Emme Rossa |
L'epurazione nel modenese
L'EPURAZIONE
DEI FASCISTI NEL MODENESE
PROCESSI E SANZIONI
La persecuzione che si abbatté con violenza inaudita sui
fascisti e su tutti coloro che, o per affinità ideologica o per cause di forza
maggiore, avevano servito il Governo della Repubblica Sociale nelle pubbliche
amministrazioni, nel periodo immediatamente successivo al termine della guerra,
non si esaurì nei massacri indiscriminati perpetrati dalle "bande
partigiane" le quali, attraverso i prelevamenti e le esecuzioni sommarie,
fecero scomparire migliaia di persone, vi fu anche una parvenza di procedimenti
legali che provvidero alla "eliminazione" dei fascisti con tanto di
giudici e di processi nelle aule dei veri tribunali.
Oltre alle sentenze di morte, i tribunali speciali del CLN
comminarono ai perseguitati politici, anni ed anni di galera, con motivazioni
dettate dal livore e dall'odio, a tutti quelli che, sino all'ultimo erano
rimasti fedeli all'impegno preso e per le cariche pubbliche che avevano
ricoperto durante i 600 giorni della RSI.
Per qualcuno, probabilmente, vi saranno state anche delle obiettive
ragioni, ma la maggioranza è stata sacrificata per pura sete di vendetta.
L'epurazione toccò tutti gli strati sociali della popolazione
italiana e centinaia di migliaia di persone furono processate attraverso misure
legislative a dir poco discutibili e fior di galantuomini furono cacciati nei
campi di concentramento od esautorati dalle attività che avevano svolto sino al
giorno prima con rettitudine e correttezza
Prima di dare uno sguardo a quello che successe nella Provincia
modenese è opportuno prendere in esame i più importanti decreti emanati dal
Governo del Sud , prima della fine della guerra, sino a quelli del nuovo governo
democratico.
Nel primo decreto legislativo luogotenenziale, denominato
"Sanzioni contro il fascismo", oltre alla punizione dei cosiddetti
"delitti fascisti" si regolano anche le norme per l'epurazione:
citiamo gli articoli più importanti e significativi.
"....Art.
2 - I membri del governo fascista e i gerarchi del fascismo colpevoli di aver
annullato le garanzie costituzionali, distrutte le libertà popolari, creato il
regime fascista, compromesse e tradite le sorti del paese condotto all'attuale
catastrofe, sono punibili con l'ergastolo e nei casi di più grave responsabilità
con la morte.
Essi
saranno giudicati da un Alta Corte di Giustizia composta di un Presidente e di
otto membri, nominati dal Consiglio dei Ministri fra alti magistrati, in
servizio o a riposo, e fra alte personalità di rettitudine intemerata.
Art.
3 - Coloro che hanno organizzato squadre fasciste, le quali hanno compiuto atti
di violenza e devastazione, e coloro che hanno promosso o diretto l'insurrezione
del 28 Ottobre 1922 sono puniti secondo l'art. 120 del Codice Penale del 1889.
...omissis..;
Chiunque ha commesso altri delitti per motivi fascisti o valendosi della
situazione politica creata dal fascismo è punito secondo le leggi del tempo’.
....Art.5
Chiunque posteriormente all'8 Settembre 1943 abbia commesso o commetta delitti
contro la fedeltà e la difesa militare dello Stato, con qualunque forma di
intelligenza o corrispondenza o collaborazione col tedesco invasore, di aiuto o
di assistenza ad esso prestata è punito a norma delle disposizioni del Codice
penale militare di guerra. Le pene stabilite per i militari sono applicate anche
ai non militari. I militari saranno giudicati dai Tribunali militari, i non
militari dai giudici ordinari.
....omissis....
Art. 8 Chi, per motivi fascisti o avvalendosi della situazione politica creata
dal fascismo, abbia compiuto fatti di particolare gravità che pur non
integrando gli estremi del reato, siano contrari a norme di rettitudine o di
probità politica, è soggetto alla interdizione temporanea dai pubblici uffici
ovvero alla privazione dei diritti politici per una durata non superiore ai
dieci anni."
