscioni per le strade, manifesti su tutti i muri, volantini che ricoprivano
letteralmente le strade, comizi ad ogni angolo di strada, tutto il partito, in
modo particolare il Raggruppamento Giovanile, fu tenuto, per alcuni mesi,
decisamente “sotto pressione”.
La
posizione del Msi in questa tornata confermò, più o meno, le elezioni
amministrative del ’51; con 2.215 voti pari al 2,8%. Sempre a destra si
presentarono anche i monarchici che, con 994 voti ottennero lo 1,3%. Discreto
il successo dei partiti di centro con la DC che raggiunse il suo massimo
storico con il 32,0% e 24954 voti, il PSDI 5.314 voti con il 6,8%, il PRI 441
voti e lo 0,6% e il PLI il 2,4%. L’area di sinistra subì un netto
ridimensionamento, con il PCI “ridotto” al 41,5% con 32.445 voti, il PSI
con voti 7.160 e il 9,6% e l’UP 1303 voti pari al 1,7%.
Il 5 marzo 1953
muore Giuseppe Stalin. A Modena i “rossi” inscenarono una veglia funebre.
Ricordo che alla Camera del Lavoro, in Via San Vincenzo angolo Via Modonella,
era stata allestita una camera ardente con la fotografia del defunto e con la
folla comunista in “adorante” processione a portare l’estremo saluto al
“sanguinario” dittatore russo.
Ovviamente a
destra vi era un clima completamente opposto, però non andarono “in
scena” quelle manifestazioni che molti giovani della “Giovane Italia”
avrebbero voluto allestire. Certo, pensare a come gli italiani avevano
trattato il “loro” dittatore a Piazzale Loreto e vedere come invece
osannavano il defunto “baffone”, senza conoscere le devastanti conseguenze
che il comunismo aveva portato nella stessa Russia, non poteva essere
accettato dagli uomini che si erano battuti contro il “moloch” moscovita.
La “rossa”
Modena sembrava dovesse ridimensionarsi su posizioni più vicine alla media
nazionale, ma fu una “pia illusione”. Obiettivamente la situazione della
destra modenese era, in quegli anni, abbastanza positiva; la massiccia
presenza di giovani faceva ben sperare nel futuro ma, come sempre accade per i
giovani, l’inserimento nella vita lavorativa con i problemi familiari che
man mano emergono, con le situazioni economiche personali, nella maggior parte
dei casi, difficili, tanti di questi, con il passare degli anni affievolirono
la loro tensione ideologica e si emarginarono gradualmente; molti passeranno
anche sull’”opposta sponda”.
I
Segretari del partito e le Direzioni che man mano si avvicendavano alla guida
del MSI, in Provincia di Modena, si trovarono sempre ad affrontare difficoltà
quasi insormontabili. Benefici economici non c’erano, anzi spesso si
dovevano fronteggiare certe situazioni, di “tasca propria”, le
“sovvenzioni” di qualche privato non erano sufficienti, le conflittualità
interne sempre attuali, la “pressione” pesante dei “sinistri” che
dominavano e dominano ancora il territorio, oltre a tante frange di area
democristiana e clericale, non davano quel margine di “sicurezza” per
gestire un partito politico in quelle particolari condizioni. Bisogna dare
atto a tutti coloro che si sono impegnati nell’”area di destra”, di aver
avuto il coraggio morale e civile di affrontare una difficile battaglia in
anni irti di ostacoli, che vanno dal 1950 al 1990.
Il
4° congresso del Msi, si
tenne nei primi giorni del 1954, da 9 all’11 Gennaio,
a Viareggio.
Le
varie anime che costituivano, sia a Modena, che in tutta Italia l’ossatura
del MSI, si scontrarono nuovamente al Congresso, nella splendida località
della Versilia, dove, ai lavori congressuali furono presentate tre mozioni;
quella di maggioranza: “Per l’Unità del Movimento” alla quale aderisce
anche Giorgio Almirante, su posizioni atlantiste e favorevoli alla
collaborazione con il PNM, disponibili inoltre alla contrattazione
parlamentare; la mozione di “ sinistra”
con la presenza di uomini quali Bruno Spampanato, Giorgio Bacchi,
Palamenghi-Crispi e chiamata “Per una Repubblica Sociale” ed una terza
mozione che rappresentava le istanze del “Raggruppamento Giovanile Studenti
e Lavoratori” con alla testa, Pino Rauti, Enzo Erra e Pino Romualdi, che
sostenevano la tesi che “sia il marxismo che il capitalismo sono i nostri
mortali nemici in quanto rappresentano in pratica la stessa concezione di vita
che è inconciliabile con quella che anima le nostre idee”. Nella mozione
finale si troverà un “aggiustamento” in modo da poter far entrare in
Comitato Centrale tutte le componenti, saranno in 66 quelli del gruppo
“centrista”, in 31 quelli di “sinistra” mentre i restanti 22 andranno
al gruppo di Rauti e Romualdi.
Alla
fine vi fu soddisfazione da parte di tutti poiché si videro, in parte,
superate le incertezze e le preoccupazioni sorte nei precedenti Congressi,
sentendo di aver conquistato, anche sulla base dei positivi risultati
elettorali, legittimità e cittadinanza politica. In conseguenza a questa
situazione, durante il mese di ottobre del’54, il Segretario del Partito
Augusto De Marsanich passerà le consegne a quell’abile mediatore e
tessitore di alleanze che è stato Arturo Michelini che reggerà le sorti del
MSI per un lungo periodo, sino al 1969.
Personalmente,
negli anni dal 1953 al 1956, frequentando l’Isef romano, durante i mesi
invernali, e lavorando in quelli estivi, presso l’Istituto Autonomo delle
Case Popolari per potermi sostenere le spese degli studi, non ebbi molto tempo
da dedicare al partito; molti episodi, specialmente della vita modenese, li
venivo a sapere a distanza di tempo, o dalla lettura dei giornali o da qualche
rara comunicazione da parte degli amici rimasti a Modena. Una delle ultime mie
partecipazioni, di quel periodo, avvenne il 4 Novembre 1954 quando, con un
gruppetto di modenesi si partecipò, a Trieste, all’immensa manifestazione
di patriottismo che vedeva ritornare quella città sotto la giurisdizione
italiana. Dopo tutti gli scioperi e le manifestazioni studentesche alle quali
avevo partecipato negli anni precedenti per cercare di ottenere questo
risultato, mi pareva opportuno essere presente, quel giorno, assieme a
centinaia di migliaia di italiani, a quella grande festa Tricolore.
Un’altra
imponente manifestazione, alla quale partecipai, trovandomi in quel periodo a
Roma, fu quella dei grandiosi funerali del Maresciallo d’Italia Rodolfo
Graziani che era deceduto l’11 Gennaio 1955.
A
Modena, in quegli anni, si verificarono due episodi dei quali venni a
conoscenza a distanza di tempo e cioè di un tentativo fatto, si diceva, da
due militanti di destra, di incendio alla sede dell’Anpi e dell’esplosione
di un ordigno alla redazione modenese dell’”Unità”; per
quest’episodio venne “fermato” un giovane missino.
A
fine Ottobre 1956 inizia la rivolta Ungherese, che verrà repressa nel sangue
dai carri armati russi. Vi furono decine di migliaia di morti e tutto il mondo
rimase sbigottito dalla ferocia dei sovietici, i quali, chiamati dai comunisti
ungheresi che si vedevano sfuggire di mano il loro potere, appoggiati
dall’Internazionale comunista e dal Partito Comunista Italiano soffocarono
brutalmente quell’audace tentativo di ribellione. Grosse responsabilità vi
furono da parte di certo mondo occidentale che, in precedenza, attraverso le
radio in lingua ungherese, dichiaravano che il: “così detto mondo libero”
era pronto a dare tutto l’aiuto possibile a sostegno dei “rivoltosi” La
contemporanea azione anglo-francese contro gli egiziani, la chiusura del
Canale di Suez e la conseguente grave crisi internazionale, fu la causa,
almeno apparente, dell’abbandono, al loro tragico destino, del popolo
ungherese.
A
distanza di cinquanta anni, i “capoccioni” rossi nostrani, che allora non
presero le distanze, anzi applaudirono l’intervento sovietico, si sono
dimostrati “pentiti” di quanto successo allora e sono andati in
“pellegrinaggio” a portare corone di fiori e “lacrime di coccodrillo”
sui luoghi dello sterminio del popolo ungherese
A
Modena, come in tutte le città italiane, i giovani di destra non persero
l’occasione per dimostrare la loro rabbia e il loro disgusto verso
l’intervento russo, ma in particolare contro l’appoggio incondizionato dei
comunisti nostrani a tanta barbarie. Sfilate per la città, bandiere rosse
trascinate nella polvere e bruciate davanti alla sede del Partito Comunista in
Via Ganaceto. I “rossi” non muovevano un dito, nascosti nelle loro
“tane”, non si vedevano in giro, nemmeno i rari personaggi che, in quei
giorni, presero le distanze dall’interventismo “togliattiano” e da tutto
il suo “entourage”. Raggiunsero la nostra città alcuni ragazzi ungheresi
che riuscirono a fuggire dalla loro Patria, accolti da alcune organizzazioni
modenesi; ebbi modo di conoscerne alcuni; ci raccontarono episodi di
un’incredibile efferatezza commessi, non solo dai “padroni” sovietici,
ma dai comunisti ungheresi, che protetti dai carri armati, stavano riprendendo
il potere.
Pochi
giorni dopo quei fatti, dal 24 al 26 Novembre, si svolse a Milano il 5°
Congresso del MSI, che vide l’ultimo forte attacco della “sinistra” alla
dirigenza”moderata”. Vi furono forti tensioni e “scontri” tra le varie
fazioni. Vi sarà un “compromesso dell’ultimo minuto, merito e del
cedimento di Arturo Michelini sulla maggioranza dei punti in discussione e dal
ritiro di un emendamento di Giorgio Almirante sull’alleanza con i
monarchici, che porterà ad una votazione unitaria sulla mozione finale. Vi fu
anche l’uscita dal Partito da parte di alcuni componenti il gruppo rautiano
di “Ordine Nuovo”.
Un
grosso successo politico, per la Segreteria Michelini, fu quello, durante il
Governo di Adone Zoli, per il trasferimento a Predappio, il 30 Agosto 1957,
della salma di Benito Mussolini.
L’inserimento,
nella vita politica nazionale, del MSI raggiunse il suo obiettivo contribuendo
con i suoi voti all’elezione per la Presidenza della Repubblica, di Giovanni
Gronchi e sostenendo, in alcuni casi, i Governi Pella e Segni. Questa
posizione, che allontanò dal Partito la parte “antisistema” e
l’allontanamento di alcune figure carismatiche, comporterà un costo
elettorale al MSI. Difatti, alle elezioni politiche del 1958 vi sarà un lieve
calo, avendo ottenuto alla Camera, 1.407.919 voti pari al 4,7% con
l’elezione di 24 Deputati e 1.149.000 voti , pari al 4,4% al Senato con
l’elezione di 8 Senatori.
Al
Comune di Modena il MSI ebbe il 3,18% pari a 2.791 voti. Gli altri partiti:
PCI, 40,33% con 35.355 voti, la DC il 30,58% con voti 26.810; i socialisti PSI
ottennero 12.188 voti e il 13,90%; il PLI 3.269 voti e il 3,18%.
Il
1960 sarà l’anno cruciale per il MSI. Si concluderà un ciclo. Le
operazioni politiche delle “grandi manovre” romane guidate dallo
“stratega” Amintore Fanfani tendevano a portare la politica italiana ai
governi di centro-sinistra. All’inizio di quell’anno il MSI raggiunge il
punto più alto della sua influenza politica, con l’appoggio al Governo
Tambroni; è la prima volta che il MSI, da solo, appoggia il Governo
democristiano. Lo spunto, per mettere in difficoltà il Governo Tambroni arrivò,
ai mestatori politici, dalla decisione, da parte della direzione del Msi, di
tenere a Genova, dal 2 al 4 Luglio, il sesto Congresso Nazionale.
Sarà
scatenata la piazza; sino a quei giorni non vi era stata alcuna reazione,
anche quando a Maggio venne data notizia dello svolgimento, nella città della
Laterna, del congresso, tanto meno vi erano state reazioni quando il MSI,
nella stessa città, sosteneva la giunta; vi è, dunque, una strategia ben
calcolata a far sì che cortei e manifestazioni massiccie, degenerassero in
violentissimi scontri con la forza pubblica.
Vi
saranno scontri sanguinosi in molte città italiane che sfoceranno
nell’uccisione, da parte della polizia, di cinque manifestanti nella vicina
Reggio Emilia.
Il
Congresso venne annullato, e provocherà, dopo la caduta del Governo Tambroni
un sostanziale irrigidimento delle posizioni filo-democristiane, oltre a una
certa “ricompattazione” all’interno del MSI. A Moderna le giornate dei
primi giorni di quel mese di Luglio furono abbastanza tese, ma non avvennero
incidenti degni di rilievo. La sede del partito era, in quel periodo, in
locali sovrastanti il Cinema Splendor, in Via Modonella. e per un certo
periodo, piccoli gruppi di giovani, rimasero, giorno e notte, in sede, decisi
a rispondere ad eventuali attacchi dei rossi.
In
vista anche della tornata elettorale del 7 Novembre 1960 per le elezioni
amministrative, tutti gli uomini di “punta” del partito faranno un unico
muro per cercare di contrastare le “grandi manovre democristiane”. Le
elezioni amministrative saranno un grosso successo per il partito che, nei
Comuni capoluogo, si attesterà su valori vicini all’8%.
A
Modena si ebbero i seguenti risultati.
Dopo
le elezioni, la vita del partito modenese procedeva con le solite
contrapposizioni interne, attenuate dalla situazione politica nazionale. Nel
1961 il movimento sociale locale era guidato dal Prof. Amerigo Ansaloni,
mentre il promettente e futuro uomo politico di notevole spessore, Pietro
Cerullo, era alla guida della “Giovane Italia”. Da qualche tempo non si
tenevano, nella nostra città, manifestazioni di un certo rilievo dell’area
di destra. Il modenese Pietro Cerullo al vertice del raggruppamento giovanile
si motivò per ottenere, a Modena, lo svolgimento di un Convegno della
“Giovane Italia”. Il luogo dell’incontro dell’ 11 Maggio 1961 fu
collocato nei locali del Cinema “Arena” in Viale Tassoni.
Si
sarebbero dovuti riunire, come difatti avvenne, circa duecento giovani. La
sinistra modenese compatta, si mobilita, comunisti, socialisti, repubblicani,
radicali, dirigenti dell’Anpi e tutte le altre “conventicole rosse”, si
riunisce e dopo lunghissime discussioni ravvisano, in quel convegno, un
“premeditato attacco a Modena città Medaglia d’Oro della Resistenza”.
Il tam tam resistenziale batte incessantemente il “tamburo di guerra”, si
organizza una contromanifestazione da svolgersi in Piazza Grande, prendendo
anche la decisione di uno sciopero generale da attuarsi il giorno 10. Le forze
“democratiche” di sinistra crearono un clima di tensione tale da bloccare,
per due giorni completamente la città. Tutti erano stati mobilitati, dal
partigiano “Armando” a “catechizzare” i giovani sui grandi valori
della partigianeria, a tutti gli altri “caporioni” del partito, dei Comuni
della Provincia Modenese.
Il
Prefetto non diede ascolto alle richieste della sinistra, concesse
l’autorizzazione e l’uso del cinema Arena ai giovani missini, per il
regolare svolgimento di una manifestazione, voluta da un partito ben inserito
nella vita della nazione e presente in Parlamento, da anni, con un
considerevole numero dei suoi rappresentanti, eletti dal “popolo”.
La
città venne ugualmente messa sotto pressione, che avrebbe potuto sfociare
anche in conseguenze pesanti. Arrivarono, dalle città vicine, ingenti forze
dell’ordine, il Consiglio Comunale era riunito in seduta permanente, ma
l’autorità governativa non cedette al braccio di ferro social-comunista.
Modena venne praticamente chiusa, ovunque, sulle strade d’accesso alla città
vennero istituiti posti di blocco. Ero
presente a quella manifestazione, anche per la parte organizzativa. Un fatto
curioso mi capitò la sera precedente quel Giovedì: mi trovavo, in qualità
di insegnante, a un corso organizzato dalla FMI (Federazione Motociclistica
Italiana) per la concessione del patentino ai possessori di motociclette e
motorini, in quel di Castelfranco Emilia.
