Emme Rossa |
Sommario
Gli
inizi degli anni ’80 sono ancora pervasi da episodi di violenza politica in
tutta Italia. Il 12 Marzo viene ucciso, sotto casa, a Roma il militante
missino Angelo Mancia, molto probabilmente per una vendetta da parte di un
gruppo della sinistra extraparlamentare chiamato “Compagni organizzati in
volante rossa”. Sempre a Roma, il 5 Ottobre 1980, viene ucciso in carcere a
Rebibbia, uno dei più noti esponenti della destra extraparlamentare,
Nanni De Angelis. Nel mese di Marzo, a Bari restava ucciso il simpatizzante
missino Martino Traversa.
Le elezioni amministrative di quell’anno a Modena portarono in Consiglio Comunale Franco Bartolamasi e in Consiglio Provinciale Bruno Rivaroli.
2
Agosto - strage alla Stazione di Bologna
L’episodio più sconvolgente del
1980 avvenne il 2 Agosto nella vicina Bologna, con la strage alla stazione che
provocò ottantacinque morti. L’attentato venne attribuito all’eversione
di destra e i processi che si sono susseguiti negli anni successivi, malgrado
l’incriminazione e la condanna degli extraparlamentari di destra Valerio
Fioravanti e Francesca Mambro, non hanno del tutto risolto quella pagina nera
della storia italiana. Il Movimento Sociale Italiano subì pesantemente le
accuse al neo-fascismo, seppure extraparlamentare, di aver ordito
quell’attentato e ancor oggi alla stazione di Bologna la lapide
commemorativa parla di “strage fascista”. L’opinione pubblica rimase
sconvolta da quel fatto e tutta l’area di destra compreso il MSI si sentì,
ingiustamente, accusare da molta parte dei mass-media di essere, in un certo
qual modo, coinvolto nella strage. Modena subisce le ripercussioni di
quell’immane tragedia, in modo particolare il Movimento Sociale e i suoi
iscritti, che si sentono perseguitati, almeno idealmente, dalle sporche
manovre dei centri di potere.
La vita del partito procedeva in
quel periodo con alterne vicissitudini e con molte iniziative. Nel mese di
Settembre del 1981, suscitò un certo scalpore la polemica scatenatasi in
Consiglio Comunale e ripresa dalla stampa locale, circa l’interrogazione del
Consigliere comunale missino Franco Bartolamasi, che chiedeva se era corretto
o meno, dedicare una strada ai Preti partigiani (strada esistente in zona
“Bruciata”). Vi fù una grossa “levata di scudi” delle associazioni
partigiane contro la “provocazione” del consigliere del MSI.
Dal 18 al 25 Febbraio del 1982 si
tiene a Roma il 13° Congresso del Partito dove si scontrano ancora la
corrente rautiana e quella almirantiana che prevarrà, al termine del
Congresso, sia sulla corrente di Pino Romualdi, “Destra 80” sia su quella
di Pino Rauti, “Linea Futura”.
In quei primi anni ottanta ebbe
notevole sviluppo, negli ambienti missini modenesi con l’adesione di molti
giovani, dentro e fuori il Fronte della Gioventù, alla “Linea” rautiana,
che si era schierata sulla falsariga della “Nouvelle Droit” francese di
Alain De Benoist, su posizioni di totale rifiuto di molte tematiche sostenute
dal mondo occidentale, quali l’economicismo esaperato e il mercantilismo
imperante, contro i “disvalori” dell’utilitarismo e del liberismo oltre
al rifiuto del mito egualitario dell’individualismo e di certo
cristianesimo. Vi era la tendenza ad uscire da quella specie di ghetto dove si
venivano a trovare particolarmente le giovani generazioni missine, che
sentivano fortissimo il desiderio di affrontare in termini più moderni la
società nella quale vivevano, con la possibilità di dar vita a nuove
strutture che potessero essere più aperte e dialoganti anche con gli
avversari più ostinati.