Il successivo decreto legislativo luogotenenziale del 22 Aprile 1945
n. 142, aveva come titolo: "Istituzione di corti straordinarie per i reati
di collaborazione con i tedeschi". Evidenziava, di conseguenza, e in modo
più analitico ciò che era stato espresso nel Decreto precedente. Vediamone i
punti salienti:
"Art.
1. Nei territori italiani, attualmente sottoposti all'occupazione nemica ed in
quegli altri che verranno indicati con decreti luogotenenziali, su proposta del
Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dei Ministri,
saranno istituite Corti di Assise straordinarie.
Le
corti straordinarie di assise sono competenti a giudicare coloro che,
posteriormente all'8 Settembre 1943, abbiano commesso i delitti contro la fedeltà
e la Difesa militare dello Stato, previsti dall' art. 5 del Decreto legislativo
luogotenenziale 27 Luglio 1944 n. 159, con qualunque forma di intelligenza o
corrispondenza o collaborazione col tedesco invasore e di aiuto o di assistenza
ad esso prestata.
Si
considera in ogni caso che abbiano collaborato col tedesco invasore, o che gli
abbiano prestato aiuto od assistenza, coloro che hanno rivestito una delle
seguenti cariche o svolto una delle seguenti attività, successivamente all'
instaurazione della cosiddetta RSI:
1)
ministri o sottosegretari di Stato del sedicente governo della repubblica
sociale italiana o cariche direttive di carattere nazionale nel partito fascista
repubblicano;
2)
presidenti o membri del tribunale speciale per la difesa dello stato o dei
tribunali straordinari istituiti dal predetto governo ovvero vi abbiano
sostenuto la pubblica accusa;
3)
capi di Provincia o segretari o commissari federali od altre equivalenti;
4)
direttori di giornali politici;
5)
ufficiali superiori in formazioni di camicie nere con funzioni politico
militari."
Il decreto legislativo luogotenenziale del 5 Ottobre 1945 n. 625
riuniva, per tutto il territorio dello Stato Italiano, le procedure inerenti ai
precedenti decreti di modo che venivano soppresse le Corti straordinarie di
Assise e la sezione speciale provvisoria della Corte di Cassazione: le
"sanzioni contro il fascismo" funzioneranno, da quel momento in poi,
come sezioni speciali delle Corti di Assise ordinarie.
Con le norme presentate in questa legge si voleva riportare, nel
solco di una giustizia adeguata alla ripresa della vita civile in una
normalizzazione che stentava ancora a riprendere, maggiore equilibrio, ma nel
frattempo il Ministero, attraverso circolari esplicative, invitava le Corti di
Assise alla rigorosa repressione dei "reati fascisti".(1)
Dopo la sconfitta della Monarchia, in seguito al Referendum del 2
Giugno 1946 e con l'elezione del Presidente della Repubblica, venne promulgato
il decreto presidenziale del 22 Giugno 1946 n. 4, che venne anche chiamato il
decreto dell'amnistia Togliatti, data la presenza del capo del Partito Comunista
Italiano nel primo Governo della Repubblica.
Vi furono moltissime controversie sulle interpretazioni da dare a
molti degli articoli di questa legge in quanto :
"Copriva
scelte politiche in radicale contrasto tra di loro."(2)
In Provincia di Modena, subito dopo la "liberazione", il
CLN locale si preoccupò, appena avuto in mano il potere, di istituire una Corte
di Assise straordinaria per giudicare i cosiddetti reati di
"collaborazione" dei fascisti sfuggiti alle esecuzioni sommarie dei
"tribunali del popolo" ed inoltre fece subito funzionare la
commissione di epurazione incaricata di sollevare dagli incarichi pubblici quei
funzionari impiegati e sottoposti che avevano aderito al Partito Fascista
Repubblicano.
La Corte d'Assise era così composta, nelle sue rappresentanze
partitiche:
- Avv. Gino Frattini per la Democrazia Cristiana;
- Avv. Mario Malavasi per il Partito Comunista;
- Avv. Mario Bompani per il Partito d'Azione;
- Avv. Marverti per il Partito Socialista Italiano.