Ero
stato chiamato, dall’Avv. Franco Fort, a tenere i corsi di Educazione
Stradale in varie località della Provincia ed anche in sedi
dell’organizzazione comunista come quella di Viale Fontanelli. Quella sera a
Castelfranco, i partecipanti al corso, mi dissero: “Professore questa sera
il corso non si tiene poiché abbiamo una cosa importante, anzi, venga anche
Lei con noi”. Tergiversai, anche se non sapevo ancora di cosa si trattasse,
ma insistettero e, sul momento, accondiscesi alla loro richiesta. Scendemmo le
scale di quell’edificio e ci trovammo in un’ampia sala gremita di gente,
con alle pareti slogan tipo “Via i fascisti da Modena” e altri, capii
subito di cosa si trattava, si stavano, preparando per le “operazioni”
contro i missini del giorno dopo. Velocemente glissai quell’invito prendendo
la scusante di “un incontro galante” improcrastinabile.
Il
giorno dopo al Cinema Arena la manifestazione avvenne ugualmente nonostante il
vero e proprio “assedio rosso”. Seppi anche, qualche tempo dopo, che un
“caro” amico comunista, appassionato di fotografia, era salito su uno dei
palazzi di fronte a scattare fotografie su fotografie di tutti i
“fascisti” intervenuti al cinema Arena. La “canea urlante”, ben
controllata dalla polizia, ci accolse e all’entrata e all’uscita con i
soliti “belanti” cori. Noi rispondemmo con le nostre canzoni, e quel
centinaio di giovani riuscì a portare a termine la manifestazione tanto
contestata.
Vi
furono due episodi di violenza; un giovane missino di Reggio Emilia, che era
venuto isolato al convegno in motorino, lasciò leggermente in anticipo il
cinema Arena e, appena arrivato sulla Via Emilia per il ritorno a casa, fu
contornato, aggredito, percosso e derubato dell’orologio e del portafoglio
da un gruppo di “rossi”: il secondo ci capitò più avanti; erano
arrivati, da Roma, con un pulman, venti-trenta ragazzi di quella città per
partecipare al Convegno. Al termine, scortati dalla polizia uscimmo dalla
zona, il pulman davanti e quattro cinque macchine di modenesi dietro di loro;
all’altezza dell’aereo-autodromo, la scorta della polizia ritenendo che
tutto si fosse tranquillizzato, ci abbandonò. Giunti però alla
“Madonnina” trovammo ad accoglierci, muniti di sassi e quant’altro, un
centinaio di persone che cominciarono a scagliare contro il pulman i loro
proiettili, due vetri laterali andarono in frantumi. Il pulman e le macchine
al seguito si fermarono di botto e i “cattivi”, oramai esasperati da
quella continua tensione, scesero dai loro mezzi e, “in men che non si
dica” la “Madonnina” restò deserta e nelle “mani” dei
“fuggiaschi”. I “rossi” si erano letteralmente volatilizzati. Non ci
fu bisogno della tutela della polizia. Dopo il “repulisti”, romani e
modenesi, in tutta calma, raggiunsero i loro mezzi e lasciarono il luogo dello
“scontro” più rilassati e soddisfatti.
Un
altro successo, il Movimento Sociale Italiano, lo ottenne nel 1962, quando fu
determinante nell’elezione di Segni, a Presidente della Repubblica.
Alle
elezioni politiche del1 963 vi fu una certa riscossa del Movimento Sociale
che, con 1.571.187 voti pari al 5,1% elesse 27 Deputati, mentre al Senato ebbe
1.459.046 voti pari al 5,3% eleggendo 14 Senatori.
Al
Comune di Modena il MSI con 2.905 pari al 2,84% rimase nelle solite posizioni,
il PCI passò al 45,48% con 46.532 voti e la DC scese al 24,49% con 25.061
voti. Ebbe un buon successo il PLI che arrivò al 8,03% con 8.213 voti.
Nel
Marzo del ’63, l’esponente missino Giorgio Pisanò, entra in rotta di
collisione con la dirigenza del Msi e fonda il giornale “Secolo XX” in
polemica con il partito pur restando all’interno di questo. In seguito, con
l’acquisizione della testata del “Candido” di Giovanni Guareschi, darà
un notevole contributo a tutte le battaglie sostenute dalla destra in quegli
anni.
Arriviamo
così al Congresso di Pescara, l’ 8°, dal 12 al 14 Giugno 1965. Avrebbe
dovuto essere il Congresso della pacificazione, ma si trasformò, per le
solite, irrisolvibili polemiche in un teatro di clamorosi scontri. Tre, le
correnti in campo: anche i rappresentanti modenesi si trovarono nelle
posizioni diversificate che si scontrarono in modo, che possiamo definire
benevolo, “acceso”. La maggioranza, seguace di Michelini, con la mozione
“Per l’unità del Partito” alla quale aveva aderito anche Valerio
Borghese, avrebbe dovuto accordarsi con la corrente di Giorgio Almirante, De
Marzio, Angioy e altri, chiamata: “Rinnovamento”; oltre a una corrente
“neospiritualista” di Pino Romualdi e Francesco Petronio. La convergenza
tra le prime due correnti si incrina: il discorso “infuocato” di
Almirante, rivolto, in particolare alle frange della destra più radicale nel
tentativo di un improbabile recupero, accende gli animi. Malgrado
quest’episodio l’accordo Michelini-Almirante và avanti, suscitando
un’enorme delusione, in quei settori che avevano creduto nelle parole del
“leader” delle “sinistre” con la speranza di un cambiamento di rotta
che in realtà non ci fu.
Apparve
già evidente, a quei tempi, l’irreversibilità dell’operazione che portò
al potere il centro-sinistra, che sarà il “cavallo di Troia”, com’è
effettivamente avvenuto, dell’inserimento del Partito Comunista ai vertici
dello Stato. E proprio negli anni che nel partito vince la linea
dell’inserimento, si viene a creare la situazione di un Movimento Sociale
Italiano sempre più isolato e in una posizione di “stallo” politico.
Vi
sono, tra l’altro, i prodromi della “contestazione giovanile” che
condurrà al fatidico ’68. Quando esplode quel movimento, i gruppi giovanili
di destra erano ancora forti, avendo agibilità sia nelle Università sia
nelle scuole superiori. Il desiderio di un sostanziale ricambio della
“politica” di quei tempi era auspicato e a destra e a sinistra. I giovani
sentivano che, nonostante le parole dei politici, non avveniva quel salto di
qualità che era necessario per una trasformazione vera della società. Anche
a Modena, ancora la sinistra non aveva “egemonizzato” le masse giovanili,
molti concetti ”Evoliani” facevano presa sui giovani, ma il partito si
adagiava sul fronte della “compromissione” con il potere” e gradualmente
perderà quella favorevole penetrazione che aveva sempre ottenuto nel mondo
giovanile.
In
breve tempo, i comunisti riusciranno a capovolgere la situazione a loro favore
e la “contestazione giovanile” diventerà di “uso e consumo” delle
sinistre, trasformandosi in una pseudo rivoluzione che non raggiungerà gli
scopi, per la quale era nata, ma servirà ai “rossi” a condizionare le
masse giovanili che sentivano il bisogno di un “vero rinnovamento” che non
avvenne.
Dopo
gli scontri con la polizia a Roma, Valle Giulia, del 1° Marzo 1968, nei
quali, giovani delle organizzazioni del Msi, Fuan e Giovane Italia e altri
gruppi contestatori di sinistra uniti nella ricerca di dar corpo ad una
visione univoca di ribellione al “sistema”, vi fu
la netta frattura tra Movimento studentesco e giovani destra nella
battaglia che vide contrapposte le due fazioni, nell’ accesissimo scontro
avvenuto alla Facoltà di Legge dell’Università di Roma. Quegli scontri
causarono profonde e insanabili lacerazioni nelle organizzazioni giovanili del
Msi.
La
dirigenza del Partito non sarà in grado, causa anche la grave malattia di
Arturo Michelini, che lo condusse a morte il 5 Giugno 1969, di fronteggiare al
meglio la contrapposizione che porterà i gruppi della destra radicale al di
fuori del MSI. Alla scomparsa di Michelini, ritorna alla guida del Partito,
Giorgio Almirante che ”sveglierà” il MSI dal “sonno” del Segretario
“moderato”. Rientra, dopo poco tempo, anche Pino Rauti, dopo aspre
polemiche all’interno del gruppo di “Ordine Nuovo” nel quale resta,
assieme a pochi altri, Clemente Graziani che rimane fedele alla linea,
nazional-rivoluzionaria, che tempo prima li aveva fatti uscire dal MSI.
Anche
a Modena, era allora Segretario Provinciale, Pietro Cerullo, ci saranno queste
uscite e “rientrate” da parte di piccoli gruppi che si erano sempre
schierati nell’area di “sinistra”. Nel frattempo (1968) Junio Valerio
Borghese fonda il suo “Fronte Nazionale”, invitando l’area di destra a
“ribellarsi al partitismo e a votare scheda bianca”.
A
Modena, nel mese di Febbraio di quell’anno, suscitò molta curiosità, nella
stampa e nell’opinione pubblica, la ripresa degli scavi a San Possidonio,
per la ricerca dei resti dei fascisti, uccisi nel Maggio 1945 dai partigiani
di quelle zone, in quella che venne denominata, la strage della “Corriera
Fantasma”. Ma le ricerche, attraverso mille polemiche, durarono poco tempo;
venne tutto sospeso e del fatto non se ne parlò più per molto tempo ancora.
Il
19 Maggio1968 si tennero le elezioni politiche che videro un certo calo del
Movimento Sociale che, dal 5,1% del 1963 passò, in questa tornata elettorale,
al 4,4% con 1.414.794 voti alla Camera con l’elezione di 24 Deputati, mentre
al Senato raggiunse il 6,7% e 1.380.452 voti e l’elezione di 11 Senatori. A
sottolineare la disaffezione dell’elettorato giovanile a seguito della linea
“compromissoria” del partito.
Anche
il Comune di Modena riflesse la situazione nazionale, con il MSI a solo il
2,40% e 2706 voti, il Pci fece un ulteriore piccolo balzo in avanti e con
52.959 voti arrivò al 46,98% e la DC sempre attorno al 25,67%. I Socialisti
mantenevano le loro tradizionali posizioni al 12,50%. Buona la tenuta dei
liberali attestati al 6,09%.
Giorgio
Almirante riprende, con posizioni diverse rispetto agli anni precedenti, una
più accentuata radicalità nell’attacco al “sistema”, sottolineando
sempre più la minaccia comunista di avvicinamento al potere, dichiarando che
“ad ogni azione di piazza dei rossi, corrisponderà una contro-azione
promossa dal MSI”.
Alla
fine del 1969, il 20 Dicembre a Roma venne organizzata una grande
manifestazione, con la partecipazione di iscritti di tutte le Federazioni
compresa quella modenese, che ottenne un successo clamoroso.
In
questo mese di Dicembre avviene la prima strage, di quella “strategia della
tensione” che insanguinerà la nostra nazione durante tutti gli anni
settanta e i primi anni ottanta. A Modena la notizia suscitò enorme
impressione. Era il 12 dicembre 1969. A Milano, alle ore 16,37, nel salone
della Banca dell’agricoltura a Piazza Fontana esplode un ordigno che provoca
la morte immediata di 13 persone e 90 feriti, due dei quali decedettero in
seguito.
Agli
inizi degli anni’70, con la Segreteria di Giorgio Almirante, sicuramente
efficiente e pronta a confrontarsi sui vari fronti, inizia la ripresa costante
del MSI e nello stesso tempo si dà inizio al periodo degli “scontri” e
della “guerra civile strisciante”.
A
Genova, durante un comizio di Almirante, il 18 Aprile 1970, viene ucciso
dai”rossi” l’attivista missino, Ugo Venturini. Sarà il primo di una
lunga serie, che disseminerà le strade e le Piazze di molte città italiane,
di giovani morti, sui due fronti.
La
pressione del PCI nelle piazze e in parlamento è sempre più pressante le
tensioni si accendono al punto tale che non saranno più scontri accesi dove
frequentemente si contavano contusi e feriti, ma saranno le armi a sparare e
ad uccidere e a farne le spese saranno tanti ragazzi di destra e di sinistra,
facili prede negli anni dove imperava la “strategia della tensione”.
Alle
prime elezioni regionali del Giugno 1970, il Movimento Sociale Italiano
comincia a risalire la china dopo i cali delle elezioni precedenti,
raggiungendo il 5,2%.
Il
9° Congresso del Partito, che si svolse a Roma, dal 21 al 23 Novembre, denota
un cambiamento di rotta radicale. E’ cambiata anche la scenografia e, per la
prima volta dal 1948, il Movimento Sociale, tiene, senza scontri, il suo primo
Congresso unitario.
Dal
Luglio 1970, al mese di Febbraio 1971, sarà la “Rivolta di Reggio
Calabria” a tener desta l’opinione pubblica. Iniziata come azione tendente
a ottenere per quella città il ruolo di capitale della regione, diventa in
seguito un vero e proprio scontro politico e il MSI, dopo le “prese di
distanza” iniziali, con colui che poi diventerà Deputato, “Ciccio”
Franco, si trovò a cavalcare quella battaglia prettamente meridionalista. Nei
primi mesi del 1971 nasce a Milano la “maggioranza silenziosa” che, in
varie città italiane, vide sfilare per le strade, decise a fronteggiare la
strumentalizzazione della piazza da parte delle sinistre, migliaia di persone
di destra.
Con
le elezioni amministrative, parziali che videro un clamoroso successo del Msi
in tante città (Roma il 16,2%, in Sicilia il 16,3%, Catania il 21,5%) il
Partito si avvia a quella trasformazione che lo porterà a costituire, nella
ricerca di una “egemonia” dell’area di destra la nuova formazione
politica “Destra Nazionale”. Si cercò un’aggregazione di tutta l’area
anticomunista, svilendo, in parte, la vera “identità” del MSI.
Quella
manovra porterà il partito su posizioni più “garantiste”, inserendo
nelle proprie liste personalità provenienti da altre esperienze politiche ad
esempio quella dell’Ammiraglio Gino Birindelli, ex comandante delle forze
navali della Nato nel Mediterraneo. L’ammiraglio venne anche a Modena in
occasione della campagna elettorale e dopo vi fu un incontro conviviale al
quale parteciparono tantissimi modenesi.
Un
altro aspetto che, a posteriori, suscitò numerose polemiche, fu quello della
“costruzione” di un area culturale di destra più coesa, guidata dal
filosofo Armando Plebe che, “transfuga” da sinistra, con numerosi
convegni, anche a livello europeo e con la realizzazione di riviste che
raccoglievano il pensiero di uomini di cultura di varie nazioni quali, Eugene
Jonesco, Thomas Molnar, Vintila Horia, Giuseppe Prezzolini, Ernst Junger,
Mircea Eliade, Diego Fabbri, Giuseppe Berto e molti altri, si cercò di dare
un immagine “perbenista” ma in realtà “qualunquista”, alla cultura di
destra, da sempre “emarginata” o quanto meno esclusa dai circuiti “che
contano”.
L’ala
rautiana continuerà a mantenere viva, all’interno del partito la linea
radicale e antisistema e servirà, attraverso iniziative quali l’uscita di
“Civiltà”, “Alternativa” e “Linea” a tenere aggregati uomini di
cultura in contrapposizione agli orientamenti, che in quel periodo ,
prevalevano nel MSI.
Le
elezioni politiche del 1972 fecero fare un notevole balzo in avanti al Partito
che, con 2.896.752 voti, pari al 8,6%, inviò alla Camera 56 Deputati, e al
Senato, con il 9,0% e 2.737.595 voti, ebbe 26 Senatori.
A Modena vi furono questi risultati Al Comune di Modena vi furono questi risultati: Movimento Sociale Italiano, 4.996 voti pari al 4,13%; il Partito Comunista rimase sulla posizione delle ultime elezioni con il 47,92%, così come i democristiani fermi al loro valore tradizionale del 25%; in calo i socialisti e i liberali.
Nella
Circoscrizione, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì venne eletto deputato il
modenese Pietro Cerullo, mentre nella nostra circoscrizione, Modena, Reggio,
Parma e Piacenza venne eletto il piacentino Carlo Tassi, con grave disappunto
del candidato modenese Gianpaolo Manzini che si vide sconfitto, per una
manciata di voti.
Continua
però la spirale della violenza: a Salerno il 7 Luglio del ‘72 un altro
giovane di destra, il missino Carlo Falvella fu ucciso a coltellate da un
estremista dell’ultra sinistra.
Dal
18 al 21 Gennaio 1973 si svolge a Roma il 10° Congresso del Movimento Sociale
Italiano. La lunga e articolata relazione introduttiva del Segretario del
Partito Almirante, che venne completamente recepita nella mozione finale,
cercando di ridurre il più possibile i riferimenti ideologici al “passato
regime” ed inserendo al vertice della Presidenza uomini come Gino Birindelli,
Achille Lauro, e Covelli, sarà il momento del massimo risultato di quella
operazione che non durerà molto tempo.