Il 2 Febbraio 1983 avviene forse l’ultimo episodio del periodo nefasto degli “anni di piombo” e della violenza politica. A Roma, il giovane militante del Fronte della Gioventù Paolo di Nella, viene sprangato, mentre affiggeva manifesti ecologisti in difesa del verde pubblico di un quartiere romano, da militanti dell’estrema sinistra. Morirà 7 giorni dopo. Si scatena un’indignazione generale in tutti gli ambienti; vi fù anche una visita, al capezzale del povero ragazzo, del Presidente partigiano Sandro Pertini. Da quel momento il clima si và gradualmente facendo meno teso e il Movimento Sociale Italiano riuscirà ad ottenere nell’opinione pubblica una maggiore legittimazione. I “guerriglieri” dei due schieramenti “rossi e neri” sono ormai stanchi e demotivati, a Modena e in tutta la nazione si comincia a “tirare un respiro di sollievo” dopo tanti anni di “terrorismo politico”.
Segreteria
Sala del MSI modenese
In quegli anni a Modena era
Segretario del Partito, Luciano Sala, imprenditore, uomo di fede cattolica
intransigente, molto legato al partito e in particolare alla linea
almirantiana. Entrai nella Direzione del MSI, sollecitato appunto da Luciano
Sala, assieme ad alcuni amici-camerati di vecchia data quali l’avv. Adriano
Sciascia e l’Ing. Turno Sbrozzi, ma dopo breve tempo ne uscii per piccoli
screzi con il Federale.
Le elezioni politiche di
quell’anno diedero un certo slancio alla ripresa del Partito che, a livello
nazionale con 2.511.487 voti pari al 6,8% alla camera, dove collocò 42
deputati e con 2.283.810 voti pari allo 7,3% al Senato con 18 eletti, si
riavvicinò al grosso successo elettorale del 1972.
Anche a Modena vi fu una certa
ripresa dato che in città si raggiunse il 3,7% con 4.992 voti e in Provincia
il 2,95%. Egemone restava il PCI con il suo 51,5% e con la DC ridimensionata
attorno al 20%.
A fine Luglio, assieme ad un gruppetto di camerati modenesi, ricordo Enzo Manara e Domenico Marcucci, si partecipò a Predappio alle celebrazioni del Centenario della nascita di Benito Mussolini, presenti Vittorio Mussolini e Giorgio Almirante, oltre al deputato della nostra circoscrizione On. Carlo Tassi, amico, ma con il quali ebbi anche alcuni scontri, sempre correttissimi e impostati a reciproca simpatia e stima, su alcuni temi da sempre conflittuali all’interno del nostro schieramento.
A Settembre a Modena, riaprimmo il
discorso relativo alla ricostituzione del Centro Sportivo Fiamma sul nostro
territorio che potè, dopo la prima esperienza non esaltante del 1973,
svolgere un programma di attività più consistente, in seguito
all’ottenimento di locali, per alcune ore settimanali, adatti a svolgere
attività sportiva.
I soci Fondatori furono: Bruno
Zucchini, Turno Sbrozzi, Rebucci Maurizio, Manara Enzo, Rebucci Corrado,
Rebucci Paolo, Saltini Donato, Beltrami Enzo, Bergonzini Emilio, Beltrami
Silvana, Marcucci Domenico, Allegri Ottorino, Saltini Egle, Bertaglia Ugo,
Casati Ludovico, Nanni Roberto e Zironi Stefano.
Svariate furono le occasioni della
presenza del Segretario del Partito Giorgio Almirante nel modenese, che
richiamavano sempre folle notevoli ai suoi comizi, non solo persone di destra
ma anche avversari politici che non disdegnavano ascoltare l’oratoria di
quell’uomo politico considerato da tutti il più abile di tutto il mondo
politico italiano. Fu anche a Finale Emilia, il 17 Maggio 1984, in occasione
delle Elezioni Europee che videro il Movimento Sociale attestarsi allo 6,5%,
mentre il PCI ottenne il suo miglior risultato con il 33,3% mentre la DC si
fermò al 33%. Fu dunque sorpasso.