Le varie rappresentanze dei partiti democratici che costituirono la
commissione addetta all' epurazione erano le seguenti:
- Avv. Attilio Bartole per la Democrazia Cristiana;
- Sig. Bruno Baroni per il Partito Comunista Italiano;
- Avv. Ferdinando Galassi per il Partito Liberale Italiano;
- Rag. Edgardo Barbieri per il Partito d' Azione;
- Avv. Luigi Fogliani per il Partito Socialista Italiano:
- Sig. Franciosi Franco.
Ogni giorno per vari mesi, numerosissimi fascisti vennero arrestati,
processati condannati a morte o alle galere, con pene varianti dai due ai trenta
anni di reclusione.(3)
Queste condanne verranno poi, con il passare degli anni e con il
ripristino di una legalità normalizzata, ridotte in appello o totalmente
annullate.
Numerosi furono i fascisti incarcerati in S. Eufemia, o rinchiusi nel
campo di concentramento, "Villa Rainusso", nella zona dove sorge
attualmente il parco vicino a Viale Gramsci; furono oltre seicento i fascisti
modenesi che vennero rinchiusi nel campo di concentramento di Coltano.
Dei vari processi celebrati dalla corte straordinaria del Tribunale
di Modena si possono ricordare i maggiori: ad esempio quello del Colonnello
della GNR Antonio Petti, condannato a morte e fucilato al poligono di tiro della
Sacca, il 6 Ottobre 1945, poche ore prima che venisse emanata la legge che
toglieva alle corti di assise straordinarie la facoltà di processare e quindi
di condannare, così come pochi giorni prima, il 23 Settembre 1945, era stata
eseguita, a Novara, la condanna a morte dell'Avv. Enrico Vezzalini, modenese ed
uno degli uomini più rappresentativi del fascismo repubblicano locale.
Si possono inoltre citare tra i processi più famosi, quello che vide
imputato e condannato a morte il noto fascista repubblicano Ascanio Boni, che
ebbe poi annullata la sua sentenza in cassazione e quello dell' Avv. Gian Paolo
Solmi, assolto tra gli applausi del pubblico.(5)
Di pari passo procedeva la commissione per l'epurazione dei fascisti
e quotidianamente, il foglio locale, che sostituiva l'edizione della Gazzetta di
Modena, titolato : "Unità Democratica", riportava lunghissimi elenchi
di epurati.(6)
A Modena e in tutta l'Italia del Nord, a completamento dell'opera dei
famigerati tribunali del popolo e di chi la giustizia la praticava con il metodo
delle squadre delle morte staliniste, le corti d'assise straordinarie e le
commissioni di epurazione condannarono oltre 15.000 fascisti, distribuendo oltre
duemila sentenze di morte e circa 13.000 condanne a pene detentive per
complessivi 200.000 anni di galera.(7)
L'epurazione venne applicata su lavoratori di tutte le categorie, con
particolare privilegio per gli impiegati degli enti statali, parastatali, ma
anche privati e vennero gettate nella miseria più nera, migliaia e migliaia di
famiglie italiane.
Vennero applicate le leggi straordinarie, con effetto retroattivo,
che davano la possibilità ai giudici popolari e ai componenti delle commissioni
d'epurazione, che erano composte, tra l'altro, anche da molti ex fascisti del
ventennio, di giudicare coloro che, per dignità, per dirittura morale, o per
impossibilità di adattarsi alle nuove circostanze, o che, come per moltissimi
dei loro giudici, non avevano avuto nè il tempo ne la conformazione psicologica
giusta per mettersi addosso quella maschera della quale invece tanti si erano
serviti.
La legge, attraverso la quale vennero condannati migliaia di
fascisti, aveva, come abbiamo detto, effetto retroattivo e tutti i reati che vi
si contemplavano prevedevano pene di eccezionale rigore.
Era possibile essere condannati a morte per il reato di
collaborazionismo o per aver partecipato , magari senza aver sparato un colpo,
ad azioni di rastrellamento contro i partigiani.
Tutti i processi erano condotti in un’atmosfera allucinante per la
presenza di provocatori ed agitatori politici organizzati per far pressione sui
giudici.