Nel
frattempo il Raggruppamento giovanile della “Giovane Italia” si trasforma
nel “Fronte della Gioventù” che, anche a Modena, ritornerà ad avere,
come all’inizio degli anni ’60, un considerevole aumento degli iscritti.
Il
23 Febbraio 1973 a Modena si costituiva la nuova Direzione Federale del
Movimento Sociale Italiano. La direzione venne così composta: Manzini Dr.
Gianpaolo, Commissario Straordinario e Enti Locali; Rebucci Rag. Gianfranco
Vice Commissario e Sindacati; Rivaroli Ing. Bruno, Vice Commissario e
Organizzazione; Zucchini Prof. Bruno, Settore scuola ed attività sportive;
Pincelli Univers. Antonio, settore Stampa e Cultura; Lasagni Geom. Filiberto,
settore Propaganda; Mantovani Rino, settore Combattenti; Randelli Celso,
Rapporti con la Provincia; Radmilovich M°. Roberto Segretario Sezione di
Modena; Manara Univers. Enzo, Segretario Fronte della Gioventù; Meiners
Univers. Paolo, Presidente del Fuan; Rebucci Prof.sa Maria Pia, settore
femminile.
I
gravi incidenti dell’11 Aprile del 1973, a Milano, durante una
manifestazione del MSI da tempo programmata e all’ultimo momento revocata, e
che provocarono la morte dell’agente di PS Antonio Marino con
l’incriminazione di due giovani missini, denunciati dagli stessi dirigenti
del Partito, Vittorio Loi e Maurizio Murelli, crearono seri problemi a tutto
il mondo della “Destra Nazionale”.
A
Modena, come in tutta Italia, suscitò vastissima eco la notizia del brutale
assassinio dei due figli del Segretario della Sezione del MSI di Primavalle, a
Roma. Alcuni militanti dell’estrema sinistra di “Potere Operaio”,
diedero fuoco, la notte del 16 Aprile 1973, all’appartamento di Mario Mattei,
dove trovarono orribile morte, due dei suoi figli, Virgilio di ventidue anni e
Stefano di otto anni. Il “rogo di Primavalle” diede l’avvio ad un
decennio di atroci lotte tra rossi e neri. L’immagine del giovane missino,
carbonizzato, alla finestra della sua casa, fece rabbrividire l’intera
nazione. Una famiglia “proletaria, di destra, distrutta, sterminata, da
“figli di papà” ricchi e borghesi, che militavano a sinistra.
La
sequela dei lutti continuò nello stesso anno con l’uccisione a Reggio
Calabria del militante della Cisnal, Giuseppe Santostefano, da parte di
attivisti rossi, e della morte a Pavia di un altro missino, Emanuele Zilli, in
seguito all’aggressione di comunisti di quelle zone.
Mi
trovai, in occasione dell’inaugurazione della sezione del MSI di Finale
Emilia, assieme al Segretario del Partito, Gianpaolo Manzini, a distanza di
poche settimane dal “rogo di Primavalle” a dover commemorare quel tragico
fatto. Quella di Finale, era una delle poche sezioni del Msi aperte in
Provincia di Modena: ero entrato da poco tempo nella direzione del Partito,
dietro invito del Segretario il quale, in quella circostanza, volle che fosse
il sottoscritto a tenere il discorso di presentazione della Federazione
Modenese, onde avvalorare la mia presenza con quell’intervento: mi trovai,
inizialmente, imbarazzato, anche perché non era previsto e Gianpaolo mi prese
alla sprovvista, oltre al fatto che la presenza di un oratore “navigato”
ed esperto quale era il Federale modenese mi mise in un certo imbarazzo: i
recenti fatti di sangue in Italia mi portarono a svolgere un discorso
improntato alla visione del superamento della ondata di odio che si stava
sviluppando in Italia, cercai di essere il più possibile coerente alla mia
personalità che, tra l’altro, mi aveva visto, in quelle zone, ai miei primi
anni d’insegnamento: credo di aver superato onestamente la prova.
Sempre
in quell’anno vi furono, per il Movimento Sociale, due gravi perdite; a
Febbraio morì l’ex Segretario Augusto De Marsanich e in Agosto perse la
vita, in un tragico incidente stradale, Adriano Romualdi, figlio di Pino, che
aveva già raggiunto rilevanti traguardi nel mondo della cultura e non solo di
quella di destra.
I
quegli anni vi fu, su tutto il territorio nazionale, la costituzione delle
Unità Sanitarie Locali (USL). Era, apparentemente, una vera e propria
rivoluzione della Sanità pubblica. Alla costituzione era chiamata
un’assemblea dove erano presenti i rappresentanti di tutti i Partiti
politici, oltre ai Sindaci dei Comuni del comprensorio dove si andava a
costituire. Modena, e i Comuni viciniori, costituivano la USL n.16. Al Partito
non si trovò un medico o un paramedico disposto ad entrare in quella
“costituente”. Mi si chiese di prendervi parte; accettai dopo qualche
perplessità e mi trovai il giorno di quell’evento nell’aula consiliare
del Comune di Modena a rappresentare il Msi. Era presente tutto il “ghota”
politico modenese: già al primo incontro, un vecchio amico degli anni
giovanili, che rappresentava una posizione politica dell’area di centro, mi
venne incontro affabile e sorridente, al momento della dichiarazione di chi
rappresentavamo e che il sottoscritto in quel contesto era il portavoce del
Msi, ebbe una reazione istintiva e subito si allontanò, cosi come quando mi
presentai all’allora Sindaco Germano Bulgarelli che ebbe una reazione
analoga quasi “schifato” di dover stringere la mano a un missino; quando
poi mi accomodai nello scranno solitamente a disposizione del Msi, venni
subito “emarginato” dal consigliere repubblicano, mio vicino, che per
prendere le distanze e dimostrarmi la sua “diversità”, mi girò
completamente le spalle per farmi capire che lui non voleva avere niente a che
fare con l’”appestato”.
Mi
stavo, veramente, divertendo “un sacco”. Quando poi presi la parola, dopo
che altri erano intervenuti, mentre nell’aula era tutto un “vocio”, al
momento che il Sindaco “suo malgrado” disse: “La parola al
rappresentante del Msi”, vi fu immediatamente un silenzio di tomba. Tutti a
squadrarmi, specialmente dai banchi della sinistra, in “cagnesco” quasi
che la parola la prendesse lo “Yeti delle nevi”; la situazione era sempre
più grottesca e in un certo qual modo favorì il mio intervento, con
valutazioni suggeritemi da amici medici, che in precedenza avevo consultato;
sparai la mia “arringa” contro il nuovo modo di concepire la Sanità
specificando che, provenendo dal mondo della scuola e, avendo visto lo sfacelo
che le innovazioni stavano portando in quel settore che avrebbero tutt’al più
creato un maggior numero di “somari”, ben altra cosa sarebbe stato lo
stravolgimento della sanità visto e considerato che si sarebbe giocato sulla
“pelle” dei cittadini.
Il
mio dire suscitò la reazione dell’allora consigliere, poi futuro Sindaco,
Mario del Monte, il quale mi interruppe asserendo che quello che dicevo erano
le valutazioni che faceva il “Secolo d’Italia” (quotidiano del MSI) che
lui, “edicolante” leggeva tutte le mattine. La mia risposta ovviamente
venne facilitata, fu precisa e puntuale, prima complimentandomi con Lui della
lettura del quotidiano poi dicendo: “ Ma, secondo Lei, avrei dovuto portare,
in questa sede, gli articoli del suo giornale di partito l’”Unità”
visto che rappresento un area politica totalmente opposta ecc.ecc.” Non vi
fu l’applauso corale, ma ebbi la soddisfazione di ricevere le
congratulazioni del rappresentante del Partito Liberale Italiano, il Dott.
Gaetano Rossi, che si alzò dal suo scranno per stringermi la mano, dicendomi:
”La ringrazio per quello che ha detto, finalmente si risente in
quest’aula, e con cognizione di causa, la voce del Movimento Sociale
Italiano”. Dopo quattro incontri in quell’assemblea, essendo stato escluso
dalla riunione dei capigruppo, laddove si dovevano “spartire la torta”
della Sanità locale, diedi le mie dimissioni, poiché non accettavo il
“loro modo democratico” della scalata al potere di quell’importante
settore, che avrebbe dovuto essere a disposizione di tutta la cittadinanza e
di tutti i loro rappresentanti. La salute pubblica non è né di destra né di
sinistra. “Loro”, l’hanno totalmente occupata. Per restare sempre in
argomento vorrei raccontare di un incontro, avvenuto tempo dopo, con un amico
degli anni della scuola che mi disse di essersi inserito nella dirigenza del
Policlinico modenese, pur avendo avuto due parenti stretti uccisi nel
dopoguerra dai partigiani: mi disse candidamente: “Se hai bisogno di
qualsiasi cosa in questo settore puoi rivolgerti al sottoscritto che ha un
ruolo abbastanza importante nella dirigenza”. Gli ribattei, ringraziandolo
per l’offerta: “allora ti sei messo in tasca la tessera comunista o
socialista”. Non mi negò di essersi iscritto al Partito Socialista e di
aver fatto, all’interno di esso una “modesta carriera politica”.
Il
25 Giugno 1973, anche a Modena, si costituì il Centro Sportivo Fiamma. Esso
era nato nel 1948 come, ente promozionale dello sport con l’obiettivo
dell’allargamento del numero dei praticanti nel nostro paese e con la
convinzione che lo sport, sia esso agonistico o ricreativo, rappresenti una
componente essenziale nel processo educativo dell’individuo e sia quindi un
fattore determinante in vista del miglioramento qualitativo dei cittadini. Il
Centro Nazionale Sportivo Fiamma, era diffuso su tutto il territorio Nazionale
con centinaia di società che operavano in quasi tutte le discipline sportive
giungendo anche a traguardi di altissimo livello come lo dimostrarono le
atlete, Gabriella Dorio Medaglia d’oro nei 1550 metri alle Olimpiadi di Los
Angeles ed Agnese Possamai, campionessa italiana ed europea del mezzofondo.
A
Modena, i fondatori della Società Sportiva “Fiamma Modena” furono; Bruno
Zucchini, Maurizio Coppini, Enzo Manara, Carlo Marcucci, Corrado Rebucci,
Maurizio Rebucci, Roberto Radmilovich, Gianfranco Rebucci, Ettore Sola, Donato
Saltini e Maurizio Spinelli. L’attività era particolarmente rivolta
all’atletica leggera e alla pallavolo. Modesta fu l’attività svolta, per
tantissime ragioni, mancanza di fondi, difficoltà a trovare impianti,
ostracismo da parte del potere locale e altri fattori negativi che non
permisero un vero e proprio decollo. Dopo pochi anni la società si sciolse,
per essere ripresentata sul nostro territorio, nel 1983.
Il
referendum abrogativo sul divorzio, tenutosi il 12/13 Maggio 1974, che vide il
MSI schierato a fianco della DC nella speranza di un “recupero”
dell’area centrista, creò un dibattito interno di notevoli proporzioni.
Ricordo che, poche settimane prima di quel voto, venne a Modena per la
campagna elettorale, l’On. Giorgio Almirante con il quale ebbi un piccolo
scontro nella sede del partito poiché sostenevo che gran parte della base
degli iscritti al Msi, compreso il sottoscritto, era favorevole al divorzio e
che sarebbe stato sufficiente ascoltare gli “umori” dei cittadini per
rendersi conto che quella ”iniziativa” era un fallimento in partenza e
che, per la posizione stessa dell’uomo Almirante, si sarebbe dovuto
orientare verso quella scelta. Mi rispose che “quell’operazione, puramente
politica, era troppo importante per il partito. Io insistetti perché almeno,
si sarebbe dovuto lasciare libera scelta all’elettorato di destra. Il
referendum, come previsto, fu una vera e propria “debacle” per l’asse
Almirante-Fanfani. Il MSI si trovò, anche per altre situazioni sfavorevoli
quali, “la strategia della tensione”, con la strage di Piazza della Loggia
di Brescia del 28 Maggio 1974, e della strage del treno Italicus del 4 Agosto,
a dover fronteggiare una campagna di stampa e di accuse tali, da parte di
tutti, mass-media e partiti politici, che accusavano i neo fascisti di ogni
malvagità e di tutte le turpitudini che accadevano nel paese.
Notevole
impressione suscitò, in tutta Italia, il 18 Aprile 1974, la notizia del
rapimento, a Genova da parte delle “Brigate Rosse”, del Sostituto
Procuratore della Repubblica di quella città, Mario Sossi. Rimarrà
prigioniero delle “sedicenti”, come si giustificavano a quei tempi, BR,
per parecchi giorni, interrogato, “processato”, fotografato, mentre le
indagini brancolavano nel buio.
Il
17 Giugno 1974 a Padova, nella sezione del MSI, sono uccisi dalle “Brigate
Rosse” due militanti missini, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci.
Nel
mese di Ottobre di quell’anno provocò ampio scalpore, a Modena la notizia
dell’arresto del noto avvocato, per molti anni aderente al MSI, Leopoldo
Parigini. I giornali locali “Gazzetta di Modena” e “Il Resto del
Carlino” riportarono, con titoli a tutta pagina, del tipo: ” Passava da
Modena la via del golpe”, la clamorosa notizia che, oltre a suscitare
stupore e incredulità negli ambienti modenesi, fu altrettanto sconvolgente
all’interno del Partito. Il Parigini, dopo aver subito mesi di carcere e
continui processi, fu completamente scagionato dalle accuse, ma, quanto meno
si vide, in parte, compromessa la sua professione di avvocato.
Iniziarono
in quel periodo le pubblicazioni di una rivista d’area, controcorrente,
“La Voce della Fogna” diretta dall’”eretico” Marco Tarchi, che ebbe
ampia diffusione tra i giovani del Msi.
L’anno
1975 vide l’”escalation” della violenza politica sul territorio
Nazionale. A Roma continui scontri avvennero, durante il Processo ai militanti
di Potere operaio, Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo, accusati di
essere gli esecutori del “Rogo di Primavalle”. Il giorno 28 Febbraio,
nell’aula di Tribunale si scontrarono un missino e un extraparlamentare di
sinistra, riconosciuto, sette ore dopo, da testimoni missini, come
l’uccisore del giovane del Fuan, Mikis Mantekas. Quel personaggio, dopo lo
scontro in tribunale venne fermato dalla polizia e immediatamente rilasciato
per il pronto intervento di uno dei legali del collegio di difesa degli
accusati tra i quali erano presenti due personaggi di spicco della sinistra:
il Senatore Umberto Terracini del Pci e il Senatore Giacomo Mancini del PSI.
Poche ore dopo gli extraparlamentari di sinistra attaccano, armati di pistole
e di bottiglie molotov, la sede del MSI di Via Ottaviano, provocando una vera
e propria tempesta di fuoco, Mikis Mantekas sarà colpito con un colpo di
pistola in testa e morirà subito dopo. Vi furono inoltre numerosi feriti tra
i giovani del Msi.
A
Milano, in quel drammatico periodo, si compie uno dei più atroci ed efferati
delitti di quegli “anni di piombo”. Un nutrito gruppo di militanti della
frangia extraparlamentare di “Avanguardia Operaia”, sono una decina,
attaccano “coraggiosamente”, a colpi di “chiave inglese” un ragazzino
di diciannove anni, militante del “Fronte della Gioventù”, sotto al
portone della sua casa. E’ il 13 Marzo 1975. Gli spaccano il cranio con una
serie di “sprangate” con l’attrezzo del quale ne avevano fatto un
emblema e lo abbandonano in una pozza di sangue. Il giovane resiste sino al 29
Aprile, si chiude il quel modo la vita di Sergio Ramelli.
In
quei giorni, sempre a Milano, saranno “sprangate” una decina di persone
tutte di destra. In questi ultimi tempi, alcune città d’Italia, Modena
compresa, hanno dedicato a Sergio Ramelli la titolazione di una strada.
Il
29 Ottobre, sempre nell’infuocata Roma, era ucciso a colpi di fucile sparati
da una macchina, davanti alla sezione del Msi di Via Gattamelata al quartiere
Prenestino, da brigatisti rossi, il giovanissimo militante missino,
diciassette anni, Mario Zicchieri.
Sempre
in quell’anno, a Milano in Aprile, durante un attacco di militanti comunisti
a due auto di missini, il giovane Antonio Braggion, vistosi sopraffatto e
rimasto isolato, mentre gli attaccanti gli sfasciavano l’auto nella quale si
era rifugiato e già stavano per colpirlo, per difendersi, estrae dal cassetto
dell’auto una pistola e spara nella direzione degli extraparlamentari
uccidendo il giovane militante di sinistra, Claudio Varalli. Scontri e
manifestazioni si succederanno nei giorni successivi, Milano era veramente a
“ferro e fuoco”.