Dal 29 Novembre al 2 Dicembre si
svolse a Roma il 14° Congresso del MSI. Il Partito stava uscendo da quel
“ghetto” dove era stato collocato dai partiti del cosiddetto “arco
costituzionale”, e in seguito anche ai molti attestati di legittimazione, si
cominciano a formulare tesi tendenti ad una collaborazione con altri partiti
minori compreso il PSI. Malgrado una piccola opposizione del gruppo guidato da
Giuseppe Niccolai e da Tommaso Staiti di Cuddia, vi fu una certa unità
d’intenti nella scelta di una comune linea “antiregime”.
Và sottolineata una polemica
scaturita all’esterno del Congresso dove due ex dirigenti di Democrazia
Nazionale, il modenese Pietro Cerullo e Germano Ruggiero assieme al leader
radicale Marco Pannella accusarono, in una conferenza stampa, Giorgio
Almirante, di interessi privati nella conduzione del partito.
Continua a Modena, così come in molte città italiane, all’interno del Movimento Sociale, malgrado una certo aperturismo di alcuni partiti, vedi il possibilismo del Partito Socialista guidato da Bettino Craxi, il dualismo tra la corrente rautiana radicata su posizioni “Nazional-popolari”, alla ricerca di una egemonia politico-culturale pronta ad organizzare il dissenso e decisamente anticapitalista, antiborghese e antiamericana e la corrente almirantiana, più possibilista e legata decisamente più alla protesta antipartitocratica con temi quali, la rivolta fiscale e la richiesta della pena di morte per i delitti più efferati. L’area nostalgica, nella quale il MSI aveva pescato per tanti anni e che gradualmente si andava “restringendo”, da un lato per una forma di storicizzazione del fascismo e dall’altro per ragioni anagrafiche, rimane ugualmente presente nelle due correnti che si contrappongono e che a Modena si potevano identificare, a grandi linee, per la corrente di Rauti nel “Fronte della Gioventù, mentre la linea almirantiana veniva maggiormente seguita dagli “anziani” e dalla componente legata alla Chiesa Cattolica in modo particolare dagli uomini che seguivano il Federale Luciano Sala.
Nel
Maggio 1986 muore Franz Pagliani. E’ stato uno dei più noti esponenti del
Fascismo modenese e Nazionale. Era nato a Concordia di Modena il 5 settembre
1904, e dal padre ufficiale dell'esercito aveva assorbito il sentimento di
Patria e di dirittura civile. Legato fin dai primi tempi al capo del fascismo
bolognese Arpinati, Pagliani gli rimarrà vicino anche nella disgrazia, pur
condividendo l'opinione di Mussolini che l'eresia non avrebbe garantito all'ex
gerarca la salvezza fisica. (In effetti, alla fine del marzo '45, un gruppo di
partigiani - noncuranti degli aiuti che aveva dato ad alcuni prigionieri
inglesi in fuga - trucidò brutalmente il vecchio fondatore del Fascio di
Bologna).
Collabora
ai vari organi studenteschi emiliani e, rivelandosi politico accorto e
fascista intransigente, diventa un organizzatore di primo piano delle attività
culturali nonché delle strutture del Partito a Bologna e in tutta l'Emilia.
Componente del direttorio del Fascio, Ispettore di zona, Segretario del
G.U.F., Presidente dell'Istituto Fascista di Cultura, Vice Segretario
Federale. Percorre brillantemente la carriera universitaria e scientifica,
divenendo assistente del noto patologo Gherardo Forni; a soli ventotto anni,
per meriti accademici, è nominato ordinario di Patologia Chirurgica
all'Ateneo di Bologna, e ben presto direttore dello stesso Istituto, incarico
che conserverà fino al 25 luglio 1943.