Non vi furono dibattimenti regolari, le accuse erano portate avanti,
in molti casi, da testi falsi che venivano presi per veritieri.
Molti responsabili di interrogatori ai partigiani vennero condannati
con l'accusa di aver commesso sevizie e torture, si parlava anche a Modena di
orribili mutilazioni, di ceste piene d'occhi(8) scaturite da chissà quali
contorte fantasie poiché nulla corrispondeva a verità, ma la voce correva per
la città e Palazzo Ducale era diventato per la popolazione il luogo diabolico
delle mille efferatezze, ma mai nessuno si presentò nelle aule di tribunale a
documentare con i fatti tali affermazioni, i provocatori trovavano buon gioco in
quel marasma e nello stesso tempo nessuno ebbe mai il coraggio di parlare di:
"ritorsioni
commesse in seguito a crudeltà ed efferatezze commesse dai partigiani.(9)
I fascisti erano sottoposti ad un vero e proprio
linciaggio, la maggior parte della popolazione basava le sue valutazione
solamente sui "sentito dire" e molti credevano a quanto veniva
artatamente sparso in giro; forse coloro che venivano catturati e portati in
carcere rischiavano meno di chi rimaneva nelle proprie case.
"Chi
stà in galera però stà bene, perché almeno non muore. Chi è fuori, chi
viene rilasciato dalla questura, chi viene assolto in tribunale deve stare ben
attento. Guai uscire di casa, guai aprire quando suonano alla porta. C'è una
buca che aspetta a Villa Freto, a Cognento, a Piumazzo, a Manzolino, a Medolla,
a Cavezzo, a San Felice, a San Prospero, a Fossoli, sugli argini del Secchia,
nei boschi di Pavullo. O il fango delle Salse di Niramo."(10)
Chi scrive queste parole non può essere tacciato di simpatia verso i
fascisti, tutt'altro, e per molte ragioni. Ma sono state rarissime le voci
oneste ed obbiettive nel marasma della storiografia resistenziale che si è
solamente preoccupata di creare a tutti i costi "il mito" trascurando
completamente, o semplicemente demonizzandola, tutta quella componente umana che
è rimasta preda delle efferatezze degli stalinisti italiani che, contrariamente
a quanto è successo nella Russia di Gorbaciov, sono rimasti impuniti. Nella
Patria del Comunismo i delitti commessi dagli stalinisti, e sono state milioni
di persone sacrificate ad una spietata regola di conquista e mantenimento del
potere, vengono perseguiti in tutti i modi e si riabilitano coloro i quali
avevano subito le loro persecuzioni.
Anche in Italia, nel 1945, lo stalinismo imperava, si voleva
raggiungere in tutti modi la conquista del potere, impossibile dati gli accordi
di Yalta, anche attraverso i massacri indiscriminati dei fascisti o di coloro
che, pur antifascisti, come tanti anarchici, si opponevano alla dittatura di
tipo bolscevico.(11)
"La
sede di Mosca ha detto, forse, di cambiare rotta, di agire. O forse una parte
del partito, non quella legalitaria di Togliatti, ma quella stalinista, come sarà
molti anni più avanti nei rapporti con le brigate rosse. E le filiali comunque
agiscono. Bisogna agire, gli altri partiti stanno ridando ordine all'Italia.
Solo il PdA, animato da rigore calvinista, fà il duro con i fascisti ergendosi
a pubblico accusatore. Non vuole molte teste, solo un po’ di epurazione, un
po’ di condanne e le fucilazioni indispensabili. La DC e il PLI invece sono più
accomodanti con i fascisti. Non sono della stessa pasta? Sempre borghesia e
capitalismo, allora bisogna intervenire, come ordina qualcuno, grande vecchio o
comitato che sia.