Pure
a Modena si respirava quel clima da “guerra civile” che si era creato
nelle grandi città. I giovani di destra si trovavano in uno stato di continua
tensione e la preoccupazione dei dirigenti del partito era particolarmente
elevata; bisognava cercare di tenere sotto controllo i ragazzi che si
sentivano “braccati” e che andavano alla ricerca di un’eventuale difesa,
a tutti i costi, in caso di azioni da parte degli extraparlamentari di
sinistra. Il momento fu particolarmente delicato. Fortunatamente sul nostro
territorio non accaddero episodi simili a quelli che, quasi quotidianamente,
avvenivano nelle due città, Roma e Milano
Alle
elezioni amministrative che si tennero nel 1975 si ebbero a Modena, risultati
sostanzialmente invariati rispetto a quelle precedenti.
Anche
l’anno 1976 fu drammatico per la catena continua della guerriglia urbana, un
vero e proprio stillicidio quotidiano di episodi di violenza, attentati,
incendi, omicidi, pestaggi. I vari gruppi armati sembravano aver preso
possesso del territorio; le città più colpite, Roma e Milano, ma anche,
Napoli Torino, Firenze e tante città di Provincia, i militanti di “Potere
Operaio”, “Brigate Rosse”, “Autonomia Operaia”, “Prima Linea”, a
sinistra e “Ordine Nuovo”, “Nuclei Armati Rivoluzionari”,
“Avanguardia Nazionale”, a destra, sono ogni giorno sulla cronaca nera dei
giornali italiani. Citiamo solamente alcuni casi “eclatanti”: quello
dell’uccisione, il 29 Aprile 1976 a Milano, del Consigliere Comunale del
MSI, l’avvocato Enrico Pedenovi di cinquanta anni e padre di due figlie,
“freddato” da dieci proiettili sparati da due terroristi. Un mese dopo, a
Sezze Romano, (Latina), dopo un comizio del Deputato del Msi, Sandro Saccucci,
vi furono gravi incidenti, i missini, aggrediti, sparano e uccidono il giovane
Luigi De Rosa di 19 anni, iscritto alla Federazione Giovanile Comunista.
Il
10 Luglio è ucciso, a Roma, da elementi d’estrema destra, il Giudice
Vittorio Occorsio che da tempo indagava sui movimenti “neo-fascisti”. Il
15 Dicembre, a Sesto San Giovanni (Milano), resta ucciso in uno scontro con
elementi delle brigate rosse, l’unico modenese, a mia memoria, rimasto
coinvolto in quella “guerra civile strisciante” degli “anni di
piombo”, l’Avv. Vittorio Padovani. Di Modena, laureato in Legge, si era,
da qualche anno, trasferito a Milano come Vice-Questore: io lo ricordo come
atleta della Società Panaro, sezione Atletica Leggera e in varie circostanze
ci siamo battuti, sulle piste, tra le staffette 4x100 della Fratellanza e
della S.S.Panaro.
In
quell’anno si tennero le Elezioni Politiche che videro il Msi in declino
rispetto al grosso successo ottenuto nel 1972. Il Partito ottenne alla Camera
2.245.376 voti pari al 6,1%, eleggendo 35 Deputati, mentre al Senato con
1780950 voti uguali al 5,7%, ebbe 15 Senatori. Vi fu, in quella tornata
elettorale, il traguardo più alto del PCI che raggiunse il 34,4%, mentre la
DC con il 38,3% rimaneva sempre il partito di maggioranza. A Modena città il
Movimento Sociale raggiunse il 2,9% mentre la DC raggiunse il 27,7% e il
solito PCI, il 52,2%.
A
Modena, il 4 Dicembre 1976, il “Comitato per la città a misura d’uomo”,
organizza la famosa “lenzuolata”di Piazza Grande per denunciare le
irregolarità edilizie e le responsabilità della Giunta Comunale relative
alle “strane” situazioni relative al quartire “Cittadella”, alla
stessa Piazza Grande con l’abbattimento del Palazzo di Giustizia e la
costruzione della Cassa di Risparmio con l’avanzamento di alcuni metri nella
Piazza, rispetto all’edificio precedente, oltre alla strana operazione della
demolizione della “ex Gil”, uno dei più importanti edifici
dell’architettura degli “anni trenta” con relativo verde e campi da
gioco dove al momento si era installata la Scuola Media “Amici” per
costruirvi grandi palazzi a “reddito” stravolgendo completamente quella
zona e la costruzione dell’”Asse attrezzato” chiamata anche la “strada
dei rubli” ed altre discutibili “operazion”i. Venne anche pubblicato
sull’argomento un “libro bianco”, ma in breve tempo tutto fu “messo a
tacere”.
In
quel mese di Dicembre, per impedire che la realizzazione del progetto
Almirantiano della Destra Nazionale potesse avere ulteriore successo,
attraverso un iniziativa guidata dalla Democrazia Cristiana e da frange della
massoneria, si tenta un operazione tendente a “frantumare” l’area di
destra. Il 20 Dicembre 1976si costituisce alla Camera il gruppo parlamentare:
“Costituente di Destra-Democrazia Nazionale”. Il colpo, inizialmente, per
il Movimento Sociale è molto duro; se ne andranno, a far parte di quella
nuova coalizione, 17 Deputati su 35, 9 Senatori su 15, 13 Consiglieri
Regionali su 40, 51 Consiglieri Provinciali su 160, 350 Consiglieri Comunali
su 1500. Il vertice del Partito è decapitato. Nello stesso tempo non una
Federazione passa con i dissidenti e la base resterà unita e vicina al
Movimento Sociale Italiano.
I
fondatori e i Dirigenti di “Democrazia Nazionale” furono: Ernesto De
Marzio, Gastone Nencioni, Raffaele Delfino, Mario Tedeschi, Enzo Giacchero e
il modenese Pietro Cerullo che fu anche Segretario di DN dall’Aprile al
Dicembre 1979 data dello scioglimento e che, alle elezioni di quell’anno,
raggiunse solamente lo 0,6% e nessun deputato eletto, fece un “flop”
clamoroso.
A
Modena quell’operazione fu molto discussa, e la base, che era completamente
allineata sulla linea di Almirante e Rauti, che allora “andavano a
braccetto”, non accettò assolutamente la posizione degli
“scissionisti”. Pure io rimasi sorpreso e amareggiato, senza arrivare alla
“demonizzazione” e/o alle accuse di “seguaci di Badoglio”, ai
dirigenti modenesi, Pietro Cerullo e Gianpaolo Manzini, che fecero quella
scelta.
Subito
dopo il Movimento Sociale Italiano tiene, dal 14 al 16 Gennaio 1977 a Roma, il
suo 11° Congresso. L’allontanamento di una vasta parte degli uomini che
predicavano l’inserimento a tutti costi nel “sistema”, lascia spazio al
“leader” della corrente “Linea Futura”, Pino Rauti che troverà un
perfetto accordo con il Segretario Giorgio Almirante, per rilanciare una
politica più aggressiva a sinistra. Vi sarà unità d’intenti e
l’elezione a Presidente del MSI di Pino Romualdi e a Segretario di Giorgio
Almirante, ridaranno ampia fiducia alla base che era rimasta “frastornata”
dalla scissione “demonazionale”. Al Congresso, poi, del “Fronte della
Gioventù” del Maggio ‘77 (dopo l’uscita di Pietro Cerullo che ne era
stato il Presidente) verrà nominato Segretario Nazionale l’almirantiano,
Gianfranco Fini.
Nell’estate
di quell’anno si avrà anche la realizzazione del “1° Campo Hobbit”,
che fu il primo esperimento di raduno di giovani di destra in un contesto
puramente “Ricreativo” e con la presa di distanza da certi stereotipi del
mondo classico della “destra neofascista”. Negli anni seguenti vi furono
altre due edizioni di quella manifestazione, che segnò un punto di
riferimento fondamentale nell’evoluzione del “movimentiamo” missino e
che porterà ad una vera rivoluzione culturale nei giovani del “Fronte”.
Purtroppo
la violenza continua ancora quell’anno con una serie impressionante di,
agguati, uccisioni, “gambizzazioni”, ne fece le spese anche il noto
giornalista Indro Montanelli, e le solite “sigle” si assumevano la
responsabilità di queste azioni, in una vera e propria “escalation” del
terrore.
A
Torino il 1° Ottobre, nell’incendio di un bar-discoteca, “Angelo
Azzurro” dove erano soliti riunirsi giovani di destra, in seguito
all’attacco di elementi dell’estrema sinistra, morirà carbonizzato, un
giovane simpatizzante, Roberto Crescenzo, mente a Roma il 28 Dicembre, viene
ucciso da killer “rossi” il militante di destra; Angelo Pistolesi. Uno
degli agguati più feroci, dove rimasero uccisi tre giovani missini, fu quello
della strage, alla sezione del Msi “Lacca Larentia” di Roma la sera del 7
Gennaio 1978.
Franco
Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni si erano ritrovati nella
sede per andare a fare un volantinaggio relativo ad un concerto, che il gruppo
musicale d’area, “Amici del Vento”, doveva tenere in quei giorni. Sono
tre ragazzi di nemmeno venti anni; i primi due vengono uccisi da una scarica
di mitraglietta sparati da un auto di militanti dell’estrema sinistra,
davanti alla sede del Msi, il terzo verra ucciso poco dopo da un Capitano dei
Carabinieri in seguito alla tensione che si era creata nella zona, subito dopo
l’agguato dei “rossi”
Quella
giornata, per molti militanti di destra segnò un punto di “passaggio,
traumatico, per tanti di loro che si avvicinarono e presero parte alla
“lotta armata” e al “terrorismo”.
Il
6 Marzo, nell’infuocata Roma, fu ucciso Franco Anselmi, appartenente alle
formazioni extraparlamentari di estrema destra, e il 20 Aprile, venne trovato
morto, nella cella dove, a poche ore dal suo arresto, era stato collocato in
seguito ad una manifestazione, il giovane, aderente al “Fronte della Gioventù”:
Riccardo Minetti.
Sono
stati quelli, anni in cui anche il vertice del partito ebbe gravi difficoltà
a tenere sotto controllo le correnti giovanili disturbate dalla situazione
caotica del “movimentismo” della società giovanile di quei tempi e
condizionate da un certo “immobilismo politico” dei capi storici.
Da
una comunicazione statistica di quegli annisono stati censiti, nel 1978 in
Italia, 2365 attentati e atti di violenza contro persone e cose, 111 attentati
contro uffici di polizia, 333 contro sedi politiche e di sindacati, 871
attentati a persone, 45 sequestri, sono state uccise 37 persone.
Il
10 Gennaio 1979 a Roma restano uccisi due giovani di destra: il diciottenne
Alberto Giaquinto in uno scontro con la polizia e Stefano Cecchetti attentato
compiuto dai “compagni organizzati per il comunismo” che feriscono altre
tre giovani di un gruppetto di missini nella zona di Monte Sacro. Il 16 Giugno
muore, in seguito alle ferite riportate durante una aggressione dei
“rossi”, avvenuta alcuni giorni prima, mentre era con la sorella sotto
casa, il giovane missino Francesco Cecchin.
In
Primavera, si tengono le elezioni politiche anticipate che vedranno un leggero
cedimento del Msi. Nonostante la scissione di Democrazia Nazionale, che
scompare avendo raggiunto una percentuale dello 0,6%, il Partito reggerà più
che dignitosamente ottenendo, alla Camera 1.930.689 voti pari al 5,3% con 30
Deputati e, al Senato, 1.782.004 voti con il 5,6% e 13 Senatori.
A
Modena città il Msi resta sul 2,6%, mentre la DC con il 26,3% e il PCI con il
51,5% manterranno le posizioni raggiunte nel 1976.
Dal
5 al 7 ottobre 1979, si tiene a Napoli il 12° Congresso del Movimento Sociale
Italiano al quale lo scrivente partecipò come rappresentante modenese della
corrente “Spazio Nuovo” di Pino Rauti. Pur essendo il partito guidato in
effetti dal “tandem” Almirante-Rauti, la contrapposizione tra le correnti
è abbastanza forte e il Congresso si chiuse, alla presenza del “leader”
del “Front National” francese, Jean Marie Le Pen, con la vittoria della
corrente almirantiana, pur restando quella di Rauti molto forte ed egemone
nell’area giovanile.
Gli
inizi degli anni ’80 sono ancora pervasi da episodi di violenza politica in
tutta Italia. Il 12 Marzo viene ucciso, sotto casa, a Roma il militante
missino Angelo Mancia, molto probabilmente per una vendetta da parte di un
gruppo della sinistra extraparlamentare chiamato “Compagni organizzati in
volante rossa”. Sempre a Roma, il 5 Ottobre 1980, viene ucciso in carcere a
Rebibbia, uno dei più noti esponenti della destra extraparlamentare,
Nanni De Angelis. Nel mese di Marzo, a Bari restava ucciso il simpatizzante
missino Martino Traversa.
Le
elezioni amministrative di quell’anno a Modena portarono in Consiglio
Comunale Franco Bartolamasi e in Consiglio Provinciale Bruno Rivaroli.
L’episodio
più sconvolgente del 1980 avvenne il 2 Agosto nella vicina Bologna, con la
strage alla stazione che provocò ottantacinque morti. L’attentato venne
attribuito all’eversione di destra e i processi che si sono susseguiti negli
anni successivi, malgrado l’incriminazione e la condanna degli
extraparlamentari di destra Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, non hanno
del tutto risolto quella pagina nera della storia italiana. Il Movimento
Sociale Italiano subì pesantemente le accuse al neo-fascismo, seppure
extraparlamentare, di aver ordito quell’attentato e ancor oggi alla stazione
di Bologna la lapide commemorativa parla di “strage fascista”.
L’opinione pubblica rimase sconvolta da quel fatto e tutta l’area di
destra compreso il MSI si sentì, ingiustamente, accusare da molta parte dei
mass-media di essere, in un certo qual modo, coinvolto nella strage. Modena
subisce le ripercussioni di quell’immane tragedia, in modo particolare il
Movimento Sociale e i suoi iscritti, che si sentono perseguitati, almeno
idealmente, dalle sporche manovre dei centri di potere.
La
vita del partito procedeva in quel periodo con alterne vicissitudini e con
molte iniziative. Nel mese di Settembre del 1981, suscitò un certo scalpore
la polemica scatenatasi in Consiglio Comunale e ripresa dalla stampa locale,
circa l’interrogazione del Consigliere comunale missino Franco Bartolamasi,
che chiedeva se era corretto o meno, dedicare una strada ai Preti partigiani
(strada esistente in zona “Bruciata”). Vi fù una grossa “levata di
scudi” delle associazioni partigiane contro la “provocazione” del
consigliere del MSI.
Dal
18 al 25 Febbraio del 1982 si tiene a Roma il 13° Congresso del Partito dove
si scontrano ancora la corrente rautiana e quella almirantiana che prevarrà,
al termine del Congresso, sia sulla corrente di Pino Romualdi, “Destra 80”
sia su quella di Pino Rauti, “Linea Futura”.
In
quei primi anni ottanta ebbe notevole sviluppo, negli ambienti missini
modenesi con l’adesione di molti giovani, dentro e fuori il Fronte della
Gioventù, alla “Linea” rautiana, che si era schierata sulla falsariga
della “Nouvelle Droit” francese di Alain De Benoist, su posizioni di
totale rifiuto di molte tematiche sostenute dal mondo occidentale, quali
l’economicismo esaperato e il mercantilismo imperante, contro i
“disvalori” dell’utilitarismo e del liberismo oltre al rifiuto del mito
egualitario dell’individualismo e di certo cristianesimo. Vi era la tendenza
ad uscire da quella specie di ghetto dove si venivano a trovare
particolarmente le giovani generazioni missine, che sentivano fortissimo il
desiderio di affrontare in termini più moderni la società nella quale
vivevano, con la possibilità di dar vita a nuove strutture che potessero
essere più aperte e dialoganti anche con gli avversari più ostinati.
Il
2 Febbraio 1983 avviene forse l’ultimo episodio del periodo nefasto degli
“anni di piombo” e della violenza politica. A Roma, il giovane militante
del Fronte della Gioventù Paolo di Nella, viene sprangato, mentre affiggeva
manifesti ecologisti in difesa del verde pubblico di un quartiere romano, da
militanti dell’estrema sinistra. Morirà 7 giorni dopo. Si scatena
un’indignazione generale in tutti gli ambienti; vi fù anche una visita, al
capezzale del povero ragazzo, del Presidente partigiano Sandro Pertini.
Da quel momento il clima si và gradualmente facendo meno teso e il
Movimento Sociale Italiano riuscirà ad ottenere nell’opinione pubblica una
maggiore legittimazione. I “guerriglieri” dei due schieramenti “rossi e
neri” sono ormai stanchi e demotivati, a Modena e in tutta la nazione si
comincia a “tirare un respiro di sollievo” dopo tanti anni di
“terrorismo politico”.