Secondo
lo stile di vita dell'epoca, l'onorevole professor Pagliani non aspetta
"la cartolina rossa" e quando suona la diana della guerra d'Africa
accorre alle armi. Destinato in Somalia con le truppe del generale Graziani,
incaricato della direzione di un ospedale da campo, svolge anche un'attività
più prettamente combattentistica e, come ufficiale di cavalleria, partecipa
all'occupazione di Neghelli, guadagnandosi, per il suo coraggio, una medaglia
di bronzo al valor militare.
Al
25 luglio '43, come quasi tutti i dirigenti fascisti, Franz Pagliani viene
fermato e rilasciato non essendo ritenuto pericoloso. È però arrestato
subito dopo e condannato a tre anni di carcere per tentata ricostituzione del
partito fascista. Rimesso in libertà dai tedeschi dopo l'8 settembre, appena
possibile organizza il Fascio Repubblicano di Bologna, e Pavolini lo nomina
ispettore regionale del Partito per l'Emilia, con autorità su tutte le
federazioni della regione. In questa veste affronta il grave problema derivato
dall'uccisione del Commissario Federale di Ferrara, Igino Ghisellini, delitto
che scatenò tutti i rancori accumulati nei quarantacinque giorni di Badoglio.
Pagliani, con fermezza ed umanità, riesce ad imporre la disciplina e la
moderazione.
Alla
costituzione delle Brigate Nere, nella nuova funzione di comandante della B.N.
Mobile "Attilio Pappalardo", riesce ad ottenere il controllo
dell'ordinato svolgimento della vita civile e degli approvvigionamenti
alimentari. In collaborazione con le varie forze armate italiane e tedesche,
contribuisce in maniera determinante a mantenere agevole la viabilità nella
regione, divenuta retrofronte, fino all'ultima resistenza sulla linea di
Pianoro. Per meglio conoscere la personalità del professor Pagliani,
aggiungiamo che - come ricordano i suoi collaboratori di sala operatoria -
continuava ad operare impassibile e tranquillo anche sotto i bombardamenti.
Rimase incolume all’ultimo bombardamento di Modena, il 18 Aprile 1945 nella Caserma della GNR di Rua Muro nel palazzo Margherita che rimase quasi completamente distrutto. Al termine del conflitto viene catturato dai partigiani e condannato a morte, con l'accusa di partecipazione ad un fatto di cui - oltre a non essere presente - non aveva alcuna responsabilità, e per attività politica ad alto livello. La condanna sarà commutata, in Corte d'Appello, ma Pagliani resterà in carcere fino al 1950. Carcere duro, sofferto, data anche l'età matura, ma che non riesce a fiaccare la sua forte tempra. Riprenderà l'attività scientifica proprio nella casa penale di Perugia, dove viene incarcerato dopo la commutazione della condanna a morte. Il medico dell'istituto di pena - che ha potuto sperimentare la sua abilità di chirurgo, unita alla sua vasta capacità di analisi patologica - lo consulta nei casi difficili, invitandolo ad eseguire gli interventi più delicati. Il professor Pagliani acquista in tal modo una larga fama, tanto da essere indotto, all'uscita di prigione, a riprendere la professione proprio a Perugia. (Notizie tratte da uno scritto di Giuseppe Rocco)
A Settembre del 1986 si
costituisce il Circolo Cartur-fiamma Modena, emanazione del Cartur nazionale.
La sigla CARTUR era l’acronimo di Cultura, Assistenza, Ricreazione e Turismo
e tendeva a sviluppare, nell’area di destra, tutte quelle iniziative
lasciate in mano per lungo tempo alle organizzazioni di sinistra quali l’Uisp,
l’Arci e in piccola parte a
quelle cattoliche che sono riuscite a conquistare sul nostro territorio un
egemonia , basata su una vastissima rete di polisportive e di circoli di vario
tipo, tutti legati alla “lobby” rossa e talmente radicate nella nostra
provincia, anche attraverso espressioni di tipo economico e speculativo che,
come le coop rosse, necessiterebbero di indagini approfondite. Nessuna
minoranza è riuscita a smuovere le acque limacciose del “capitalismo
rosso” che da anni domina quei settori.