Ammazzare
quanti più fascisti si può, quelli nascosti in casa, quelli rilasciati da
Coltano, quelli che vengono prosciolti in tribunale, che vengono rilasciati
dalla questura dopo accertamenti sul passato politico. Ammazzare chi ha soldi,
chi ha "affamato" il popolo, gli agrari in prima fila. Poi
naturalmente liquidare i creditori. Con del piombo alla nuca. E già che si è
in ballo, i preti e gli anarchici che sono dei grandi rompiballe. Così comincia
la stagione di caccia con licenza di uccidere. Ci saranno più morti che nei
bombardamenti."(12)
Tutto il Nord Italia è sottoposto a questo procedimento
di genocidio premeditato e se gli esecutori materiali degli assassinii, erano
strumenti in mano alle denunciate centrali moscovite, non è poi che gli altri,
i perbenisti o i legalisti, fossero tanto più teneri.
Basta semplicemente dare uno sguardo alle sentenze pronunciate dalle
corti straordinarie composte dai membri delle varie rappresentanze democratiche,
per rendersene conto.(13)
Intanto l' "ecatombe" dei fascisti nel modenese procedeva
con ritmo vertiginoso, attraverso esecuzioni, collettive o individuali, condotte
con abile regia; ne è un esempio questo brano che denuncia impietosamente,
poiché è sempre l'articolista antifascista che parla, quale era il metodo dei
partigiani del dopoguerra nel portare a termine le loro "esecuzioni":
"I
killers-necrofori partono a due a due, come i frati e i carabinieri, prelevano,
ammazzano col colpo alla nuca stile Ghepeu, seppelliscono. Poi si presentano
all'incasso: 500 o 1.000 am-lire a seconda della caratura del morto. Niente
rimborso spese: macchina, benzina e proiettili li passa la ditta. A San Felice,
oltre alle 500 amlire il "capo", Mazzoli dà ai gregari un chilo di
salciccia. Dite niente? Non è una barzelletta: si tratta della confessione dei
gregari resa al processo contro la banda di San Felice nel Dicembre 1945. Per la
verità Mazzoli lavorava più pro domo sua, da libero professionista, che per il
partito."(14)
Moltissimi, se non la maggioranza di questi delitti, compiuti e prima
della fine della guerra e dopo il 25 Aprile, furono in seguito considerati come
dei fatti di guerra dalle corti di giustizia, e quindi non punibili, in base ai
decreti legge sopra citati.
L'amnistia che Togliatti fece promulgare nel Giugno del 1946, andò
particolarmente a mascherare i misfatti compiuti dalle "bande"
comuniste, piuttosto che le responsabilità effettive dei fascisti accusati di
"collaborazionismo."
Uno degli aspetti più incredibili dell'epurazione fu, per migliaia e
migliaia di ex aderenti al Partito Fascista Repubblicano, quello di non aver
avuto, in nessuna sede, il benché minimo riconoscimento dei patimenti e delle
persecuzioni subite, una volta passata l'ondata di odio e di irrazionalità ma
fondamentalmente perché il Partito comunista e le bande "rosse", si
erano finalmente accorte che ormai non vi era più nulla da fare e che la
"rivoluzione" alla maniera di tutti i paesi dell'est, in Italia, non
sarebbe stata realizzabile causa le zone d'influenza scaturite dopo la
conferenza di Yalta.
Se per i condannati dalle Corti di Assise straordinaria vi furono in
seguito le amnistie e le sentenze assolutorie della Corte di Cassazione e del
Tribunale Supremo Militare, che gradualmente riuscirono a mettere ordine in quel
guazzabuglio che era la giustizia di quei tempi, per gli epurati non vi fu
nessun provvedimento per riconoscere loro, almeno sul piano della ricostruzione
della carriera, gli anni passati a svolgere mansioni di impegno civico nei
territori della RSI. Così come per tutti i combattenti dell'esercito
repubblicano che non vennero e non lo sono ancora, tenuti in alcuna
considerazione nemmeno nei trattamenti pensionistici; mentre per i partigiani,
anche per quelli dell'ultima ora, vi furono larghe prebende e vantaggi a tutti i
livelli.
Solamente in minima parte venne resa giustizia ai massacrati,
processi vennero istituiti contro i partigiani che si macchiarono di delitti e
che furono scoperti (sebbene in percentuale limitata); molti furono condannati
ma però quasi subito scarcerati e rimessi in libertà , anche coloro tra quelli
che avevano sulla coscienza efferati delitti, basta citare il caso della
famiglia Pallotti "trucidata" a San Damaso(16); tantissimi poi furono
quelli che, tramite le organizzazioni del PCI fuggirono all'est.