In
quegli anni a Modena era Segretario del Partito, Luciano Sala, imprenditore,
uomo di fede cattolica intransigente, molto legato al partito e in particolare
alla linea almirantiana. Entrai nella Direzione del MSI, sollecitato appunto
da Luciano Sala, assieme ad alcuni amici-camerati di vecchia data quali
l’avv. Adriano Sciascia e l’Ing. Turno Sbrozzi, ma dopo breve tempo ne
uscii per piccoli screzi con il Federale.
Le
elezioni politiche di quell’anno diedero un certo slancio alla ripresa del
Partito che, a livello nazionale con 2.511.487 voti pari al 6,8% alla camera,
dove collocò 42 deputati e con 2.283.810 voti pari allo 7,3% al Senato con 18
eletti, si riavvicinò al grosso successo elettorale del 1972.
Anche
a Modena vi fu una certa ripresa dato che in città si raggiunse il 3,7% con
4.992 voti e in Provincia il 2,95%. Egemone restava il PCI con il suo 51,5% e
con la DC ridimensionata attorno al 20%.
A
fine Luglio, assieme ad un gruppetto di camerati modenesi, ricordo Enzo Manara
e Domenico Marcucci, si partecipò a Predappio alle celebrazioni del
Centenario della nascita di Benito Mussolini, presenti Vittorio Mussolini e
Giorgio Almirante, oltre al deputato della nostra circoscrizione On. Carlo
Tassi, amico, ma con il quali ebbi anche alcuni scontri, sempre correttissimi
e impostati a reciproca simpatia e stima, su alcuni temi da sempre
conflittuali all’interno del nostro schieramento.
A
Settembre a Modena, riaprimmo il discorso relativo alla ricostituzione del
Centro Sportivo Fiamma sul nostro territorio che potè, dopo la prima
esperienza non esaltante del 1973, svolgere un programma di attività più
consistente, in seguito all’ottenimento di locali, per alcune ore
settimanali, adatti a svolgere attività sportiva.
I
soci Fondatori furono: Bruno Zucchini, Turno Sbrozzi, Rebucci Maurizio, Manara
Enzo, Rebucci Corrado, Rebucci Paolo, Saltini Donato, Beltrami Enzo,
Bergonzini Emilio, Beltrami Silvana, Marcucci Domenico, Allegri Ottorino,
Saltini Egle, Bertaglia Ugo, Casati Ludovico, Nanni Roberto e Zironi Stefano.
Svariate
furono le occasioni della presenza del Segretario del Partito Giorgio
Almirante nel modenese, che richiamavano sempre folle notevoli ai suoi comizi,
non solo persone di destra ma anche avversari politici che non disdegnavano
ascoltare l’oratoria di quell’uomo politico considerato da tutti il più
abile di tutto il mondo politico italiano. Fu anche a Finale Emilia, il 17
Maggio 1984, in occasione delle Elezioni Europee che videro il Movimento
Sociale attestarsi allo 6,5%, mentre il PCI ottenne il suo miglior risultato
con il 33,3% mentre la DC si fermò al 33%. Fu dunque sorpasso.
Dal
29 Novembre al 2 Dicembre si svolse a Roma il 14° Congresso del MSI. Il
Partito stava uscendo da quel “ghetto” dove era stato collocato dai
partiti del cosiddetto “arco costituzionale”, e in seguito anche ai molti
attestati di legittimazione, si cominciano a formulare tesi tendenti ad una
collaborazione con altri partiti minori compreso il PSI. Malgrado una piccola
opposizione del gruppo guidato da Giuseppe Niccolai e da Tommaso Staiti di
Cuddia, vi fu una certa unità d’intenti nella scelta di una comune linea
“antiregime”.
Và
sottolineata una polemica scaturita all’esterno del Congresso dove due ex
dirigenti di Democrazia Nazionale, il modenese Pietro Cerullo e Germano
Ruggiero assieme al leader radicale Marco Pannella accusarono, in una
conferenza stampa, Giorgio Almirante, di interessi privati nella conduzione
del partito.
Continua
a Modena, così come in molte città italiane, all’interno del Movimento
Sociale, malgrado una certo aperturismo di alcuni partiti, vedi il
possibilismo del Partito Socialista guidato da Bettino Craxi, il dualismo tra
la corrente rautiana radicata su posizioni “Nazional-popolari”, alla
ricerca di una egemonia politico-culturale pronta ad organizzare il dissenso e
decisamente anticapitalista, antiborghese e antiamericana e la corrente
almirantiana, più possibilista e legata decisamente più alla protesta
antipartitocratica con temi quali, la rivolta fiscale e la richiesta della
pena di morte per i delitti più efferati. L’area nostalgica, nella quale il
MSI aveva pescato per tanti anni e che gradualmente si andava
“restringendo”, da un lato per una forma di storicizzazione del fascismo e
dall’altro per ragioni anagrafiche, rimane ugualmente presente nelle due
correnti che si contrappongono e che a Modena si potevano identificare, a
grandi linee, per la corrente di Rauti nel “Fronte della Gioventù, mentre
la linea almirantiana veniva maggiormente seguita dagli “anziani” e dalla
componente legata alla Chiesa Cattolica in modo particolare dagli uomini che
seguivano il Federale Luciano Sala.
Nel
Maggio 1986 muore Franz Pagliani. E’ stato uno dei più noti esponenti del
Fascismo modenese e Nazionale. Era nato a Concordia di Modena il 5 settembre
1904, e dal padre ufficiale dell'esercito aveva assorbito il sentimento di
Patria e di dirittura civile. Legato fin dai primi tempi al capo del fascismo
bolognese Arpinati, Pagliani gli rimarrà vicino anche nella disgrazia, pur
condividendo l'opinione di Mussolini che l'eresia non avrebbe garantito all'ex
gerarca la salvezza fisica. (In effetti, alla fine del marzo '45, un gruppo di
partigiani - noncuranti degli aiuti che aveva dato ad alcuni prigionieri
inglesi in fuga - trucidò brutalmente il vecchio fondatore del Fascio di
Bologna).
Collabora
ai vari organi studenteschi emiliani e, rivelandosi politico accorto e
fascista intransigente, diventa un organizzatore di primo piano delle attività
culturali nonché delle strutture del Partito a Bologna e in tutta l'Emilia.
Componente del direttorio del Fascio, Ispettore di zona, Segretario del
G.U.F., Presidente dell'Istituto Fascista di Cultura, Vice Segretario
Federale. Percorre brillantemente la carriera universitaria e scientifica,
divenendo assistente del noto patologo Gherardo Forni; a soli ventotto anni,
per meriti accademici, è nominato ordinario di Patologia Chirurgica
all'Ateneo di Bologna, e ben presto direttore dello stesso Istituto, incarico
che conserverà fino al 25 luglio 1943.
Secondo
lo stile di vita dell'epoca, l'onorevole professor Pagliani non aspetta
"la cartolina rossa" e quando suona la diana della guerra d'Africa
accorre alle armi. Destinato in Somalia con le truppe del generale Graziani,
incaricato della direzione di un ospedale da campo, svolge anche un'attività
più prettamente combattentistica e, come ufficiale di cavalleria, partecipa
all'occupazione di Neghelli, guadagnandosi, per il suo coraggio, una medaglia
di bronzo al valor militare.
Al
25 luglio '43, come quasi tutti i dirigenti fascisti, Franz Pagliani viene
fermato e rilasciato non essendo ritenuto pericoloso. È però arrestato
subito dopo e condannato a tre anni di carcere per tentata ricostituzione del
partito fascista. Rimesso in libertà dai tedeschi dopo l'8 settembre, appena
possibile organizza il Fascio Repubblicano di Bologna, e Pavolini lo nomina
ispettore regionale del Partito per l'Emilia, con autorità su tutte le
federazioni della regione. In questa veste affronta il grave problema derivato
dall'uccisione del Commissario Federale di Ferrara, Igino Ghisellini, delitto
che scatenò tutti i rancori accumulati nei quarantacinque giorni di Badoglio.
Pagliani, con fermezza ed umanità, riesce ad imporre la disciplina e la
moderazione.
Alla
costituzione delle Brigate Nere, nella nuova funzione di comandante della B.N.
Mobile "Attilio Pappalardo", riesce ad ottenere il controllo
dell'ordinato svolgimento della vita civile e degli approvvigionamenti
alimentari. In collaborazione con le varie forze armate italiane e tedesche,
contribuisce in maniera determinante a mantenere agevole la viabilità nella
regione, divenuta retrofronte, fino all'ultima resistenza sulla linea di
Pianoro. Per meglio conoscere la personalità del professor Pagliani,
aggiungiamo che - come ricordano i suoi collaboratori di sala operatoria -
continuava ad operare impassibile e tranquillo anche sotto i bombardamenti.
Rimase
incolume all’ultimo bombardamento di Modena, il 18 Aprile 1945 nella Caserma
della GNR di Rua Muro nel palazzo Margherita che rimase quasi completamente
distrutto. Al termine del conflitto viene catturato dai partigiani e
condannato a morte, con l'accusa di partecipazione ad un fatto di cui - oltre
a non essere presente - non aveva alcuna responsabilità, e per attività
politica ad alto livello. La condanna sarà commutata, in Corte d'Appello, ma
Pagliani resterà in carcere fino al 1950. Carcere duro, sofferto, data anche
l'età matura, ma che non riesce a fiaccare la sua forte tempra. Riprenderà
l'attività scientifica proprio nella casa penale di Perugia, dove viene
incarcerato dopo la commutazione della condanna a morte. Il medico
dell'istituto di pena - che ha potuto sperimentare la sua abilità di
chirurgo, unita alla sua vasta capacità di analisi patologica - lo consulta
nei casi difficili, invitandolo ad eseguire gli interventi più delicati. Il
professor Pagliani acquista in tal modo una larga fama, tanto da essere
indotto, all'uscita di prigione, a riprendere la professione proprio a Perugia.
(Notizie tratte da uno scritto di Giuseppe Rocco)
A
Settembre del 1986 si costituisce il Circolo Cartur-fiamma Modena, emanazione
del Cartur nazionale. La sigla CARTUR era l’acronimo di Cultura, Assistenza,
Ricreazione e Turismo e tendeva a sviluppare, nell’area di destra, tutte
quelle iniziative lasciate in mano per lungo tempo alle organizzazioni di
sinistra quali l’Uisp, l’Arci e in
piccola parte a quelle cattoliche che sono riuscite a conquistare sul nostro
territorio un egemonia , basata su una vastissima rete di polisportive e di
circoli di vario tipo, tutti legati alla “lobby” rossa e talmente radicate
nella nostra provincia, anche attraverso espressioni di tipo economico e
speculativo che, come le coop rosse, necessiterebbero di indagini
approfondite. Nessuna minoranza è riuscita a smuovere le acque limacciose del
“capitalismo rosso” che da anni domina quei settori.
L’iniziativa
verrà intrapresa e portata avanti da un gruppo di uomini del Partito, non
troppo in sintonia con coloro che conducevano in quel tempo il Movimento
Sociale modenese: si voleva dare impulso a quel settore molto importante per
una visione strategica di reclutamento e di aiuto agli stessi uomini di una
destra che sul nostro territorio avevano notevoli difficoltà ad inserirsi in
tutte quelle strutture dominate dal potere comunista locale. Ma come detto, o
per gelosie di correnti o per mancanza di lungimiranza politica non vi furono
né aiuti né collaborazioni di un certo peso. Si mossero per costituire il
Cartur a Modena, Bruno Zucchini, Paolo Rebucci, Enzo Manara, Domenico Marcucci,
Luca Rebucci, Ugo Bertaglia e Paolo Brighenti, che sottoscrissero l’atto
costitutivo.
Furono
prese una serie di iniziative, ma per le ragioni sopraesposte non vi fu la
possibilità di un vero e proprio decollo.
Nel
mese di Dicembre di quell’anno si scatenò sulla stampa una grossa polemica
relativa alla proposta del modenese, Alberto Fornaciari (autore di alcuni
scritti sulla storia dei delitti partigiani del dopoguerra), di apporre una
lapide commemorativa al Tempio Monumentale dei Caduti in Piazzale Natale
Bruni, in ricordo dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana e le vittime
civili per mano partigiana. L’Arcivescovo di Modena, Mons. Santo Quadri, si
dimostrò possibilista a tale richiesta, mentre il Sindaco, Mario del Monte,
al quale era stata inoltrata la domanda non si pronunciò: i “Gendarmi della
memoria”, come li definisce Gianpaolo Pansa, l’Anpi e tutte le
Associazioni legate al mondo partigiano e alle “cosche” comuniste si
ribellarono con grande energia chiedendo
alle varie autorità costituite di non dare alcun seguito alla richiesta di
Alberto Fornaciari, e di rifiutarla categoricamente essendo quella
”formulata in termini che offendono la verità e
la storia”!!!!!!!!!! Con buona pace alla pacificazione e al rispetto
per i caduti di ogni parte politica, ma a Modena imperava in quegli anni lo
stalinismo più becero e spietato.
Nel
1987, il 14 Giugno si tenne l’ennesima consultazione elettorale. Sul piano
nazionale il MSI subisce decisamente una sconfitta, ritorna sotto la soglia
del 6%, dato che con 2.282.250 voti raggiunge il 5,9% con 35 Deputati eletti,
mentre và un po’ meglio al Senato dove con 2.121.026 voti ottiene il 6,5%
con la conquista di 16 posti in quel ramo del Parlamento. I partiti maggiori
subirono una netta flessione, la DC raggiunse il 34,31% e i Comunisti il
26,58%. Buona la ripresa del Partito Socialista che arrivò al 14,26%.
Modena
è in leggera controtendenza raggiungendo con il 3,45% e 4.717 voti, uno dei
suoi migliori risultati, forse anche alla grossa partecipazione di folla in
Piazza Grande, il 1 Giugno, al comizio di Giorgio Almirante. Il Partito
comunista subì un calo notevole attestandosi al 47,4%. La Democrazia
Cristiana ancora in calo si attestò al 22,71%.
Nel
Partito vi sono due grosse problematiche che tengono in fibrillazione la
dirigenza e gli iscritti e cioè l’eccessiva frammentazione in tante piccole
correnti e la preoccupazione per la salute del Segretario del Partito, Giorgio
Almirante, che andava, via via peggiorando, con la conseguenza di lotte
intestine in previsione della successione.
In
vista del 15° Congresso tenutosi a Sorrento dall’11 al 14 Dicembre
1987 si delineano varie correnti; in area almirantiana: “Destra in
movimento”che sostiene la candidatura del giovane Segretario del Fronte
della Gioventù, Gianfranco Fini, di fatto nominato dallo stesso Almirante suo
“delfino”, scontentando la vecchia classe dirigente, che si presenta con
la corrente di Francesco Servello “”Impegno Unitario” e con Mirko
Tremaglia che si mette a capo del gruppo “Nuove Prospettive”. Sempre sulle
posizioni della cosiddetta “destra classica” si pone quella di Pino
Romualdi con “Destra Italiana”. All’opposizione la sempre forte corrente
di Pino Rauti, “Andare Oltre”, oltre al nuovo raggruppamento “Proposta
Italia” di Menniti e Beppe Niccolai.
La
vera contrapposizione resta sempre quella tra rautiani e almirantiani: da
parte della prima si cerca, come negli ultimi congressi lo “sfondamento a
sinistra” alla ricerca di un partito più “movimentista” attraverso una
maggior penetrazione nella società civile. La linea almirantiana,
anche se frastagliata e combattiva in vista della successione, continua
nella vecchia concezione “immobilista”, radicata in tradizionalismi ormai
superati. A Sorrento, nell’elezione per il Segretario si và al ballottaggio
tra Rauti e Fini; quest’ultimo verrà eletto malgrado la corrente di Rauti
raggiunga il primo posto con il 28% dei voti, ma su Fini convergeranno i voti
delle altre correnti. Praticamente il Partito è spaccato in due, 53,6% a Fini
e 44,8% a Rauti.
Il mese di
Maggio del 1988 vede la scomparsa di due dei “pilastri” del Movimento
Sociale Italiano: il 21 e il 22 Maggio, a Roma, muoiono Pino Romualdi e
Giorgio Almirante. E’ allestita una sola camera ardente per entrambi. Tutti
i partiti inviano delegazioni per omaggiare i defunti, compreso il Pci (Nilde
Jotti, Giancarlo Pajetta) che ricambia così l’omaggio dei missini alla
salma di Enrico Berlinguer; solo il Psi si limita ad inviare un telegramma di
cordoglio.