L’iniziativa verrà intrapresa e
portata avanti da un gruppo di uomini del Partito, non troppo in sintonia con
coloro che conducevano in quel tempo il Movimento Sociale modenese: si voleva
dare impulso a quel settore molto importante per una visione strategica di
reclutamento e di aiuto agli stessi uomini di una destra che sul nostro
territorio avevano notevoli difficoltà ad inserirsi in tutte quelle strutture
dominate dal potere comunista locale. Ma come detto, o per gelosie di correnti
o per mancanza di lungimiranza politica non vi furono né aiuti né
collaborazioni di un certo peso. Si mossero per costituire il Cartur a Modena,
Bruno Zucchini, Paolo Rebucci, Enzo Manara, Domenico Marcucci, Luca Rebucci,
Ugo Bertaglia e Paolo Brighenti, che sottoscrissero l’atto costitutivo.
Furono prese una serie di iniziative, ma per le ragioni sopraesposte non vi fu la possibilità di un vero e proprio decollo.
Proposta
(bocciata) per una targa ai caduti al Tempio.
Nel mese di Dicembre di
quell’anno si scatenò sulla stampa una grossa polemica relativa alla
proposta del modenese, Alberto Fornaciari (autore di alcuni scritti sulla
storia dei delitti partigiani del dopoguerra), di apporre una lapide
commemorativa al Tempio Monumentale dei Caduti in Piazzale Natale Bruni, in
ricordo dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana e le vittime civili per
mano partigiana. L’Arcivescovo di Modena, Mons. Santo Quadri, si dimostrò
possibilista a tale richiesta, mentre il Sindaco, Mario del Monte, al quale
era stata inoltrata la domanda non si pronunciò: i “Gendarmi della
memoria”, come li definisce Gianpaolo Pansa, l’Anpi e tutte le
Associazioni legate al mondo partigiano e alle “cosche” comuniste si
ribellarono con grande energia chiedendo
alle varie autorità costituite di non dare alcun seguito alla richiesta di
Alberto Fornaciari, e di rifiutarla categoricamente essendo quella
”formulata in termini che offendono la verità e
la storia”!!!!!!!!!! Con buona pace alla pacificazione e al rispetto
per i caduti di ogni parte politica, ma a Modena imperava in quegli anni lo
stalinismo più becero e spietato.
Nel 1987, il 14 Giugno si tenne
l’ennesima consultazione elettorale. Sul piano nazionale il MSI subisce
decisamente una sconfitta, ritorna sotto la soglia del 6%, dato che con
2.282.250 voti raggiunge il 5,9% con 35 Deputati eletti, mentre và un po’
meglio al Senato dove con 2.121.026 voti ottiene il 6,5% con la conquista di
16 posti in quel ramo del Parlamento. I partiti maggiori subirono una netta
flessione, la DC raggiunse il 34,31% e i Comunisti il 26,58%. Buona la ripresa
del Partito Socialista che arrivò al 14,26%.
Nel Partito vi sono due grosse
problematiche che tengono in fibrillazione la dirigenza e gli iscritti e cioè
l’eccessiva frammentazione in tante piccole correnti e la preoccupazione per
la salute del Segretario del Partito, Giorgio Almirante, che andava, via via
peggiorando, con la conseguenza di lotte intestine in previsione della
successione.
In vista del 15° Congresso
tenutosi a Sorrento dall’11 al 14 Dicembre
1987 si delineano varie correnti; in area almirantiana: “Destra in
movimento”che sostiene la candidatura del giovane Segretario del Fronte
della Gioventù, Gianfranco Fini, di fatto nominato dallo stesso Almirante suo
“delfino”, scontentando la vecchia classe dirigente, che si presenta con
la corrente di Francesco Servello “”Impegno Unitario” e con Mirko
Tremaglia che si mette a capo del gruppo “Nuove Prospettive”. Sempre sulle
posizioni della cosiddetta “destra classica” si pone quella di Pino
Romualdi con “Destra Italiana”. All’opposizione la sempre forte corrente
di Pino Rauti, “Andare Oltre”, oltre al nuovo raggruppamento “Proposta
Italia” di Menniti e Beppe Niccolai.