"Nella
Provincia di Modena i partigiani comunisti arrestati e processati per omicidi e
reati comuni compiuti dopo la liberazione furono più di seicento. Molti furono
condannati e finirono in galera. Moltissimi ripararono a Praga, tramite
l'ufficio espatri clandestini della federazione comunista modenese, talmente
specializzato che lavorava anche per altre federazioni. I contumaci
raggiungevano l'Austria passando dalle parti del Tarvisio e da Vienna venivano
inviati nei pressi del passo di Mikulov, verso la strada per Brno. Qui mollati
in bando agli spalloni accompagnatori, spesso e volentieri venivano impallinati
dagli stessi militi cecoslovacchi. Quelli che riuscivano a passare la cortina di
ferro finivano in fabbrica a Ostrava o Bratislava, a fare i piedi piatti
politici in S. Venceslao o, se con un minimo di cultura, alle trasmissioni
italiane di Radio Praga."(17)
Nei confronti dei fascisti qualche tribunale ebbe il coraggio di
andare controcorrente e di superare il fossato dell'odio che si era scavato nel
costume italiano, con sentenze che andavano al di là delle normative dei
decreti vessatori che criminalizzarono una larga fetta del popolo italiano e che
in fondo rendevano giustizia, seppure tardivamente e in rari casi, a chi aveva
fatto semplicemente il suo dovere.
Ne è un esempio il testo , che compendiamo, della sentenza del 26
Aprile 1954, del Tribunale supremo militare per il processo contro alcuni
Ufficiali della Divisione "Tagliamento", cioè della Divisione di
camicie nere dell'esercito repubblicano, che erano stati condannati dal
Tribunale di Milano: la sentenza in pratica diceva:
"
1 ) i combattenti della RSI avevano diritto di essere riconosciuti belligeranti;
2 ) gli appartenenti alle formazioni partigiane non
avevano diritto a tale qualifica, perché non portavano distintivi riconoscibili
a distanza né erano assoggettati alla legge penale militare;
3 ) la RSI era stata un governo di fatto, ma poteva
anche essere considerata, dai suoi aderenti, un governo legittimo; gli
appartenenti alle forze armate repubblicane non potevano pertanto essere
accusati di aver obbedito a degli ordini illegittimi;
4 ) i combattenti della RSI, quali appartenenti a
formazioni belligeranti, avevano legittimamente obbedito agli ordini ricevuti e
avevano pertanto diritto alla discriminante derivante dall'adempimento del
dovere compiuto."(18)
A conclusione di questo breve sunto sulla criminale caccia al
fascista condotta nell'immediato dopoguerra dai vari tribunali speciali delle
Corti d'Assise, dai tribunali del popolo che erogavano una giustizia spietata e
settaria, da quelli che cercavano la "giustizia" o la vendetta per
propri fini personali, o da coloro che pretendevano di fare una vera e propria
"pulizia etnica", vorremmo tracciare un commento o quanto meno una
sintesi rigorosa, ma sulla falsariga di tutta l'opera di ricerca fatta, basatasi
fondamentalmente su fonti raccolte dalla storiografia antifascista, concludiamo
questo capitolo sull'epurazione con parole scritte da chi l'antifascismo l'ha
vissuto in prima persona, ma che ha ugualmente il coraggio morale e civile della
verità e della obbiettività.
Sono parole dettate da una volontà di superare gli odi e le falsità
che si sono portate avanti per tanti decenni e seppure nella loro crudezza
rispecchiano esattamente cosa sono stati quei tempi: parole che dispiaceranno
agli incensatori manicheisti dell'una o dell'altra delle due fazioni che si sono
scannate nella guerra civile, ma che noi facciamo nostre e vogliamo mettere in
giusto risalto affinché la verità possa avere il sopravvento e per poter dare,
finalmente, alle giovani generazioni che vorranno addentrarsi nello studio di
quel periodo storico, e non abbiano solamente tra le mani visioni unilaterali e
settarie del grande massacro avvenuto tra fratelli, negli anni dal 1943 al 1945.