La
situazione del Partito a Modena è sempre più conflittuale e la gestione del
Federale Luciano Sala è contestata da più parti. Nei primi giorni del mese
di Luglio di quell’anno si riunirono un gruppo di uomini, da tempo nel
partito, per cercare di risolvere la grave crisi d’identità
politico-ideologica nella quale era scaduta la direzione del Segretario
modenese. Al ristorante Badiali di
Crocette di Pavullo si trovarono: il Prof. Franco Bartolamasi consigliere
comunale in carica al Comune di Modena, l’Ing. Bruno Rivaroli, ex
consigliere provinciale ed ex dirigente provinciale, il Rag. GianPaolo Gigli,
ex Federale e consigliere comunale in carica del comune di Sassuolo, il Prof.
Bruno Zucchini, ex componente del direttivo provinciale, Celso Vandelli,
consigliere comunale del Comune di Serramazzoni, il Geom. Rodolfo Trentini, ex
componente del direttivo provinciale, il Prof. Enzo Manara, ex dirigente
provinciale, Leandro Moscatelli, del direttivo provinciale giovanile, Giuseppe
Gualtieri ex componente il direttivo provinciale, Sergio Pancrazi, componente
della commissione di accettazione e disciplina e Erio Pellicciari dirigente
del partito; avevano dato delega, impossibilitati ad essere presenti: Giuseppe
Grasso, componente la commissione accettazione e disciplina, Cesare Falzoni,
consigliere provinciale in carica, GianLuca Borgatti, consigliere comunale a
Finale Emilia.
Fu
redatto un documento, poi contestato da alcuni partecipanti alla riunione per
i toni accesi e lesivi della dignità personale del Federale, nel quale, in
linea di massima, si concordava nella visione di un partito locale non ben
coeso, pur nella differenziazione in correnti, da sempre conflittuali, ma mai
astiose, che si trovarono concordi nel non accettare la conduzione esclusiva,
personalistica e paternalistica del movimento sociale modenese. Fu auspicata
una maggior coesione da parte di coloro che contestavano la linea politica del
Federale, per arrivare con unità d’intenti, a una successione al vertice
del partito in tempi brevi e non traumatica, per presentarci alle vicine
scadenze, quali le elezioni europee e il Congresso provinciale prima del
Congresso Nazionale, con precise linee unitarie.
Difatti
alle elezioni Europee del 18 Giugno del 1989, il Movimento Sociale Italiano a
Modena ebbe una considerevole flessione raggiungendo solamente il 2,8%, mentre
su tutto il territorio nazionale con 1.991.574 voti pari al 5,5%, subì un
netto calo, mentre la DC rimase attorno al 33%, ma anche il PCI subì una
netta flessione raggiungendo il 27,6%.
Il
9 Novembre 1989, una clamorosa notizia colpisce tutto il mondo: il “crollo
del Muro di Berlino”. E’ finalmente abbattuto quell’odioso muro che
aveva tenuto separato le due Germanie per tanti anni e che provocò tanti
lutti per la disperata ricerca di fuga dalla Germania Comunista da parte di
migliaia di tedeschi dell’est. Vengono così aperte le frontiere tra le due
Germanie. E’ il crollo del Comunismo in Europa. In quei giorni, giovani del
Fronte della Gioventù modenese esposero, dalle finestre del Palazzo Comunale
in Piazza Grande un enorme striscione inneggiante alla fine del comunismo.
Il
Movimento Sociale italiano si stava preparando in quel periodo al Congresso
Provinciale che si tenne il 10 Dicembre nella Federazione di Via Cervetta. La
base del partito era in fibrillazione, la Segreteria Sala, contestata da varie
parti, non era ancora riuscita a ricucire i vari strappi all’interno della
sua coalizione, la corrente rautiana sempre più forte non disdegnava gli
attacchi alla situazione precaria in cui si trovava il partito e si preparava
a dare battaglia. La mia posizione all’interno del partito non era mai stata
particolarmente segnata dalle correnti, anche se avendo partecipato nel 1979
al Congresso di Napoli quale delegato per la corrente di Rauti ero
genericamente attribuito a quella formazione. Per la mia attività
professionale scolastica ed extrascolastica e con impegni di vario tipo che
non mi concedevano molto tempo libero, e la vita politica ne richiede
parecchio a chi non la fa di professione, non sono stato in quegli anni
particolarmente presente alla vita del partito. Ugualmente molti amici della
corrente almirantiana mi stimavano, e pertanto sia dagli uni che dagli altri
mi venne proposto di candidarmi alla Segreteria. Tergiversai e, ad una
riunione preliminare tenutasi al ristorante Cervetta, nell’omonima via, ci
riunimmo per cercare di dar corpo alla proposta. Tengo a citare questo
incontro, per sottolineare quello che successe nell’immediato. Terminata la
cena, decidemmo di proseguire la conversazione all’esterno e ci recammo al
bar d’angolo tra Viale Caduti e Largo Garibaldi (l’ex Mam), per bere
qualcosa mentre dovevamo definire i termini relativi alla mia candidatura.
Eravamo genericamente tutti d’accordo, nessun tono acceso, semplicemente un
parlare, come si dice, democraticamente, della linea di condotta da tenere al
Congresso. Stavamo uscendo dal locale, verso l’una di notte quando,
improvvisamente, arrivarono due camionette della polizia che ci intimarono
l’alt, chiedendo a ciascuno di noi, eravamo una decina, i documenti. Alle
nostre rimostranze, civilissime, del perché di un fermo non giustificato, non
ci venne neppure risposto. In collegamento radio i poliziotti inviarono tutti
i nostri dati in questura per accertarsi che tra noi non ci fossero
delinquenti o terroristi. La cosa andò avanti per oltre un ora e ci volle
tanta diplomazia, anche per tener calmi i più giovani, per far capire alla
polizia che si trattava di un gruppo di cittadini che liberamente discuteva di
cose più che normali. Ma cosa era successo? Dal bar qualche avventore
sinistrorso sentendoci parlare, non avevamo niente da nascondere, di Movimento
Sociale Italiano e di argomenti attinenti alla destra modenese, telefonò in
questura avvisando che il quel posto erano riuniti dei “fascisti”. Dopo
oltre un ora e dopo averci tutti schedati, ma di questo non ci preoccupammo più
di tanto sapendo che i nostri nomi, per la nostra militanza politica erano ben
conosciuti, non solo in questura, ma anche dalla centrale rossa di Via
Ganaceto, ci rilasciarono, fortunatamente senza averci portato in guardina!
In
Europa crollava il comunismo e a Modena erano messi in atto i più biechi
sistemi di repressione dello stalinismo!
La
situazione personale di quel momento, era in corso la mia separazione, in più
altre grosse problematiche relative alla mia attività, non mi permise di
entrare nella battaglia politica interna al MSI e dopo pochi giorni da quella
serata dovetti declinare l’invito.
Il
Segretario uscente Sala, aveva indicato in Giuseppe Vandelli il suo possibile
erede. Dalla parte opposta venne proposto come candidato il giovane Andrea
Galli, che a quel tempo era componente della Direzione Nazionale del FUAN,
l’organizzazione Universitaria del partito. Uomo dinamico e pieno
d’iniziative lo si era candidato proprio per un rilancio del MSI modenese,
per la costruzione di un movimento giovane e per ritrovare una comunità che
cercasse il piacere di far politica fuori da ogni personalismo. Sostennero
Andrea Galli i seguenti uomini e donne della destra modenese: Albicini
Alberto, Araldi Michele, Baldassarri Gabriella, Barbieri Paolo, Bartolamasi
Franco, Borgatti Gianluca, Caselli Luca, Cavallaio Costanza, Falzoni Cesare,
Fangareggi Nicola, Galli Mauro Ghibellini Vincenzo, Giaquinta Amalia, Gigli
Gianpaolo, Grasso Giuseppe, Gualtieri Giuseppe, Managlia Giuseppe, Manara
Enzo, Marcucci Domenico, Monari Fausto, Monzani Giuliana, Occhi Roberto,
Pancrazi Sergio, Rebucci Corrado, Rivaroli Bruno, Rossi Francesco, Sassi
Guglielmo, Silingardi Giovanni, Steno La Monica, Suffritti Massimo, Tazioli
Francesco, Vandelli Celso, Vandelli Mario e Zucchini Bruno.
Vi
fu una grossa battaglia, senza esclusioni di colpi ad effetto, ma quello che
più impressionò furono alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa dal
Segretario uscente, Sala, che dichiarò che la corrente a lui contraria “era
solo un gruppo di ragazzini che giocano a far politica, strumentalizzati da
gente che ha mire di potere”. “Noi abbiamo una concezione spirituale della
politica, loro invece hanno una concezione immanentistica”. Alle domande del
giornalista, il Sala indica la fotografia del Segretario del Fronte della
Gioventù, Michele Araldi, pubblicata sul giornalino del raggruppamento
giovanile, tende a “demonizzarlo” con questa dichiarazione: “baffi alla
mongola e orecchino. Come si può fare politica con questa gente? Non sanno
quello che vogliono, non sanno esattamente per cosa combattono”.
Non
è con questi argomenti che si portano avanti le lotte politiche, ma anche il
suo “delfino” Giuseppe Vandelli, ex-democristiano, funzionario Usl che si
definisce cattolico e anti-illuminista viene attaccato dal Consigliere
Provinciale Cesare Falzoni, che lo accusa di avere idee abbastanza confuse,
tanto da aver dichiarato che il compito futuro del MSI è quello di dare un
sostegno alla DC!!!
Il
Congresso svoltosi a Palazzo Europa vide però la sconfitta dei rautiani e
l’affermazione della linea almirantiana di Luciano Sala, Enzo Cavazza e
amici, in specie i carpigiani, che riuscirono ad eleggere Segretario, Giuseppe
Vandelli.
Al
16° Congresso del Movimento Sociale Italiano, che si tenne a Rimini dal 11 al
14 Gennaio 1990, dopo tante battaglie e scontri con la linea almirantiana del
Segretario Gianfranco Fini, Pino Rauti riusci a prevalere a diventare
Segretario Nazionale del Partito. Da sottolineare che il Segretario uscente,
fece alcune interessanti dichiarazioni che alla luce di oggi risultano
sufficientemente emblematiche. Pochi giorni prima in una dichiarazione al
“Giornale” Fini dichiarò che, “Nessuno può chiederci abiure della
nostra matrice fascista…..Non si capisce appieno il Ventesimo Secolo e quel
che accadde all’Est, se non si comprende la natura del Fascismo”. E
relativamente al MSI-DN affermò che “Il Movimento Sociale Italiano è nato
per difendere la libertà di pensiero e di azione di quanti furono sconfitti
nel 1945”.
Al
termine del Congresso si sciolsero le quattro correnti che avevano sostenuto
la candidatura Rauti, precisamente quelle di Servello, Menniti, Lo Porto e
Parlato. Nella sua prima conferenza stampa Rauti tenne a sottolineare lo stato
di degrado della situazione politica italiana, precisando subito che la sua
linea politica sarà sempre piu sociale in appoggio ai ceti più deboli e al recupero di tutti coloro che nel corso del tempo si sono
allontanati dal partito.
Il
6 Maggio di quell’anno si svolsero le Elezioni Regionali ed Amministrative
che a Modena videro un leggero
calo del Movimento Sociale che si attestò, alle Regionali al 2,64%, mentre al
Comune con 3.871 voti pari al 2,9% elegge il Segretario Giuseppe Vandelli con
371 voti di preferenza. In Provincia viene eletto Cesare Falzoni. In calo
netto il PCI che si ferma al 45,7% e la DC 22,4%.
Si
presentarono candidati nelle liste del Movimento Sociale Italiano, le seguenti
persone: al Comune di Modena, Vandelli Giuseppe, Ledi Vittorio, Boni Mario,
Bernardi Loredano, Araldi Michele, Baldessarri Gabriella, Baraldi Barbara,
Bartolamasi Franco, Bellei Paolo, Beltrami Arnaldo, Beltrami Enzo, Braida
Zaira, Calusio Alba, Casadio Gianfranco, Ciccia Giuseppe, Di Marino Anna
Carmela, Famiglietti Pasquale, Fangareggi Nicola, Ferraro Francesco, Fontana
Afro, Galantini Adelia, Galli Andrea, Giberti Mauro, Malavolti Teresa, Mazzoli
Walter, Rebucci Fabio, Romor Andrea, Sighinolfi Mauro, Silvestri PierLuigi,
Tazioli Francesco, Tralli Giorgio, Varini Dante, Zambrano Francesco.
Alla
Provincia di Modena si candidarono: Burzacchini Candido, Grazzi Gino, Ferretti
Fernando, Oddi Giorgio, Rocchi Donatella, Vandelli Mario, Falzoni Cesare,
Tralli Giorgio, Predieri Claudio, Marchini Giorgio, Beltrami Enzo, Romor
Andrea, Vandelli Celso, Vandelli Mario, Bernardi Loredano, Ciccia Giuseppe,
Cavazza Enzo, Gianaroli Ermanno, Bigarelli Giorgio, Ronchi Giuseppe, Sirotti
Giuseppe, La Monica Steno, Lavorato Ettore.
Candidati
modenesi in Regione furono: Vandelli Giuseppe, Boni Mario, Burzacchini
Candido, Cazzaroli Massimo, Rocchi Donatella, Ronchi Giuseppe, Tazioli
Francesco.
Il
giorno 9 Settembre si verificarono incidenti tra missini e comunisti a Reggio
Emilia in occasione di un incontro organizzato dal MSI reggiano con una
conferenza del Senatore Giorgio Pisanò, che parlò dei delitti del
“triangolo della morte”. Mobilitazione delle associazioni partigiane e
grossa partecipazione di folla anche da parte missina, con una buona presenza
di modenesi; le due fazioni ben controllate dalla forza pubblica si
scambiarono reciproche accuse e insulti, ma non avvenne il “contatto” e la
conferenza di Giorgio Pisanò potè concludersi correttamente.
Il
Senatore venne a Modena qualche tempo dopo, il 20 Novembre, a presentare il
suo libro presso la sede della Camera di Commercio in Via Ganaceto. Notevole
anche in quella circostanza la presenza del pubblico che applaudì
calorosamente Giorgio Pisanò. Contrariamente a Reggio Emilia non vi furono
contestazioni di sorta.
Nel
1991, nel mese di Luglio, ritorna alla Segreteria del Movimento Sociale
Italiano, Gianfranco Fini, in seguito alle varie contestazioni piovute addosso
a Pino Rauti, in particolare per la sua linea politica ritenuta troppo a
sinistra.
Gianfranco
Fini, il 5
Febbraio 1992,
esalta la figura di Benito Mussolini: "Il pensiero e la figura di
Mussolini sono un riferimento di carattere storico e per certi aspetti di
carattere politico non soltanto indispensabile al Msi, ma necessario
all’Italia per capire se stessa e riconciliarsi con la sua storia".
Tornando alcuni giorni dopo sul tema della pacificazione fra gli italiani,
afferma: "La pacificazione nazionale sotterrerebbe definitivamente un
mito ipocrita: quello di una Repubblica che, più che sulla resistenza, è
nata e pretende di continuare a campare sull’odio fra gli italiani".
A
Milano, il 17 Febbraio, il presidente socialista del Pio albergo Trivulzio,
Mario Chiesa, è arrestato mentre riceve una tangente di 7 milioni di lire. Il
caso è destinato ad allargarsi e segna l’inizio della vicenda politico –
giudiziaria detta, Tangentopoli.
Il
segretario del MSI, Gianfranco Fini, il 14 Marzo 1992 ribadisce la richiesta
di introduzione della pena di morte in Italia: "Non si può considerare
la lotta alle cosche allo stesso modo della lotta al terrorismo…E’ molto
più concreto decretare lo stato di guerra interno e passare per le armi gli
assassini che imperversano ormai in tutta Italia". E il giorno seguente
ribadisce: "La criminalità organizzata – dichiara – conta su vasti
consensi e su forti appoggi politici. Se lo Stato vuole vincere deve caricare
la pistola per tutelare la gente onesta". Inoltre il 19 settembre
respinge l’ipotesi di poter condividere i valori della Resistenza: "Per
archiviare davvero il dopoguerra italiano e seppellire gli odi della guerra
civile, si deve chiedere non a noi di sottoscrivere i ‘valori’
resistenziali, bensì a tutti gli italiani, fossero ieri vincitori o vinti, di
aprire finalmente la stagione della pacificazione".
Il
5 Aprile del 1992 alle elezioni politiche, si cominciano ad avere, con i primi
sintomi della trasformazione politica che si avverte nel paese, le prime
avvisaglie delle lotte all’interno dei partiti che andavano per la maggiore.
La trasformazione dei comunisti in PDS, la nuova presenza della Lega, le liste
di Pannella, dei referendari, di rifondazione comunista ecc., si presentarono
a quelle elezioni numerosissimi partiti, portarono ad una frantumazione del
voto tale che a distanza di nemmeno due anni si dovette tornare a votare.
Ancora
la Democrazia Cristiana riuscì a mantenere le sue posizioni, con 11.637.569
voti conquistò il 29,65% e oltre 200 seggi, mentre il PDS si ridusse al
16,10%, mentre i socialisti raggiunsero un buon risultato con il 13,62%.