La vera contrapposizione resta sempre quella tra rautiani e almirantiani: da parte della prima si cerca, come negli ultimi congressi lo “sfondamento a sinistra” alla ricerca di un partito più “movimentista” attraverso una maggior penetrazione nella società civile. La linea almirantiana, anche se frastagliata e combattiva in vista della successione, continua nella vecchia concezione “immobilista”, radicata in tradizionalismi ormai superati. A Sorrento, nell’elezione per il Segretario si và al ballottaggio tra Rauti e Fini; quest’ultimo verrà eletto malgrado la corrente di Rauti raggiunga il primo posto con il 28% dei voti, ma su Fini convergeranno i voti delle altre correnti. Praticamente il Partito è spaccato in due, 53,6% a Fini e 44,8% a Rauti.
Il mese di
Maggio del 1988 vede la scomparsa di due dei “pilastri” del Movimento
Sociale Italiano: il 21 e il 22 Maggio, a Roma, muoiono Pino Romualdi e
Giorgio Almirante. E’ allestita una sola camera ardente per entrambi. Tutti
i partiti inviano delegazioni per omaggiare i defunti, compreso il Pci (Nilde
Jotti, Giancarlo Pajetta) che ricambia così l’omaggio dei missini alla
salma di Enrico Berlinguer; solo il Psi si limita ad inviare un telegramma di
cordoglio.
La situazione del Partito a Modena
è sempre più conflittuale e la gestione del Federale Luciano Sala è
contestata da più parti. Nei primi giorni del mese di Luglio di quell’anno
si riunirono un gruppo di uomini, da tempo nel partito, per cercare di
risolvere la grave crisi d’identità politico-ideologica nella quale era
scaduta la direzione del Segretario modenese. Al ristorante Badiali
di Crocette di Pavullo si trovarono: il Prof. Franco Bartolamasi
consigliere comunale in carica al Comune di Modena, l’Ing. Bruno Rivaroli,
ex consigliere provinciale ed ex dirigente provinciale, il Rag. GianPaolo
Gigli, ex Federale e consigliere comunale in carica del comune di Sassuolo, il
Prof. Bruno Zucchini, ex componente del direttivo provinciale, Celso Vandelli,
consigliere comunale del Comune di Serramazzoni, il Geom. Rodolfo Trentini, ex
componente del direttivo provinciale, il Prof. Enzo Manara, ex dirigente
provinciale, Leandro Moscatelli, del direttivo provinciale giovanile, Giuseppe
Gualtieri ex componente il direttivo provinciale, Sergio Pancrazi, componente
della commissione di accettazione e disciplina e Erio Pellicciari dirigente
del partito; avevano dato delega, impossibilitati ad essere presenti: Giuseppe
Grasso, componente la commissione accettazione e disciplina, Cesare Falzoni,
consigliere provinciale in carica, GianLuca Borgatti, consigliere comunale a
Finale Emilia.
Fu redatto un documento, poi
contestato da alcuni partecipanti alla riunione per i toni accesi e lesivi
della dignità personale del Federale, nel quale, in linea di massima, si
concordava nella visione di un partito locale non ben coeso, pur nella
differenziazione in correnti, da sempre conflittuali, ma mai astiose, che si
trovarono concordi nel non accettare la conduzione esclusiva, personalistica e
paternalistica del movimento sociale modenese. Fu auspicata una maggior
coesione da parte di coloro che contestavano la linea politica del Federale,
per arrivare con unità d’intenti, a una successione al vertice del partito
in tempi brevi e non traumatica, per presentarci alle vicine scadenze, quali
le elezioni europee e il Congresso provinciale prima del Congresso Nazionale,
con precise linee unitarie.