"Voglio
ricordare a questi giovani che, come fu giusto e sacrosanto dire nò al fascismo
e alla guerra di Hitler e Mussolini, è giusto e sacrosanto oggi dire no,
sempre, a tutti i fascismi, a tutte le guerre, a tutti gli imperialismi, a tutti
i regimi di polizia, a tutte le violenze, a tutte le giunte militari, e non
unilateralmente e a senso unico come si fa sempre e bovinamente con le marce
della pace e come talvolta fà anche la stessa Amnesty International.
Ho
visto in faccia i killers, trentotto anni fa, venuti per prelevare, uccidere e
seppellire, e prima avevo visto bambino di nove anni, brigatisti neri e nazisti
fucilare partigiani in piazza. Non mi sono piaciuti quei due episodi, non mi
sono piaciuti i volti, gli occhi, i movimenti, i colpi di grazia, cose che
ricordo nitidamente, in bianco e nero, come un film di Lizzani.
E
non mi sono piaciuti i voltagabbana, tanti, i vigliacchi, molti, che osannarono
per vent'anni il mascellone e poi, tra il 25 e il 30 Aprile comperarono a borsa
nera il tesserino del CLN infine mandarono le mogli a solazzare gli americani,
in cambio di cioccolata e chersterfield, alla Gil di Via Bellinzona. Le ho viste
io danzare nella palestra, nude, le "segnore e segnorine" di S.
Agnese, con i soldati americani bianchi e neri, nudi, e i prigionieri tedeschi
che suonavano rosamunda.(19)
NOTE
1 Nella circolare esplicativa del DDLL del 5
Ottobre 1945 n. 625 si davano suggerimenti affinché si procedesse in modo
sollecito alla applicazione della legge in "modo da porre fine rapidamente
allo stato di malcontento che esiste in molte provincie per l'impunità cui
tuttora godono i criminali fascisti e i responsabili della catastrofe nazionale
l'esistenza di leggi penali che prevedono la loro punizione".
2 cfr. R. Canosa: "Le sanzioni contro il
fascismo", pag. 15.
3 cfr. art. di Franco Focherini: "Il maledetto
triangolo della morte" in: A1 Mensile modenese del Giugno 1983.
4 ivi, in cronaca 23 Settembre 1945.
5 cfr. F. Focherini, op. cit.
6 ibidem
7 cfr. G. Pisanò: "Storia della guerra civile
in Italia" pag. 1781
8 cfr. art. di Antonio Del Carlo su il
"Giornale Nuovo" del 26//4/85 dal titolo "Tra tedeschi ecc.
" cit. anche nel cap. "La liberazione di Modena" ivi.
9 cfr. G. Pisanò. op. cit. pag. 1783
10 cfr. F. Focherini, op. cit.
11 cfr. F. Focherini: che in proposito scrive: "Fra i
non fascisti anzi, fra gli antifascisti uccisi dai partigiani per chiari motivi
politici, perché danno noia al PCI, ricordo il Dott. Carlo Testi, membro del
CLN ucciso a Bomporto, iscritto alla DC, l'anarchico Comunardo Baraldi,
trentatreenne, partigiano valorosissimo, dichiaratamente anticomunista, freddato
a Carpi davanti al Municipio da due sicari in bicicletta il 20 Novembre 1945,
ecc."
12 cfr. F. Focherini, op. cit.
13 cfr. S. Lener in: "Diritto e politica nelle
sanzioni contro il Fascismo e nell'epurazione dell'amministrazione" in
"Civiltà Cattolica"; anche in R. Canosa, P. Federico: "La
magistratura in Italia dal 1945 ad oggi" - 1974 - Ed. Il Mulino - Bologna.
14 cfr. F. Focherini, op. cit.
15 cfr. G. Pisanò, op. cit. pag. 1789.
16 ivi, cronaca del 9 Gennaio 1945.
17 cfr. F. Focherini, op. cit.
18 cfr. G. Pisanò, op. cit. pag. 1792
19 cfr. F. Focherini, art. cit.