Notevole scalpore suscitò il grosso successo della Lega Lombarda di Umberto
Bossi che raggiunse l’8,65%, con 3.395.384 voti. Il Movimento Sociale
Italiano (questa fu l’ultima presenza con il simbolo tradizionale) ebbe un
certo calo, da molti attribuito alla Segreteria Rauti, ma in realtà dovuto
alla presenza della Lega Nord che si attirò molte simpatie dell’elettorato
di destra: raggiunse il 5,37% con 2.107.272 voti e 34 Deputati, mentre un
po’ meglio andò al Senato dove con 2.170.134 voti raggiunse il 6,5% con
l’elezione di 16 Senatori.
Al
Comune di Modena il MSI mantenne le sue posizioni raggiungendo, con 4.403
voti, il 3,17%. La DC si ridusse al 17,51%, il PDS anche lui ridotto al
36,77%; buoni risultati per i socialisti al 9,43% e della Lega Lombarda che
conquistò il 9,92%.
Alla
fine del mese di aprile del 1993 in un articolo sul giornale del Partito, Il
Secolo d’Italia, appare un articolo di Francesco Storace da dove si lancia
l’idea di una nuova “Alleanza Nazionale” per cercare di mettere assieme
le idee di parte della destra democristiana, di quella liberale e di altri
intellettuali dell’area. Al momento la proposta viene praticamente bocciata,
ma durante l’estate verrà ripresa e, in seguito al buon esito delle
elezioni amministrative del mese di Novembre, dove il Msi diventa il primo
partito a Roma e vengono eletti numerosi Sindaci in tanti piccoli centri,
l’11 Dicembre, il Segretario Gianfranco Fini lancia ufficialmente il
“Movimento Sociale Italiano-Alleanza Nazionale”.
Nel
frattempo, il 29 Giugno di quell’anno, viene costituita a Milano, per
l’iniziativa di Marcello Dell’Utri, Antonio Martino, Mario Valducci,
Antonio Tajani, Cesare Previti e Silvio Berlusconi l’associazione: “Forza
Italia – Associazione per il buon governo”. Già il 15 Dicembre viene
inaugurata a Roma la sede centrale che in brevissimo tempo si darà una
perfetta struttura organizzativa tanto da presentarsi alle Elezioni politiche
del 27 Marzo 1994 raggiungendo il primo posto tra tutte le formazioni
politiche che avevano ben più lunga tradizione. Ovviamente il crollo della
“balena bianca” e del partito socialista di Craxi dovuto a
“tangentopoli” favorirà le nuove formazioni di Alleanza Nazionale, di
Forza Italia e della Lega Nord.
Difatti
le elezioni del 27 Marzo daranno ad Alleanza Nazionale-MSI il 13,47% con
5.214.133 voti, 109 Deputati e 48 Senatori: Forza Italia si troverà ad essere
il primo partito con il 21,01% e 8136.135 voti, la Lega Nord raggiungerà
l’8,36%, il Partito Popolare Italiano (PPI) l’11,07% mentre a sinistra il
PDS avrà il 20,36% e Rifondazione Comunista il 6,05%. A quella tornata
elettorale si presentarono una miriade di piccoli partiti che frammentarono
l’elettorato in modo incredibile, anche se quasi tutti ottennero risultati
dallo 0,05 allo 0,01%.
Al
Comune di Modena Alleanza Nazionale raccolse l’ 8,37% con 8.348 voti, Forza
Italia raggiunse 16,48% mentre la Lega Nord ebbe il 5,98%. A sinistra il PDS
rimase sulle sue forti percentuali con il 39,44% e Rifondazione Comunista
ottenne il 6,06%.
Nasce
il governo presieduto da Silvio Berlusconi.
Anche
le elezioni europee del 12 Giugno confermarono, con piccole variazioni, i dati
delle politiche.
La
lunga stagione del Movimento Sociale Italiano si conclude. Desidero a questo
punto ricordare alcuni degli uomini che si dedicarono attivamente, a
prescindere dalle loro impostazioni ideologiche, alla vita del partito nella
nostra città, il mio ricordo và in particolare a tutti quelli che ho
maggiormente conosciuto e con i quali ho avuto rapporti, non solo di partito,
ma di amicizia prolungata: mi sarebbe difficile, attualmente, andare a fare
una ricerca particolareggiata di tutti gli altri che, seppure non menzionati,
hanno dedicato le loro energie al Movimento Sociale Italiano modenese.
Manzini
Gianpaolo,
Laureato in Scienze politiche. E’ stato funzionario della Camera di
Commercio di Parma, e in particolare si è dedicato ai problemi
dell’economia e per molti anni Dirigente del Partito e Commissario Federale
di Modena. Uomo dotato di grande cultura e di spiccato senso politico, dopo la
delusione della sua mancata elezione a Deputato nel 1972, venne eletto nella
nostra circoscrizione il piacentino Carlo Tassi per soli pochi voti di
vantaggio su Gianpaolo, aderì alla scissione di “Destra Nazionale”.
Consigliere Comunale per molti anni, lo si può considerare uno degli uomini
di maggior caratura del post fascismo in territorio modenese. E’ scomparso,
improvvisamente, alla fine di Agosto del 2006.
Cerullo
Pietro,
unico Deputato modenese del Movimento Sociale Italiano, sino al suo passaggio,
il 21 Dicembre 1976, alla Costituente “Destra- Democrazia Nazionale”. Ne
fu anche Presidente sino al suo scioglimento nel Dicembre del 1979. Era stato
Segretario del Msi modenese, Consigliere Comunale, presidente Nazionale della
Giovane Italia e del Fuan. Era considerato il “Delfino” di Giorgio
Almirante. Laureato in Lettere, ha diretto a Modena, per lunghi anni, un
Istituto privato. E’ stato anche Federale del Msi di Bologna. Organizzatore
di molte manifestazioni del Partito, anche di quelle più discusse. E’ da
considerarsi uno degli uomini più rappresentativi della Destra modenese e
Nazionale. La sua scelta di aderire alla scissione di DN, gli attirò a
Modena, all’interno del partito, molte inimicizie. Continuò a fare politica
schierandosi, nel meridione, con la formazione politica, che ebbe un successo
clamoroso, ma limitato nel tempo, del tarantino Cito.
Bartolamasi
Franco,
è stato combattente della RSI nel “1° Battaglione Bersaglieri Volontari
Mussolini”, attivo nel Movimento Sociale Italiano, dalla sua costituzione
sino alla morte, avvenuta il 25 Febbraio 1991. Valente pittore, insegnante di
disegno nella scuola Media, con lo scrivente ha avuto un duraturo rapporto
professionale; il suo impegno politico nel direttivo del partito è sempre
stato coerente e di stimolo per i più giovani. Ha ricoperto, per anni, la
carica di Consigliere Comunale al Comune di Modena.
Gigli
Gianpaolo,
Ragioniere; attivissimo e vulcanico, Gianpaolo si dedicava al Partito con una
vera e propria passione e con totale dedizione. E’ stato Segretario della
sezione di Sassuolo, ed anche Federale Provinciale, di lui si ricordano le
personali doti organizzative. Morì’ a quarantasette anni, nel 1991, in un
tragico incidente stradale a Castel’Argile nella bassa bolognese, al ritorno
da una serata trascorsa alla Festa Tricolore di Mirabello di Ferrara.
Parigini
Leopoldo,
Beltrami
Enzo,
Geometra alla Bonifica di Burana. Da sempre nel Movimento Sociale Italiano. I
partigiani, nel 1945, gli uccisero tre fratelli. Spirito ribelle, temerario:
negli scontri ravvicinati con gli avversari ne usciva sempre vincente. In
altro capitolo ho raccontato la sua avventura, con la Legione Straniera, in
Indocina. Ha ricoperto varie cariche nel Partito; è stato inoltre Consigliere
Comunale per il MSI al Comune di Modena.
Araldi
Michele,
nato a Modena il 26 ottobre del 1968. Maturità classica, metà esami passati
a Scienze politiche, poi dedicatosi interamente allo sport. Negli anni ottanta
Michele è per cinque volte campione italiano assoluto di Kung-fu e terzo agli
europei. Tra il 1989 e il 1990 si dedica alla Kich-Boxing e nel 1995 diventa
Campione Mondiale di quella specialità. Negli anni 1987 e 1988 è il
responsabile modenese del “Fronte della Gioventù”, che conduce con serietà
ed impegno, così come ha esercitato nello sport. Ovviamente questo non gli
permette di dedicare altro tempo alla politica. Oggi è titolare di due
aziende: la prima relativa a: vigilanza, body-guard, e sicurezza, la seconda
un’azienda per pulizie e sanificazione ambienti.
Manara
Enzo,
entrato sin da giovanissimo nelle
file del Fronte della Gioventù ne diventa il Segretario negli anni
successivi. Dotato di una carica umana e di istintivo coraggio anche nelle
situazioni più difficili sapeva trascinare i suoi coetanei e i più giovani
anche quando ci si trovava a conflittuare con gli avversari “rossi”.
Sportivo di notevoli qualità non disdegnava la conflittualità culturale
quando all’interno del Partito si verificavano tensioni e battaglie per la
conduzione, difficile nella nostra città,
di una famiglia di uomini e donne che cercavano
di contrastare lo strapotere comunista mantenendo fede a quegli ideali ai
quali tanti si erano sacrificati. Valido disegnatore, proveniva
dall’Istituto d’arte di Modena, si è poi dedicato all’imprenditoria
nella ceramica artistica diventando anche
Presidente di CerArte, la prestigiosa Associazione modenese che
raggruppa
Falzoni
Cesare,
di Finale Emilia. Per molti anni nel Movimento Sociale Italiano, e dal
Congresso di Fiuggi in Alleanza Nazionale. Ininterrottamente dal 1985 ad oggi
è stato Consigliere provinciale. E’ Presidente della Commissione
consigliare Affari Istituzionali, controllo e garanzia alla Provincia di
Modena. Partecipa anche alle commissioni; Attività e servizi Generali e alla
Commissione, “Governo del territorio e tutela dell’ambiente”. E’
capogruppo di Alleanza Nazionale in quel consesso.
Borgatti
Gianluca,
di Finale Emilia. Attivo Consigliere Comunale, da molti anni, nel suo Comune.
Dirige una casa editrice che ha pubblicato volumi particolarmente pregiati per
la loro composizione grafica.
Cavazza
Enzo,
carpigiano. Uomo partito, almirantiano doc. Si salvò, in modo rocambolesco,
nel Giugno 1945, dall’eccidio commesso dai partigiani nelle carceri di
Carpi. Trascinatore, organizzatore, dedito completamente alla causa, non solo
della sezione di Carpi ma di tutto il Movimento Sociale Italiano modenese.
Piccinini
Cesare;
è stato Segretario Provinciale della CISNAL, oltre che collaboratore del
“Secolo d’Italia” e di “Azione Sindacale”.
Ledi
Vittorio,
carpigiano da sempre nel partito. Preziosissimo collaboratore in tutte le
Direzioni di cui ha fatto parte; è stato consigliere comunale nei Comuni di
Carpi e di Mirandola. Per lunghi anni Direttore politico del periodico del Msi,
“Corriere Modenese”.
Orsi
Dino e Rosanna,
entrambi, marito e moglie, ex appartenenti alla Repubblica Sociale Italiana:
carpigiani, da sempre nelle fila del Partito al quale hanno dedicato veramente
la loro vita. Sempre presenti a tutte le manifestazioni, si è dovuto anche a
loro se la sezione del MSI di Carpi, oltre che ad Enzo Cavazza, fosse ritenuta
una delle meglio organizzate d’Italia. Fedelissimi anche loro al Segretario
Giorgio Almirante.
Bernardi
Loredano,
è stato uno dei sarti più noti della nostra città, esercitando la sua
attività nel campo dell’alta moda per un uomo e per donna, partecipando
anche a sfilate di moda a SanRemo e in altre città. E’ stato uno degli
organizzatori del Premio Principessa Carlotta per la moda, l’arte e lo
spettacolo. Da sempre ha aderito al Movimento Sociale Italiano. Dopo la svolta
di Fiuggi ha aderito ad Alleanza Nazionale coprendo anche la carica di
consigliere circoscrizionale.
Vandelli
Celso,
di Serramazzoni: funzionario Anas del Comune appenninico, è stato per lungo
tempo nei Direttivi Provinciali del Partito, portandovi sempre la sua bonarietà
e la sua schiettezza. Ha ricoperto anche la carica di Consigliere Comunale del
Comune di Serramazzoni
Galli
Andrea,
Laurea in Giurisprudenza.Da prima attivo nel Movimento Sociale Italiano.
Aderisce ad Alleanza Nazionale. E’ membro dell’Assemblea Nazionale. E’
stato dirigente del F.U.A.N./ Giovane Destra; Fondatore di Alternativa
Universitaria. Consigliere del MSI nella Circoscrizione Centro Storico dal
1985 al 1990. Presidente del Circolo “Prof. Antonio Ruini”. Consigliere
comunale al Comune di Modena. Come imprenditore ha aperto e gestito locali,
quali il Mascherella e il Sala Corse Club. E’ membro dell’Assemblea
Nazionale di Alleanza Nazionale.
Aimi
Enrico,
Avvocato penalista. E’ stato collaboratore dell’Ateneo di Modena presso le
cattedre di Diritto Internazionale e di Diritto Processuale. Attivo fin da
giovane nelle principali organizzazioni della destra; su incarico di
Gianfranco Fini (nel 1993) ha dato vita, a Modena e provincia, ad Alleanza
Nazionale (che nascerà ufficialmente due anni dopo), di cui è stato ed è il
Presidente provinciale. E’ inoltre membro dell’Assemblea Nazionale e del
coordinamento regionale di An Nel 2000 è stato eletto in Consiglio Regionale.
Greco
Massimo
Sciascia
Adriano,
Avvocato; sin dagli inizi degli anni 50 nel Movimento Sociale Italiano, dove
ha ricoperto parecchi incarichi nella Direzione. Cattolicissimo e dotato di
sensibilità ed umanità come pochi altri, era legato alla linea politica del
Federale Luciano Sala. E’ scomparso, prematuramente alcuni anni orsono.
Grasso
Giuseppe,
ex combattente della Repubblica Sociale Italiana. Da sempre nel Movimento
Sociale Italiano ha ricoperto varie cariche. E’ stato Segretario Provinciale
della Cisnal. Ha lavorato per moltissimi anni alle Officine Maserati, dove,
pur ricoprendo un ruolo difficile, specialmente negli anni 60 e 70, è sempre
stato rispettato e benvoluto anche dagli avversari.
Sbrozzi
Turno,
Ingegnere. Uno dei più noti progettisti della nostra città. Specializzato
nelle costruzioni in cemento armato, ha firmato grandi opere sul nostro
territorio e al di fuori di esso. Sin dai primi anni 50 ha aderito al
movimento giovanile della “Giovane Italia”. Nel Movimento Sociale ha
ricoperto vari incarichi nelle Direzioni guidate dai Federali, Gianpaolo
Manzini e Luciano Sala. Uomo di sport è stato anche Presidente della
Federazione Italiana Canottaggio.
Pellacani
Luca,
di Sassuolo; proveniente dalle file dell’organizzazione giovanile del MSI,
“Fronte della Gioventù”; a soli 22 anni diventò Consigliere Comunale al
Comune di Sassuolo, succedendo al posto di Gianpaolo Gigli. Carica che poi ha
portato avanti per altri anni.
Bertaglia
Ugo,
Avvocato. Entra nel FdG molto giovane e porta sempre la sua attività alle
manifestazioni e nelle riunioni di partito. Dopo il Congresso di Fiuggi, entra
nella nuova formazione della Fiamma Tricolore e diventa Segretario della
sezione di Modena. In seguito passerà a Forza Nuova. Si presenta per i
partiti dell’estrama destra nelle ultime tornate elettorali.
Rossi
Pierfrancesco Avvocato.
Sin da giovanissimo entra nelle file del Fronte della Gioventù diventando
ViceSegratario del Fronte durante la gestione di Michele Araldi.
All’Università diventa Presidente del FUAN, riuscendo a portare la
formazione di destra nell’ambiente universitario, a percentuali tra il
25-30%. Fa parte della costituente del Cartur. Dopo il Congresso di Fiuggi e
con la fine del Msi entra nella formazione di Pino Rauti, Fiamma Tricolore
entrando a far parte del Comitato Centrale del partito.
Rocchi
Donatella,
di Montecreto una delle più volenterose attiviste del Partito. Organizzatrice
e perfetta conduttrice, assieme a Segio Casacci, delle Feste Tricolori
svoltesi a Montecreto, nei primi anni novanta, con la presenza dei vertici
Nazionali del Partito. Segretaria della Sezione del Msi di Montecreto.