Difatti alle elezioni Europee del
18 Giugno del 1989, il Movimento Sociale Italiano a Modena ebbe una
considerevole flessione raggiungendo solamente il 2,8%, mentre su tutto il
territorio nazionale con 1.991.574 voti pari al 5,5%, subì un netto calo,
mentre la DC rimase attorno al 33%, ma anche il PCI subì una netta flessione
raggiungendo il 27,6%.
Il 9 Novembre 1989, una clamorosa
notizia colpisce tutto il mondo: il “crollo del Muro di Berlino”. E’
finalmente abbattuto quell’odioso muro che aveva tenuto separato le due
Germanie per tanti anni e che provocò tanti lutti per la disperata ricerca di
fuga dalla Germania Comunista da parte di migliaia di tedeschi dell’est.
Vengono così aperte le frontiere tra le due Germanie. E’ il crollo del
Comunismo in Europa. In quei giorni, giovani del Fronte della Gioventù
modenese esposero, dalle finestre del Palazzo Comunale in Piazza Grande un
enorme striscione inneggiante alla fine del comunismo.
Crollo del comunismo e a Modena sistemi stalinisti
Il Movimento Sociale italiano si
stava preparando in quel periodo al Congresso Provinciale che si tenne il 10
Dicembre nella Federazione di Via Cervetta. La base del partito era in
fibrillazione, la Segreteria Sala, contestata da varie parti, non era ancora
riuscita a ricucire i vari strappi all’interno della sua coalizione, la
corrente rautiana sempre più forte non disdegnava gli attacchi alla
situazione precaria in cui si trovava il partito e si preparava a dare
battaglia. La mia posizione all’interno del partito non era mai stata
particolarmente segnata dalle correnti, anche se avendo partecipato nel 1979
al Congresso di Napoli quale delegato per la corrente di Rauti ero
genericamente attribuito a quella formazione. Per la mia attività
professionale scolastica ed extrascolastica e con impegni di vario tipo che
non mi concedevano molto tempo libero, e la vita politica ne richiede
parecchio a chi non la fa di professione, non sono stato in quegli anni
particolarmente presente alla vita del partito. Ugualmente molti amici della
corrente almirantiana mi stimavano, e pertanto sia dagli uni che dagli altri
mi venne proposto di candidarmi alla Segreteria. Tergiversai e, ad una
riunione preliminare tenutasi al ristorante Cervetta, nell’omonima via, ci
riunimmo per cercare di dar corpo alla proposta. Tengo a citare questo
incontro, per sottolineare quello che successe nell’immediato. Terminata la
cena, decidemmo di proseguire la conversazione all’esterno e ci recammo al
bar d’angolo tra Viale Caduti e Largo Garibaldi (l’ex Mam), per bere
qualcosa mentre dovevamo definire i termini relativi alla mia candidatura.
Eravamo genericamente tutti d’accordo, nessun tono acceso, semplicemente un
parlare, come si dice, democraticamente, della linea di condotta da tenere al
Congresso. Stavamo uscendo dal locale, verso l’una di notte quando,
improvvisamente, arrivarono due camionette della polizia che ci intimarono
l’alt, chiedendo a ciascuno di noi, eravamo una decina, i documenti. Alle
nostre rimostranze, civilissime, del perché di un fermo non giustificato, non
ci venne neppure risposto. In collegamento radio i poliziotti inviarono tutti
i nostri dati in questura per accertarsi che tra noi non ci fossero
delinquenti o terroristi. La cosa andò avanti per oltre un ora e ci volle
tanta diplomazia, anche per tener calmi i più giovani, per far capire alla
polizia che si trattava di un gruppo di cittadini che liberamente discuteva di
cose più che normali. Ma cosa era successo? Dal bar qualche avventore
sinistrorso sentendoci parlare, non avevamo niente da nascondere, di Movimento
Sociale Italiano e di argomenti attinenti alla destra modenese, telefonò in
questura avvisando che il quel posto erano riuniti dei “fascisti”. Dopo
oltre un ora e dopo averci tutti schedati, ma di questo non ci preoccupammo più
di tanto sapendo che i nostri nomi, per la nostra militanza politica erano ben
conosciuti, non solo in questura, ma anche dalla centrale rossa di Via
Ganaceto, ci rilasciarono, fortunatamente senza averci portato in guardina!