Baldessarri
Gabriella, vedova di Franco Bartolamasi,
Gabriella si è impegnata in politica dopo la scomparsa del marito
raggiungendo, in Alleanza Nazionale, la carica di Vice- Sindaco al Comune di
Guiglia dove risiede. Si è impegnata a tempo pieno a favore della sua comunità,
avendo in carico anche le deleghe per la cultura, la pubblica istruzione e i
serivizi sociali.
Il
17° Congresso del Movimento Sociale Italiano, tenutosi a Fiuggi dal 25 al 29
Gennaio 1995 sancise la fine del Partito che si trasforma definitivamente in
Alleanza Nazionale. Il Congresso di Alleanza Nazionale, subito dopo l’ultima
assise del Msi, elegge Fini primo Presidente della nuova formazione, viene così
convalidata, creando non poche crisi di coscienza in tanti militanti missini,
la cosiddetta “svolta governista” cominciando ad abbandonare le tradizioni
post fasciste, dando molto spazio ai cattolici moderati e conservatori e
trovandosi cosi praticamente a conformarsi in una sorta di partito
liberal-conservatore. Aderisce poi al “Polo per le Libertà” costituendo,
assieme a Forza Italia, CCD e CDU, la coalizione del centrodestra che
inizialmente non avrà l’appoggio della Lega.
Il
3 Marzo 1995, Pino Rauti, che non aveva aderito alla nuova formazione di
Allenza Nazionale, fonda il “Movimento Sociale- Fiamma Tricolore”. A
seguito di una sentenza del Tribunale Civile di Roma del 2003, lo stesso Rauti
fu espulso dal partito: Attualmente è Segretario del Partito Luca Romagnoli,
che venne eletto Deputato al Parlamento Europeo nel 1999 e nel 2004.
Il
Governo che si costituì dopo le elezioni del 1994, il primo Berlusconi e che
portò al Governo per la prima volta gli ex missini, non ebbe vita lunga per
la rissosità all’interno della maggioranza, dato che una parte degli
alleati del centro-destra, Bossi e Buttiglione, decisero di unirsi al
centro-sinistra mandando in quel modo Silvio Berlusconi all’opposizione.
A
Modena si tennero le elezioni amministrative il 23 aprile 1995, con Alleanza
Nazionale e Forza Italia uniti nella lista “Il Polo per Modena” che
ottenne il 26,2% con 31.883 voti, la Lega Nord presentatasi da sola ebbe il
3,5%, mentre a sinistra il PDS, con 55.774 voti raggiunse il 45,9% e
rifondazione comunista conquistò il 7,2%.
Furono
eletti al Comune di Modena, Nicola Rossi………….. e alla Provincia di
Modena, Falzoni Cesare, Morandi Filippo, Pallotti Carlo e Verna Gianpaolo. Le
votazioni per il Consiglio Regionale diedero, con leggerissime variazioni, gli
stessi risultati delle amministrative.
Le
elezioni politiche anticipate si tennero il 21 Aprile 1996 e videro lo scontro
tra il Polo per le Libertà e l’Ulivo; il Polo raggiunse il 40,29% mentre
l’Ulivo raggiunse il 38,74% con il sistema uninominale. Al proporzionale il
PDS raggiunse il primo posto con il 21,06%, seguito da : Forza italia, 20,57%,
Alleanza Nazionale 15,66%, Lega Nord 10,07%, Rifondazione comunista, 8,57%,
lista mista con prodi 6,81%, CCD-CDU assieme, 5,84%, Lista rinnovamento-Dini
4,34%, Verdi 2,50%, Pannella-Sgarbi 1,88%, Mov. Soc.- Fiamma Tricolore di
Rauti 0,91%.
A
Modena e Provincia fu deludente il risultato di Forza Italia che raggiunse il
14,6%, bene Alleanza Nazionale con il 10,2, la Lega Nord spuntò lo 6,3%, la
CDU il 4,4%. A sinistra il PDS raggiunse il 39,1%, Rifondazione Comunista il
7,6%e i popolari per Prodi il 6,9%.
Vince
pertanto la coalizione di sinistra e nasce
il governo presieduto da Romano Prodi. Lo compongono: Walter Veltroni,
vicepresidente del Consiglio e, ad interim, ministro dei Beni culturali e
ambientali con delega per lo Spettacolo e lo sport; Lamberto Dini, agli
Esteri, con delega per gli Italiani all’estero; Giorgio Napolitano, agli
Interni; Carlo Azeglio Ciampi, al Tesoro e, ad interim, al Bilancio; Vincenzo
Visco, alle Finanze; Beniamino Andreatta, alla Difesa; Luigi Berlinguer, alla
Pubblica istruzione, Università e ricerca scientifica; Antonio Di Pietro, ai
Lavori pubblici con delega per le Aree urbane; Michele Pinto, alle Risorse
agricole, alimentari e forestali; Claudio Burlando, ai Trasporti e
navigazione; Antonio Maccanico, alle Poste e telecomunicazioni; Pierluigi
Bersani, Industria, commercio e artigianato, con delega per il Turismo;
Tiziano Treu, al Lavoro e previdenza sociale; Augusto Fantozzi, al Commercio
con l’estero; Rosaria Bindi, alla Sanità; Livia Turco, alla Solidarietà
sociale; A. Finocchiaro, alle Pari opportunità; Franco Bassanini, agli Affari
regionali e alla Funzione pubblica; Giovanni Maria Flick, Grazia e giustizia;
Mario Arcelli, al Bilancio e programmazione economica; Edoardo Ronchi
all’Ambiente.
Nel
1997 nascono altre due formazioni di estrema destra: la prima, “Fronte
Sociale Nazionale” viene fondata da Adriano Tilgher proponendosi
l’obiettivo di ripristinare lo stato sociale, alternativo a quello
liberal-capitalista, in pratica uno Stato che abbia come finalità
l’attuazione di se stesso e quindi un fine etico, immanente e continuo nel
tempo il cui contenuto principale sia :”il bene del Popolo”. Negli anni
2003-2006 collaborerà con “Alternativa Sociale” di Alessandra Mussolini,
stringendo alcune collaborazioni con la coalizione di centro destra,
mantenendo però una linea politica di autonomia.
La
seconda, fondata da Roberto Fiore e Massimo Morsello, “Forza Nuova” si
colloca sulle posizioni di una “destra antagonista” che si caratterizza
per una certa capacità di trovare nuovi interlocutori politici, raccogliendo
adesioni nei settori della destra molto differenziati: riesce ad avere
simpatie sia negli ambienti legati al tradizionalismo cattolico sia in quelli
non cattolici. Pu avendo perso, in parte, lo slancio rivoluzionario iniziale,
lo si può considerare come la principale forza della destra radicale in
Italia. Aderisce al cartello, dal 2003 al 2006, di Alternativa Sociale assieme
al Fronte Sociale Nazionale di Adriano Tilgher. La presenza alle elezioni di
questi movimenti sarà abbastanza deludente in quanto non riusciranno ad
ottenere nesun seggio rimanendo praticamente sotto l’1%.
A
Modena, Forza Nuova riuscì ad aprire una sua sede in Corso Adriano dove, nel
giorno dell’ inaugurazione, accaddero alcuni incidenti per la manifestazione
organizzata dagli estremisti di sinistra che contestavano l’apertura di una
sede “fascista” nella città “medaglia d’oro della resistenza”.
Nel
1999 si svolgono a Modena le elezioni amministrative abbinate a quelle Europee
che diedero questi risultati: Alleanza Nazionale, con 9.616 il 9,2%, Forza
Italia il 17,1%, La Lega Nord il 2,9%, il raggruppamento “Modena a colori”
il 4,9%; a sinistra i DS (gli ex comunisti) raggiungono il 40,0%, I
democratici, il 6,% e Rifondazione comunista il 4,9%.
Le
elezioni europee diedero in linea di massi ma gli stessi risultati con, a
destra un calo di Alleanza Nazionale a favore di Forza Italia e a sinistra un
calo dei DS a favore dei Democratici.
In
Consiglio Comunale entrarono per Alleanza Nazionale………. in Consiglio
Provinciale, Cesare Falzoni e Morandi Filippo.
Le
elezioni Regionali del 16 Aprile del 2000, videro, nella nostra Provincia, un
buon risultato delle forze di destra: Alleanza Nazionale 11,6%, Forza Italia
19,4% e Lega Nord 2,5%. A Sinistra i DS raggiunsero il 40,8% e rifondazione
comunista il 5,0%.
Le
elezioni politiche del 13 Maggio del 2001 riportano al Governo la coalizione
di Centro-Destra guidata da Silvio Berlusconi. La casa delle Libertà nel
sistema uninominale raggiunge il 45,40%, mentre l’Ulivo si attesta al 42,99.
Nel sistema proporzionale primo partito risulta Forza Italia che con 10.923431
e il 29,43% conquista il primo
posto tra i partiti seguita dai Democratici di Sinistra che arrivano al
16,57%, la formazione della Margherita, il 14,52%, Alleanza Nazionale il
12,02%, Rifondazione comunista il 5,03%, la Lega Nord il 3,94%, la Lista Di
Pietro il 3,89%, la CCD-CDU il 3,22 e a seguire tanti altri partiti minori.
A
Modena questi furono i risultati: AN l’8,9%, Forza Italia il 22,2% e la lega
Nord il 2,0%; a sinistra i DS si ridussero al 32,4%, la Margherita ottenne il
14,6% e Rifondazione comunista il 4,9%.
Nel
mese di febbraio del 2004, Gianfranco Fini, in qualità di Vice Presidente del
Consiglio dei Ministri, in visita in Israele, sostiene, pubblicamente, che il
fascismo può essere considerato come il “male assoluto del XX secolo”. La
polemica e la rabbia, a destra, fu notevole. L’ On. Alessandra Mussolini, la
nipote del “Duce”, in conformità a queste dichiarazioni, e già in
contrasto con il Segretario, matura l’abbandono di Alleanza
Nazionale costituendo un nuovo partito denominato: “Alternativa
Sociale”. L’esordio di As e subito positivo in quanto alle Elezioni
Europee, avendo creato il cartello assieme alle altre forze di estrema destra,
riesce ad ottenere un seggio al Parlamento Europeo, occupato ancor oggi da
Alessandra Mussolini, a Modena riusci ad avere 750 voti: ovviamente
l’effetto del cognome Mussolini è servito alla verace napoletana ad avere
un certo successo politico.
Pino
Rauti, che venne espulso dal Movimento Sociale-Fiamma Tricolore, da lui stesso
fondato, non riesce a darsi per vinto e il 7 Maggio 2004 fonda il “Movimento
Idea Sociale”. L’esordio, anche per Rauti avvenne alle elezioni europee
quell’anno, ma fu un fiasco assoluto, patito ancor più pesantemente, dato
che i suoi concorrenti, Luca Romagnoli, (Fiamma Tricolore) e Alessandra
Mussolini (Alternativa Sociale) riuscirono a farsi eleggere al Parlamento
Europeo.
A
Modena, alle Elezioni amministrative del 12-13 Giugno 2004, abbinate alle
elezioni europee, si ebbero questi risultati: Alleanza Nazionale in leggera
flessione raggiunge il 6,3%, cosi come Forza Italia al 15,5% e la Lega Nord al
3,1, mentre sempre nell’area di centro-destra meglio và l’UDC, che
raggiunge il 5,0% e la formazione Modena a Colori che arriva al 3,3%: A
sinistra i DS vanno al 39,4%, la Margherita l’8,9% e Rifondazione comunista
il 5,0%.
Entrano
in Consiglio Comunale a Modena, Andrea Galli e Michele Barcaiuolo. Ottimi i
risultati in vari comuni della Provincia, dove entrano nei consigli comunali
di: Guiglia, Gabriella Bartolamasi; Carpi, Leda Tirelli; Castelvetro, Bruno
Rinaldi; Cavezzo, Stefano Venturini; a Finale Emilia, Gianluca Borgatti e
Mirko Garutti; a Formigine, PierLuigi Taddei; a Lama Mocogno, Enrico Managlia;
a Mirandola, Robertto Lodi, Giulia Bellodi e Mariagrazia Zagnoli.
Nelle
circoscrizioni del Comune di Modena sono eletti consiglieri: alla circoscrione
Centro Storico: Luca Ratti e Carlo Pallotti, alla circoscrizione San Faustino:
Gabriele Gibellini e Anna Aimi; alla circoscrizione Buon Pastore: Giovanni De
Niederhausen.
Alle
elezioni europee i dati non si modificarono di molto: erano presenti anche le
tre formazioni dell’estrema destra che a Modena ottennero questi risultati:
“Idea Sociale-Rauti” 103 voti lo 0,1%; “Alternativa Sociale-Mussolini”
750 voti e lo 0,7%; Movimento Sociale-Fiamma Tricolore, 312 voti e lo 0,3%.
Il
3 e 4 Aprile 2005 si svolgono le elezioni Regionali. Per il Comune di Modena,
i risultati di quella consultazione furono i seguenti:
Alleanza
Nazionale con 8177 l’8,2%, Alternativa Sociale , 679 voti e lo 0,7%, Lega
Nord, 3470 voti con il 3,5%, Forza Italia 16.514 con il 16,6%, l’UDC il 4,7%
a sinistra l’Ulivo ottiene, con 51.716 voti il 52,15 e Rifondazione
Comunista 4.484 voti e il 4,5%.
Alleanza
Nazionale riporta in Consiglio Regionale l’Avv. Enrico Aimi.
Elezioni
politiche del 9-10 Aprile 2006. Si presentano due coalizioni, quella di Romano
Prodi e quella di Silvio Berlusconi che spaccheranno a metà il Paese. Vince, per una manciata di voti, il raggruppamento pilotato
da Romano Prodi che con 19.002.598 vot raggiunge il 49,815, mentre il
raggruppamento con a capo Silvio Berlusconi con 18.977.84 voti và al 49,74%.
Dunque, 24.755 voti pari allo 0,007%, portano alla conquista del potere il
centro-sinistra e i vetero-comunisti che entrano alla camera dei deputati con
340 Seggi contro i 277 della coalizione Berlusconiana attraverso una legge,
varata dal centro-destra. Al Senato la situazione sarà molto più complicata
per la piccola differenza dei numeri e per la presenza dei senatori a vita,
non eletti dal popolo, che condizioneranno la tenuta del Governo Prodiano.
A
Modena la coalizione di Romano Prodi raggiunge il 62,95%, mentre la “Casa
delle Libertà” si ferma al 37,1%. La coalizione di centro destra cosi
suddivide il suo elettorato: Forza Italia con 22.046 voti ottiene il 19,9%;
Alleanza Nazionale con 11.107 voti arriva al 9,0%; La Lega Nord con 3818 voti
si ferma al 3,1%; Unione di centro con 7.177 voti il 5,8%; Alternativa Sociale
con 492 voti lo 0,4% e il Movimento Sociale Fiamma Tricolore con 342 voti avrà
lo 0,3%.
Il
26 Luglio 2007, Francesco Storace, già in polemica con i vertici di Alleanza
Nazionale e pur continuando a condividere le tesi che hanno portato il Msi
alla “svolta di Fiuggi” e di cui lui stesso ne è stato un artefice, esce
da AN e fonda, assieme a Teodoro Buontempo, altro leader del vecchio MSI, il
partito: “La Destra”. Obiettivo
del nuovo movimento è quello di rappresentare i valori tradizionali della
destra. Per Storace questi valori non sono stati più rappresentati da
Alleanza Nazionale e dal suo Segretario Gianfranco Fini, in particolare per
una serie di scelte, non corrispondenti i sentimenti della base, fatte da
quest’ultimo.
A
Modena, sempre in quei giorni, nasce il primo “Comitato per la Destra” per
merito di Paolo Casolari, uscito anche lui da AN. Oltre a Casolari,
giornalista, a suo tempo membro della direzione regionale, ex consigliere e
capogruppo di AN in Consiglio Comunale di Modena troviamo, tra i fondatori de
“La Destra” modenese, Daniele Alberti, dirigente industriale e presidente
dimissionario del Circolo “Sergio Ramelli”, Alberto Leardini, Avvocato, già
membro dei probiviri di AN e consigliere del Circolo “Ulixes”, Andrea
Ortalli imprenditore modenese dell’agroalimentare, da tempo impegnato in
“Azione Giovani”, Francesco Marino membro del direttivo provinciale di
Azione Giovani, oltre a Dante Olmi di Sassuolo e Dario Venturelli ex
consigliere Comunale al Comune di Sassuolo.
L’11 Novembre, a Roma, “La Destra”, in una grande manifestazione al Palazzo dei Congressi dell’EUR completava la fase costituente.
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Nella sede del Movimento Sociale Italiano
di Modena: anni 50 Prof. Amerigo Ansaloni, Segretario Provinciale Sig.na Lina Grandi, responsabile settore femminile; Avv. Gino Mori, Consigliere Comunale |
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