In Europa crollava il comunismo e
a Modena erano messi in atto i più biechi sistemi di repressione dello
stalinismo!
La situazione personale di quel
momento, era in corso la mia separazione, in più altre grosse problematiche
relative alla mia attività, non mi permise di entrare nella battaglia
politica interna al MSI e dopo pochi giorni da quella serata dovetti declinare
l’invito.
Congresso del MSI modenese dicembre 1989
Segreteria Vandelli
Il Segretario uscente Sala, aveva
indicato in Giuseppe Vandelli il suo possibile erede. Dalla parte opposta
venne proposto come candidato il giovane Andrea Galli, che a quel tempo era
componente della Direzione Nazionale del FUAN, l’organizzazione
Universitaria del partito. Uomo dinamico e pieno d’iniziative lo si era
candidato proprio per un rilancio del MSI modenese, per la costruzione di un
movimento giovane e per ritrovare una comunità che cercasse il piacere di far
politica fuori da ogni personalismo. Sostennero Andrea Galli i seguenti uomini
e donne della destra modenese: Albicini Alberto, Araldi Michele, Baldassarri
Gabriella, Barbieri Paolo, Bartolamasi Franco, Borgatti Gianluca, Caselli
Luca, Cavallaio Costanza, Falzoni Cesare, Fangareggi Nicola, Galli Mauro
Ghibellini Vincenzo, Giaquinta Amalia, Gigli Gianpaolo, Grasso Giuseppe,
Gualtieri Giuseppe, Managlia Giuseppe, Manara Enzo, Marcucci Domenico, Monari
Fausto, Monzani Giuliana, Occhi Roberto, Pancrazi Sergio, Rebucci Corrado,
Rivaroli Bruno, Rossi Francesco, Sassi Guglielmo, Silingardi Giovanni, Steno
La Monica, Suffritti Massimo, Tazioli Francesco, Vandelli Celso, Vandelli
Mario e Zucchini Bruno.
Vi fu una grossa battaglia, senza
esclusioni di colpi ad effetto, ma quello che più impressionò furono alcune
dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Segretario uscente, Sala, che dichiarò
che la corrente a lui contraria “era solo un gruppo di ragazzini che giocano
a far politica, strumentalizzati da gente che ha mire di potere”. “Noi
abbiamo una concezione spirituale della politica, loro invece hanno una
concezione immanentistica”. Alle domande del giornalista, il Sala indica la
fotografia del Segretario del Fronte della Gioventù, Michele Araldi,
pubblicata sul giornalino del raggruppamento giovanile, tende a
“demonizzarlo” con questa dichiarazione: “baffi alla mongola e
orecchino. Come si può fare politica con questa gente? Non sanno quello che
vogliono, non sanno esattamente per cosa combattono”.
Non è con questi argomenti che si
portano avanti le lotte politiche, ma anche il suo “delfino” Giuseppe
Vandelli, ex-democristiano, funzionario Usl che si definisce cattolico e
anti-illuminista viene attaccato dal Consigliere Provinciale Cesare Falzoni,
che lo accusa di avere idee abbastanza confuse, tanto da aver dichiarato che
il compito futuro del MSI è quello di dare un sostegno alla DC!!!
Il Congresso svoltosi a Palazzo
Europa vide però la sconfitta dei rautiani e l’affermazione della linea
almirantiana di Luciano Sala, Enzo Cavazza e amici, in specie i carpigiani,
che riuscirono ad eleggere Segretario, Giuseppe Vandelli.
1989 - Caduta del muro di Berlino e crollo del comunismo
Giovani del Fronte della Gioventù espongono dalle
finestre del Palazzo Comunale in Piazza Grande uno striscione
inneggiante alla fine del comunismo.
Ma a Modena è mai finito? |
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